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"L'uomo che verrà" di Giorgio Diritti

19 gennaio 2010 Recensioni 3 Commenti
Emanuele Rauco, 23 Ottobre 2009: Solitario
Mikado, 22 Gennaio 2010

A Monte Sole, sull’Appennino emiliano, Martina ha smesso di parlare quando le è morto il fratellino, ma ora ne sta per arrivare un altro. Ma stanno arrivando anche i nazisti, che hanno saputo che un covo di partigiani sta operando nei dintorni di Bologna…


La Seconda Guerra Mondiale è un soggetto talmente abusato da far chiedere all’appassionato di cinema cosa ci sia ancora da raccontare, in che modo si possa interessare lo spettatore con storie che sono oramai ampiamente conosciute. Giorgio Diritti, regista dell’ottimo Il Vento Fa il Suo Giro, dimostra invece che, per virtù di stile, si può trovare un modo originale e concreto di fare Storia attraverso le storie. In apparenza un film bellico sulla strage di Marzabotto in realtà un dramma umano e contadino, scritto dal regista con Giovanni Galavotti e Tania Pedroni ispirandosi a Olmi e Taviani cercando di togliere il racconto storico dalle fauci della drammaturgia retorica (Miracolo a Sant’anna).

Nel raccontare uno degli episodi più infami del conflitto in Italia, il film si fonda sull’attesa e sull’avvento – come fa intuire il titolo – come stato d’animo di un’intera comunità, raccontando i gesti quotidiani e umani, centrando lo sguardo su una famiglia che si straccia con l’arrivo della disumanità bellica e che mostra il percorso di un’unità (anche nazionale) distrutta fino all’isolamento e alla disperazione. Diritti, che fa recitare tutti in dialetto bolognese montano, mostra un’alta moralità etica ed estetica, «racconta la morte attraverso la vita, la cattiveria attraverso la bontà» (come ha scritto Maurizio Ermisino) e struttura i suoi film sul rapporto tra avvicinamenti e allontanamenti, tracciando il crescendo emotivo in modo lento e magistrale, costellando il film di poesia (le lucciole) e attenzione alla realtà.

La sceneggiatura prende come schema quello della “diaspora” di una famiglia come metafora di un tempo e di un mondo e si arricchisce di tante piccole sfumature rese concrete ed emotive dalla regia, che sceglie la visione parziale (la scena della strage) e la soggettiva come chiavi di comprensione di un mondo che si vorrebbe comprendere e che invece sfugge allo sguardo. Un film di grande onestà e intensità, a volte più difficile e faticoso, ma che anche attraverso l’uso di attrici (Maya Sansa e Alba Rohrwacher) e attori poco noti, dimostra l’attenzione e il talento di un autore che sa aprirsi alle sfumature della realtà osservandola nella maniera più intensa e poetica possibile.


Titolo: L’uomo che verrà
Regia: Giorgio Diritti
Sceneggiatura: Giorgio Diritti, Giovanni Galavotti, Tania Pedroni
Fotografia: Roberto Cimatti
Interpreti: Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi, Eleonora Mazzoni, Orfeo Orlando, Diego Pagotto, Bernardo Bolognesi, Stefano Croci
Nazionalità: Italia, 2009
Durata: 1h. 57′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. Checco ha detto:

    Un film davvero bellissimo, silenzioso e incantevole pur nella tragicità di ciò che racconta; un’ottima regia (davvero belle ad esempio le riprese fatte in soggettiva) e una solida sceneggiatura, che, a mio avviso, non scade mai in facile retorica nonostante la delicatezza del tema affrontato. Azzeccata anche l’idea di usare il dialetto per i dialoghi (comunque sottotitolati) rende il tutto così tremendamente reale… impossibile non immedesimarsi in quella povera gente. Un film assolutamente da vedere e che spero vogliano vederlo in tanti, su una storia, che riguarda tutti noi, da conoscere e non dimenticare mai.

    Visto che questo è il mio primo intervento qui su Cinefile, colgo l’occasione per fare, per quel che possono valere, i miei più sinceri complimenti ad Alberto e a tutti i suoi collaboratori. Siete i migliori recensori italiani di cinema sul web! 🙂

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Troppa grazia, San Gennaro… Ma grazie infinite per i complimenti.

    Comunque, Diritti è evidentemente un autore molto interessante, come aveva già dimostrato due anni fa con “Il vento fa il suo giro”. Purtroppo nessuno dei due è un film che può interessare più di tanto il pubblico, e quindi lui rischia di dover continuare a fare film “di nicchia”, però è bello vedere che nel nostro cinema ci sono anche autori così particolari.

  3. PAOLA ha detto:

    Credo sia meravigliosa la possibilita’ di averci regalato di non dimenticare mai!!!

    Nel nostro vissuto e nel nostro DNA sara’ stampato il NON DEVE RIPETERSI.

    Ringrazio il coraggio, la passione e l’estremo amore nel regalarci questi

    pezzi di storia nel modo giusto e vero.

    paola 1958

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