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"L'eredità" di Per Fly

3 aprile 2004 Recensioni 0 Commenti
L'eredità

Teodora, 26 marzo 2004 – Satirico

A seguito del suicidio del padre, Christoffer è destinato a risollevare da solo le sorti dell’acciaieria di famiglia. L’educazione alla nuova professione lo porterà al progressivo inaridimento umano, e perché per evitare il fallimento dell’azienda dovrà prendere decisioni importanti con sempre maggior cinismo…


«Quando si vive in un piccolo Paese, è necessario urlare per farsi prestare attenzione. E’ una situazione psicologica analoga a quella di un uomo che, dotato di un piccolo pene, desidera guidare una potente motocicletta. Buona parte dell’arroganza alla base di Dogma 95 scaturisce dall’essere un piccolo Paese con piccoli peni»
Thomas Winterberg, regista.

Lisa Werlinder e Ulrich Thomsen in L'ereditàPer alcuni il Dogma, il manifesto programmatico di Lars von Trier e compagnia nordica, è l’intuizione cinematografica più geniale degli ultimi quarant’anni. Per altri, invece, questo rigidissimo decalogo da seguire è, in realtà, una grande bufala. La fase “arrabbiata” del Dogma 95 ha oramai esaurito la sua forza. I film-dogma come Festen di Thomas Winterberg, Idioti di von Trier o Mifune di Søren Kragh-Jacobsen hanno sbancato i Festival di tutto il mondo e hanno cominciato a circolare un po’ dappertutto. Come sono i film danesi a quasi dieci anni dalla originaria teorizzazione del Dogma? Speriamo si allontanino sempre più dal nichilismo iniziale. Speriamo siano simili a L’eredità, terzo lungometraggio del danese Per Fly, prodotto dalla Zentropa di Lars von Trier.

Ulrich Thomsen in una scena di L'ereditàAl di là della trama – il classico effetto valanga secondo cui il personaggio principale è costretto a fare un’escalation di esperienze sempre più insostenibili – l’elemento più significativo del film è il ritratto del contesto in cui vive il protagonista. L’eredità è inserito in un putrido e decadente ambiente alto-borghese fatto di inganni, falsi valori e quotidiane perversioni. I primi piani degli ipocriti familiari intorno al protagonista, complice una fotografia dogmatica fatta di colori spenti e slavati, producono una vera irritazione da parte dello spettatore. In questo senso il film di Per Fly funziona come una satira alla società che prende di mira, proprio per l’effetto che genera alla visione. Quasi tutto il film si sviluppa attraverso primi e primissimi piani ed inquadrature prolungate, impietose ed estenuanti.

Ghita Nørby in una scena di L'ereditàL’eredità mette alla berlina il malcostume e la mediocrità di una ricca famiglia capitalista attraverso una scelta di ripresa piuttosto chiara. Forse quel che rimane del famoso Dogma in questo film, permette al regista di “andare contro” qualcuno. Sarebbe interessante sapere se l’attacco satirico alla base del film ha generato qualche effetto reale sui diretti interessati, oppure se è stato liquidato come retorico e/o banale.

Ulrich Thomsen in una scena di L'ereditàVedendo le odiose idiosincrasie di una società danese in fondo non molto diversa da quella italiana, viene da chiedersi se non sia necessario un Dogma italiano, o una simile sega mentale, affinché si ricominci a realizzare un tipo di film che dia fastidio a qualcuno, stile Le mani sulla città di Francesco Rosi, per intendersi, che la nostra “democratica” cinematografia non realizza più da almeno trent’anni.


La locandina danese di L'ereditàTitolo: L’eredità (Arven)
Regia: Per Fly
Sceneggiatura: Per Fly, Kim Leona, Dorte Høgh, Mogens Rukov
Fotografia: Harald Gunnar Paalgard
Interpreti: Ulrich Thomsen, Lisa Werlinder, Ghita Nørby, Karina Skands, Lars Brygmann, Thomas Rode Andersen, Diana Axelsen, Carsten Bjørnlund, Françoise Brustis, Gille Charrier, Jesper Christensen, Lucy Andoraison Hansen, Oliver Joerck
Nazionalità: Danimarca – Norvegia – Svezia, 2003
Durata: 1h. 47′


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