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"Noi siamo infinito" di Stephen Chbosky

14 febbraio 2013 Recensioni 15 Commenti
Noi siamo infinito

M2 Pictures, 14 Febbraio 2013 – Malinconico

Pittsburgh, 1991. Charlie è un ragazzo brillante ma insicuro che affronta il suo primo anno di liceo tra paure e solitudine, fino a quando l’estroverso Patrick e la bella Sam non lo prendono sotto la loro ala protettrice. Tutti, però, hanno qualcosa da nascondere. Anche a se stessi…


Logan Lerman in una scena«A Charlie, che osserva in silenzio e capisce.» Si può usare questa frase per definire il “wallflower” creato da Stephen Chbosky, l’adolescente che “fa tappezzeria” standosene in disparte, che guarda gli altri divertirsi senza giudicarli, perché non vorrebbe che gli altri giudicassero lui. Ed è proprio questa definizione che, in fondo, lo porta a raccontarci la sua storia, perché nel film così come nel romanzo epistolare che ne è l’origine, Charlie la racconta a uno sconosciuto anch’esso capace di ascoltare e capire, senza giudicare.

Mae Whitman, Logan Lerman, Emma Watson, Ezra Miller ed Erin WilhelmiUscito nel 1999, ma solo nel 2006 in Italia col titolo Ragazzo da parete (Frassinelli), il romanzo di Chbosky parla con sincerità di amicizia e di  solitudine, d’amore e di tristezza. Non sorprende che abbia avuto un grande successo tra gli adolescenti statunitensi e ne sia diventato un libro di culto, e quindi non sorprende che Hollywood abbia deciso di riproporlo sul grande schermo. Chbosky, di ritorno dall’esperienza nella sfortunata serie Tv Jericho, ha avuto la possibilità di sceneggiarlo e dirigerlo a quasi vent’anni dalla sua unica esperienza registica. E l’ha fatto clamorosamente bene.

Logan Lerman ed Emma WatsonL’autore di Pittsburgh ha saputo dare buona forma cinematografica a una storia che per com’era strutturata mal si prestava. Ha tagliato, spostato e cucito con la giusta attenzione, riempiendo i vuoti che bisognava riempire ma lasciandone di nuovi in maniera estremamente delicata. E anche quando ha voluto riproporre alcune soluzioni linguistiche l’ha comunque fatto con buona efficacia, eccedendo solo in un paio di momenti nell’uso della voce fuori campo. Ha inoltre deciso di eliminare dalla narrazione tutte le scene di sesso, che nel romanzo erano comunque la parte raccontata peggio, e questo gli ha permesso di dare al film una dolcezza sorprendente e al racconto una dimensione quasi intima.

Logan LermanNella riuscita della pellicola ha grande merito anche il giovane Logan Lerman (Percy Jackson), eccezionale nell’apparire spaurito e intimidito e bravissimo nel registrare la voce narrante. Tutt’altra storia è invece Emma Watson, fisicamente perfetta per il ruolo di Sam ma insopportabile nella sua recitazione sopra le righe. Per fortuna l’ex Hermione non riesce a rovinare alcuni dei momenti più coinvolgenti della pellicola, una pellicola fatta di malinconia, inquietudine e speranza. E sentimenti forti.


La locandinaTitolo: Noi siamo infinito (The Perks of Being a Wallflower)
Regia: Stephen Chbosky
Sceneggiatura: Stephen Chbosky
Fotografia: Stephen Chbosky
Interpreti: Logan Lerman, Emma Watson, Ezra Miller, Johnny Simmons, Mae Whitman, Erin Wilhelmi, Nina Dobrev, Paul Rudd, Dylan McDermott, Kate Walsh, Tom Savini, Melanie Linskey, Adam Hagenbuch, Nicholas Braun, Joan Cusack
Nazionalità: USA, 2012
Durata: 1h. 42′


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Attualmente ci sono 15 commenti a questo articolo:

  1. Mirko ha detto:

    Ah, pensavo che mi ti fossi rammollito, Albe 😀 la tua recensione mi ha convinto a vederlo e ti do ragione in toto 🙂 è molto più maturo e malinconico di quel che faceva presupporre la “confezione” 🙂

