"L'ignoto spazio profondo" di Werner Herzog
Fandango, 25 Novembre 2005 – Immaginifico
Un’avanguardia di alieni sbarca sulla Terra e prepara una città che sarà il punto di inizio della loro invasione, ma le cose non vanno come previsto e l’invasione fallisce. Anni dopo, dalla Terra parte un’astronave per cercare un pianeta abitabile, che sbarca nel pianeta degli alieni…
Una storia di fantascienza che potrebbe essere il canovaccio di un tranquillo disaster-movie hollywoodiano. Nelle mani di Werner Herzog, però, la descrizione di una missione spaziale per scoprire nuovi pianeti abitabili, alternativi alla Terra contaminata dagli alieni, diventa una stupefacente dimostrazione delle diverse potenzialità del racconto per immagini e per parole.
Ciò che siamo abituati a vedere come vicenda fantastica e spettacolare (alieni in viaggio dal loro pianeta che atterrano sulla Terra e si mescolano alla gente) viene risolta con un anonimo tizio che racconta la storia parlando in macchina sullo sfondo di un devastato “non-luogo” di periferia urbana. Tutto si regge sul monologo, e un’epopea visiva si traduce al massimo in un calcio all’asfalto. Lo stesso tizio ci racconta di alieni fallibili, che raggiungono il nostro pianeta in modo rocambolesco e sbagliano completamente i loro progetti di colonizzazione.
Il resto della storia discende direttamente dalla frustrazione nel suo sguardo, che ci parla del contagio e di teorie spaziali con cui l’uomo ha cercato di navigare lo spazio profondo. Man mano, però, delle sacche visive vengono ad interrompere il discorso. Dapprima filmati d’epoca, poi scene di vita quotidiana degli astronauti in viaggio. Infine il contatto tra l’uomo e il pianeta. I capitoli che dividono il film si dilatano, ognuno dura più di quello precedente e lunghe sequenze accompagnate da musica sperimentale giungono a far sedimentare la parola. Vediamo sommarsi la disperazione nella navetta a quella del narratore, per un risultato tanto opprimente quanto familiare, essendo questa una tematica cara al regista: l’inesorabile cammino verso la distruzione è alla base dei capolavori di Herzog, da Aguirre al sontuoso Nosferatu.
Una Mostra del Cinema che (non) ha da poco metabolizzato l’opera di Matthew Barney, Drawing Restraint 9, impatta quindi un altro ostacolo sulla via del cinema narrativo canonico. Molti hanno trovato insostenibile il tempo in cui lo schermo si riempie di esplorazioni subacquee o primi piani di uno scienziato che spiega teorie sul Viaggio Caotico. Eppure Herzog segna un passaggio importante nella sua opera. Dopo aver rifiutato a lungo la fiction in favore del documentario (ma dal prossimo film si cambia ancora) il regista esplora nuovi modi di coniugare le due forme attraverso la loro negazione. Il documentario documenta una storia fantastica, la storia procede con la esaustiva meticolosità dell’inchiesta filmata. Nel mezzo, immagini di particolari che stanno a rappresentare degli universali: un interno di astronave per il lunghissimo viaggio nello spazio, paesaggi naturali per interi pianeti e forme di vita.
Herzog gioca con il possibile e i suoi risvolti, come al solito senza concedere nulla all’enfasi e alla gratifica dello spettatore. L’intero film sembra una dolorosa ricerca di senso, ironicamente chiosata nella postilla al film, in cui si ringrazia la NASA per il suo “senso della poesia”. Come se un granello del film fosse, alla fine, rimasto nella realtà.
Titolo: L’ignoto spazio profondo (The Wild Blue Yonder)
Regia: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Tanja Koop
Interpreti: Brad Dourif, Donald Williams, Ellen Baker, Franklin Chang-Diaz, Shannon Lucid, Michael McCulley, Roger Diehl, Ted Sweeetser, Martin Lo
Nazionalità: USA, 2005
Durata: 1h. 21′
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