L'inganno di Sofia Coppola
Universal, 21 Settembre 2017 – Decadente
Virginia, Stati Uniti, durante la Guerra di Secessione. Nei boschi circostanti un collegio femminile viene ritrovato un soldato nordista ferito, al quale vengono offerte cure e sostegno necessari per raggiungere la guarigione. La presenza dell’elemento esterno porterà a uno sconvolgimento del candido equilibrio del collegio…
Con L’inganno, Sofia Coppola ritrova un “mood” affine a quello del suo film d’esordio, Il giardino delle vergini suicide, rivisitando il romanzo di Cullinan e l’opera di Siegel La notte brava del soldato Jonathan, con Colin Farrel al posto di Clint Eastwood. È evidente fin da subito che le atmosfere patinate e opprimenti siano l’elemento su cui la Coppola abbia lavorato maggiormente, ricercando scorci degni dei quadri del romanticismo ottocentesco. Ed è proprio questa centralità conferita al gusto baroccheggiante per il dettaglio visivo, questa minuziosità estetica, che rischia di oscurare le tante tematiche proposte.
Il collegio femminile, capeggiato dall’integerrima Miss Farmsworth (Nicole Kidman), vive i suoi giorni tra preghiere, lezioni di francese e di musica, in una condizione di confinata quarantena, resistendo candidamente alle contaminazioni del mondo esterno. L’evento spartiacque del ritrovamento del soldato ferito si impone come uno squarcio nel mondo incantato, sconvolgendone gli equilibri e la quiete caratteristici del microcosmo. La razionalità e il rigore vengono meno, lasciando spazio all’istinto primordiale del piacere e della conquista, mutando le abitudini delle abitanti del collegio.
Farrell gioca a fare il trofeo, a metà strada tra l’ospite e il prigioniero di una condizione fin dal principio destinata a concludersi. Il lento evolversi della situazione scatena una lotta tra i sessi, in cui predatore e preda si alternano fino a un finale che non riesce a fuggire al vincolo della staticità. Ciò che si respira, tra luci e musiche, è un’atmosfera gotica e decadente, che accompagna le figure in scena in modo opprimente per tutta la sua durata, e si avvicina a opere come The Others e Picnic a Hanging Rock. Il candore e la razionalità celano torpori nascosti e curiosità represse emblema dell’epoca, che di fronte all’elemento esterno prendono il sopravvento sulla ragione.
La sensazione di decadenza appesantisce notevolmente L’inganno, ma allo stesso tempo tende le corde della tensione al punto di imprimere nello spettatore un senso di angoscia costante, come se qualcosa di orribile stia per verificarsi. Il quadro delle abitanti femminili è composto da fanciulle di età diverse, delineando alla perfezione una scala anagrafica che coniuga ingenuità, purezza, fragilità, e – crescendo – malizia, invidia e competizione. Le fanciulle rubano la scena all’unica figura maschile presente, che rappresenta un’altra pecca del film, in quanto mancante di una reale delineazione psicologica. Il personaggio interpretato da Colin Farrell non si impone mai, risultando forzato anche nella sua evoluzione. La sensazione è quella che il soldato nordista – e dunque, sulla carta, nemico – sia il vettore scatenante la guerra psicologica che porta, almeno per qualche frangente, a una liberazione tutta femminile.
Sofia Coppola vince proprio con L’inganno la Palma d’Oro per la regia al Festival di Cannes, firmando un ritratto tutt’altro che femminista che, nonostante i numerosi spunti, rischia di nascondere la sua anima sotto una patina troppo opprimente.
Titolo: L’inganno (The Beguiled)
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Fotografia: Philippe Le Sourd
Interpreti: Nicole Kidman, Kirsten Dunst, Elle Fanning, Colin Farrell, Oona Laurence, Angourie Rice, Addison Riecke, Emma Howard, Wayne Pére, Matt Story, Joel Albin
Nazionalità: USA, 2017
Durata: 1h. 33′
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