    Logan Lerman è da tenere d’occhio, perché promette bene. La sua recitazione contenuta è strabiliante, bravo davvero! Invece è un peccato per la Watson, specialmente perché fra il trio di protagonisti della serie di Harry Potter era sempre la migliore, devo dire… non che questo significhi per forza che dovesse essere un’attrice di serie A, ma prometteva bene… magari in questo film gli avranno dato troppo spago, dato che era l’unica vera “star”… boh…

    Comunque vedere Tom Savini nei panni di un prof. è qualcosa di incredibile 😀 ad ogni inquadratura ripensavo ai film di zombi o a quelli di Rodriguez…

  2. Alberto Cassani ha detto:

    In effetti il rischio di fare un film troppo zuccheroso o troppo commediaccia era alto, invece Chbosky è stato molto bravo, anche perché il romanzo è interessante ma non bellissimo. E’ un film amarognolo, e tutto sommato non ci siamo più abituati, visto il pubblico di riferimento.

    La differenza di prestazione tra Lerman e la Watson mi incuriosisce, perché non capisco quanta parte ha avuto la regia nel loro lavoro. E’ vero che lei in HP era sempre la migliore, ma poi non l’ho vista in nient’altro per cui non so se sia valutarla relativamente alla carriera. Come anche lui, che invece m’era parso assolutamente medio/mediocre le poche volte in cui l’avevo visto.

  3. Gaothaire ha detto:

    Davvero bellissimo. Emozionante. Non credevo. Quasi catartico, direi.

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, in effetti se ci si riesce a immedesimare col protagonista è abbastanza catartico.

  5. Guido ha detto:

    Ma in questo film non ci sono un po’ troppe tragedie ???
    Suicidio, depressione, abuso sui minori, difficoltà ad accettare e a far accettare la propria sessualità. Tutti i protagonisti hanno dei problemi, più o meno seri. Ora, io capisco la volontà di fare finalmente un teen movie che tratta temi seri, ma secondo la sceneggiatura calca troppo la mano.

    Per quanto riguarda gli attori mi sembra che Lerman abbia sempre la stessa espressione di imbarazzo, sulla Watson condivido quello che dice la recensione, mentre mi è piaciuto Miller, anche se sopra le righe.

    Personalmente la mia immedesimazione con il personaggio di Charlie è assente.

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Guido, ci sono mai stati adolescenti senza problemi? E’ chiaro che in un film si ingigantisce sempre tutto, e spesso mettere insieme i problemi di più personaggi porta ad un accumulo esagerato. Ma secondo me non è questo il caso, perché a conti fatti il problema di Patrick è automatico con il personaggio e quello di Sam viene solo accennato verso il finale. Quindi in pratica l’unico problema vero realmente affrontato dal film è quello di Charlie, che non a caso ci racconta la sua storia come fosse in terapia di gruppo. Tieni comunque conto che il gruppo di protagonisti è quello dei reietti della scuola, e se lo sono ci deve pur essere un motivo…

    E’ vero che Lerman ha sempre la stessa faccia, ma il suo lavoro sulla voce fuoricampo è notevole e la mancanza di espressività è comunque giustificata (interpretazione mia) sia dallo stato emotivo del personaggio sia dal distacco quasi entomologico con cui osserva il mondo che lo circonda. Miller ottimo, ma ho l’impressione che certi personaggi in fondo siano più facili da interpretare di altri.

  7. Guido ha detto:

    E’ vero che gli adolescenti hanno sempre problemi, ma era proprio necessario aggiungere alla già tormentata situazione di Charlie il suicidio del suo miglior amico ??

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Vero, era necessario isolare completamente Charlie dal mondo, ma quello non è stato il modo migliore di farlo.

  9. Il Re del Pop Corn ha detto:

    Personalmente ho apprezzato più il film del libro (caso più unico che raro… al momento non mi viene in mente nessun altro esempio!).
    Pare quasi che nella trasposizione romanzo-sceneggiatura l’autore abbia aggiustato il tiro ed eliminato alcuni passaggi non proprio efficacissimi.
    Peccato solo per la scena della lettura della poesia durante la festa di Natale che è stata eliminata nel film: l’ho vista su youtube e – a mio modestissimo parere – sarebbe stato carino mantenerla.

    Confesso di averlo visto prima in lingua originale e di non avere gradito moltissimo la scelta delle voci, soprattutto quella di Charlie.

