"Mine vaganti" di Ferzan Ozpetek
01 Distribution, 12 Marzo 2010 – Autoironico
Tommaso, salentino trasferitosi a Roma per motivi di studio, torna a Lecce con l’intenzione di annunciare ai familiari la sua omosessualità. Un imprevisto complica i suoi progetti e lo mette in relazione con la sua famiglia e le sue complicate dinamiche…
Il nuovo film di Ferzan Ozpetek racconta di omosessualità e di famiglia. Il primo tema è da sempre presente nel cinema del regista turco; le sue storie sono ambientate in un contesto eterogeneo, dove proprio l’omosessualità viene inserita con naturalezza all’interno delle vicende del film. Già da questo punto di vista il film marca una differenza. Mine Vaganti racconta una storia in cui l’omosessualità non è implicita ma è l’oggetto del contendere, il tema intorno al quale si sviluppa la trama del film.
Tommaso (Riccardo Scamarcio) è gay ma non lo ha mai detto in famiglia. Sa quanto suo padre Vincenzo (Ennio Fantastichini) sia di idee conservatrici e sa che non sarebbe mai in grado di comprendere la sua presunta diversità. Sua nonna (Ilaria Occhini) rappresenta al contrario la saggezza di colei che nella vita ha fatto scelte controcorrente semplicemente perché, come dice lei stessa a Tommaso, non si è fatta dire dagli altri chi amare ma ha sbagliato per conto suo. La madre di Tommaso (una stupenda Lunetta Savino) è un po’ vittima del marito, un po’ comprensiva nei confronti del figlio.
Accanto ai personaggi principali ruotano altri soggetti, tutti interessanti e nessuno di troppo. Da un’invecchiata Elena Sofia Ricci che interpreta la strana zia Luciana alla bella Alba, socia in affari della famiglia e interpretata dall’espressiva Nicole Grimaudo. C’è il fratello di Tommaso, Antonio, interpretato da Alessandro Preziosi, ma soprattutto ci sono gli amici di Roma di Tommaso. E’ su di loro che Ozpetek ha esercitato con più divertimento la sua ironia. E’ riuscito a raccontare il mondo gay trovando l’equilibrio perfetto tra l'(auto)ironia e la realtà.
Il tema della famiglia “tradizionale” è centrale nel racconto e lo è ancora più di quanto potrebbe sembrare. Se è vero che l’idea di famiglia allargata è sempre presente, è anche vero che Ozpetek ha voluto raccontare la sua storia e il suo rapporto col padre, al quale dedica il film e col quale ha sempre avuto difficoltà a relazionarsi, proprio a causa della sua omosessualità.
Con questa pellicola sembra che il regista abbia voluto riconciliarsi col padre. In questo modo ha trovato dentro di sé una dolcezza e una pace che gli hanno permesso di liberare le energie più positive che covavano dentro di lui ed è stato capace di ironizzare nel modo più elegante su se stesso e la sua storia. Dentro di lui dev’essere scattata una molla che gli ha fatto vedere le cose in modo diverso, meno drammatico e più intenso, esattamente come meno drammatico e più intenso è anche il registro del film.
Titolo: Mine vaganti
Regia: Ferzan Ozpetek
Sceneggiatura: Ivan Cotroneo, Ferzan Ozpetek
Fotografia: Maurizio Calvesi
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Nicole Grimaudo, Alessandro Preziosi, Ennio Fantastichini, Lunetta Savino, Ilaria Occhini, Elena Sofia Ricci, Bianca Nappi, Massimiliano Gallo, Daniele Pecci, Carolina Crescentini, Carmine Recano
Nazionalità: Italia, 2010
Durata: 1h. 56′
La precensione di Antonello Qualapis >>> http://ilgranderoe.wordpress.com/2010/04/11/mine-vaganti/
Buone le prove di tutti gli attori, bravissimi la Savino e Fantastichini. Anche Scamarcio se l’è cavata.
Sullo script nulla da dire, deve piacere il cinema di Ozpetek, personalmente lo trovato interessante e non noioso, ma ciò è grazie anche alle buone prove, come già detto, di tutti gli attori.
Parentesi comiche azzeccate.
Regia molto ispirata, sarà che forse è il suo film più personale.
Visto stasera in tv. Apprezzabile il tema affrontato con una certa “leggerezza”, che rende la pellicola assai piacevole anche per merito degli interpreti in stato di grazia, come da recensione. A mio personale parere in questo film, al di là delle diverse tematiche affrontate, l’alternanza continua tra commedia e “dramma” risulta più riuscita che nel recente “Pollo alle prugne”, non per il diverso approccio registico/filmico, ma per una sceneggiatura nel complesso più valida allo scopo. Il ricorso ad alcuni personaggi volutamente un po’ sopra le righe apporta alla pellicola parecchio brio, facendo sì che rimanga comunque sempre in un ambito raffinato, garbato. A proposito di garbo, mi sembra che i movimenti di macchina dell’Ozpetek (che non conosco granché) siano molto “eleganti”.
Incantevole la Grimaudo sul… rosso Duetto. Evidentemente in Puglia le spider vanno forte… in “Fine pena mai” faceva bella mostra di sé una Maserati Biturbo Spider sempre di colore rosso. 😀
Ahem… tornando in tema… concordo senz’altro con il “semaforo verde” della recensione.
“Con questa pellicola sembra che il regista abbia voluto riconciliarsi col padre. In questo modo ha trovato dentro di sé una dolcezza e una pace che gli hanno permesso di liberare le energie più positive che covavano dentro di lui ed è stato capace di ironizzare nel modo più elegante su se stesso e la sua storia. Dentro di lui dev’essere scattata una molla che gli ha fatto vedere le cose in modo diverso, meno drammatico e più intenso”
Sono solo tue speculazioni sul film o hai elaborato delle specifiche dichiarazioni del regista?
film piuttosto scialbo, tono da film tv e bisogna aspettare la fine, la scena dove Scamarcio, pur non rivelando la sua omosessualità, dichiara di voler fare la sua vita senza concessioni, per avere un po’ di “pathos”. Per il resto, tutta questa leggerezza di toni nasconde la complessità dell’argomento trattato, e l’eleganza della mise en scene non salva certo il film dagli stereotipi, malgrado la simpatia di alcuni attori e qualche momento di intimismo che rompe il ritmo da commediola dolce amara, giusto per farsi due risatine senza impegno