  10. Alberto Cassani ha detto:

    Sono d’accordo: il film è molto migliore del romanzo.

  11. Marco ha detto:

    La riuscita del film è dovuta principalmente alla regia, che riesce a “parlare” molto bene allo spettatore garantendone la sua passione.
    La sceneggiatura, a parte l’aggiunta di alcuni drammi dei protagonisti, penso che tratti più o meno lo stesso di altri film con ragazzi problematici che riescono a salire la china, cadere e saper riuscire a rialzarsi.
    Bisogna dire però che tutto ciò, anche se già visto, è stato trattato e girato egregiamente, anche grazie alla montatrice di fiducia di J.J. ABrams.
    Altro grande pregio del film sono le prestazioni ECCELLENTI di tutti i protagonisti, primari e secondari.
    Ovviamente notevole la colonna sonora.
    Consiglio dai.

  12. Alberto Cassani ha detto:

    “Sono pienamente d’accordo a metà”, perché se è vero che la storia sa molto di già visto la sceneggiatura racconta comunque molto bene gli eventi (a parte le esagerazioni di cui si è detto), e questo è un pregio di scrittura più che di regia. Poi è chiaro che avendo fatto tutto la stessa persona, romanzo compreso, alla fine va tutto nello stesso pentolone. Semmai il difetto che si può segnalare è che il film è abbastanza fuori dal tempo, perché gli agganci dei personaggi con la realtà nostra sono poco credibili anche per gente che vive a Pittsburgh (non riconoscere la voce di David Bowie, ad esempio…). Comunque gli attori sono molto bravi, ma la Watson in lingua originale è insopportabile.

  13. Fauno ha detto:

    Al di là delle prove attoriali, che ritengo a volte si giudichino anche in base ad un personale gusto, il mio apprezzamento va tutto alla storia ed al modo in cui ci viene presentata.
    Come detto da qualcuno, niente che non si sia già visto, ciò non toglie tuttavia, che la poesia e (qualcuno ha detto benissimo) la delicatezza di cui la pellicola è intrisa, renda l’opera molto affascinante.

    Per quanto riguarda le molte critiche rispetto al “averci calcato la mano con i troppi problemi adolescenziali” mi vien da dire che solo una persona osservatrice, “da tappezzeria” come il protagonista, sia in grado di comprendere la logica di questo insieme di problematiche.

    Il ragazzo vive una psicosi perché si sente in colpa per la morte della zia; perché si sente in colpa? Perché la zia lo molestava e avendo compreso la reale natura delle “carezze” della zia, inconsciamente pensa di averla desiderata morta (lo dice il personaggio stesso). L’aver (forse) desiderata morta una persona che poi è effettivamente deceduta gli ha fatto sorgere il dubbio interiore, nella innocente mente fanciullesca, che sia stato egli stesso ad ucciderla. A ciò FORSE si può aggiungere anche una sorta di Complesso di Edipo che insieme alle molestie subite, in parte spiegherebbe perché il ragazzo si senta così attaccato alla zia. Una sorta di amore/odio represso.

    Il meccanismo che ho descritto qui sopra è un evento specifico avvenuto a questo personaggio, l’aver aggiunto il suicidio dell’amico (evento invece “generale e casuale”) trovo sia un espediente per creare il reale distaccamento dalla realtà e la manifestazione della psicosi del protagonista che altrimenti forse avrebbe avuto una vita relazionale meno complicata.

    In merito ai problemi degli altri, normale amministrazione; l’omosessuale che sgomita nella società per affermare la propria individualità, la ragazza con un passato da “tipa facile” e via dicendo.

    Per chiudere, in generale, i meccanismi della mente umana sono molto complessi; senza offesa per nessuno ma, forse questo non è un film che tutti possano comprendere fino in fondo.

  14. M.A.G.D ha detto:

    Secondo il mio parere questo è il miglior Teen-Movie di questa decennio, ottimi gli attori, sceneggiatura mai banale e realistica (molto ma molto malinconica), regia molto bella, il montaggio fatto bene (Spoiler) [/specialmente nel pre-finale quando Charlie chiama a sua sorella e gli dici che è colpa sua della morte di sua zia], un finale non tanto felice ne banale.

  15. Andrea T. ha detto:

    Niente da aggiungere a quanto recensito. Avercene di film cosi!! Consigliato

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