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"number 23" di Joel Schumacher

18 aprile 2007 Recensioni 3 Commenti
Number 23

01 Distribution, 23 Aprile 2007 – Imperfetto

Incuriosito da un misterioso romanzo, Walter Sparrow è coinvolto in una terribile spirale ossessiva legata al numero 23 e vede la sua vita, un tempo idilliaca, trasformarsi in un inferno di torture psicologiche che potrebbero portarlo alla morte, così come a quella dei suoi cari…


Virginia Madsen e Jim Carrey in number 23Narrato attraverso due plot che spesso si intersecano e si sovrappongono, number 23 può considerarsi in tutti i sensi un film a due facce, sia per la doppiezza del protagonista che per quella dello stile registico nelle due realtà parallele. Se Jim Carrey sembra essersi trovato a suo agio sia nei panni di un uomo in preda a turbe psichiche sia in quelli della vittima sacrificale del racconto dark, altrettanto non si può dire del regista Joel Schumacher, che appare svogliato, più interessato a osare nei risvolti fumettistici e torbidi del personaggio e del racconto che a dare credibilità al film nel suo insieme. La scarsa personalità dimostrata nella direzione di number 23 è sicuramente un’occasione persa per il regista de Il cliente e Un giorno di ordinaria follia, perché le potenzialità per dar vita a un ottimo thriller c’erano tutte.

Jim Carrey in una scena di number 23La sceneggiatura dell’esordiente Fernley Phillips è ottima, e a Phillips si deve riconoscere il grande merito di essersi distinto per originalità e aver scritto una storia intrigante, giocando con i nascondigli di una mente alle prese con la schizofrenia e al contempo con il perverso mondo dei numeri e della loro collocazione nell’immaginario collettivo. Basti pensare ai 23 cromosomi con cui ognuno dei genitori contribuisce al DNA dei figli, che il Titanic è affondato la mattina del 15 aprile 1912 (1+5+4+1+9+1+2 = 23), che l’asse della Terra è inclinato di 23,5 gradi, che William Shakespeare è nato il 23 aprile 1564 ed è morto lo stesso giorno del 1616, che Giulio Cesare è stato ucciso da 23 coltellate, e così via. Certo non mancano i difetti, tra cui l’insopportabile voce fuori campo e un finale troppo sbrigativo, ma tutto sommato sono errori piuttosto veniali, specialmente considerando che si tratta di uno sceneggiatore esordiente.

Jim Carrey in number 23Probabilmente il risultato sarebbe apparso meno brillante senza la grande prova recitativa di un Jim Carrey, che conferma per l’ennesima volta le sue superlative doti di attore anche in un ruolo marcatamente drammatico. In conclusione, number 23 non soddisfa di certo i palati più fini ma tutto sommato riesce a regalare un buon intrattenimento e a suscitare nello spettatore quel tanto di curiosità che basta per non starsene tutto il tempo con l’occhio puntato sull’orologio in attesa della fine.


La locandina di number 23Titolo: number 23 (The Number 23)
Regia: Joel Schumacher
Sceneggiatura: Fernley Phillips
Fotografia: Matthew Libatique
Interpreti: Jim Carrey, Virginia Madsen, Logan Lerman, Danny Huston, Lynn Collins, Rhona Mitra, Michelle Arthur, Mark Pellegrino, Paul Butcher, David Stifel, Corey Stoll, Ed Lauter, Troy Kotsur, Walter Soo Hoo, Patricia Belcher
Nazionalità: USA, 2007
Durata: 1h. 35′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Deludente questo thriller-drama diretto da Joel Schumacher, un cineasta che certe volte gira obbrobri e certe volte bei film, questo ricade nella prima categoria. Un’occasione sprecata benchè il soggetto del numero maledetto che perseguita il protagonista sia interessante, ma purtroppo la sceneggiatura dell’esordiente Fernley Phillips (che vuole citare David Lynch, fallendo miseramente) da un inizio che poteva sembrare intrigante si perde poi nella seconda parte in inutili spiegazioni col solo fine di giustificare il numero 23. Di sicuro migliore la prima parte dove il mistero inizia ad insinuarsi nella testa del protagonista, d’effetto anche le scene in digitale che rappresentano quello che il libro dice, in cui egli s’impersonifica; poi però come già detto scade in inutili spiegazioni che se all’inizio potevano risultare interessanti dallo spettatore alla fine si sa sempre che qualunque cosa faccia come risultato 23 e la sorpresa si affievolisce sempre più, scomparendo il fatto di essere originale ed appassionare. Il colpo di scena fa una bella impressione che però scompare subito, lasciandoci bistrattati. La lunga spiegazione finale appare esauriente ma lunga ed abbastanza pesante; finale scontato e prevedibile. La colpa però è da imputare anche al regista che prendendosi troppo sul serio provoca dei buchi di sceneggiatura che fanno perdere la concentrazione e la voglia di seguire, forse non ci credeva tanto nel progetto ed ha lasciato che Carrey facesse un pò a modo suo. Rimandi a Sin City per la fotografia sporca e l’immagine in bianco e nero nelle scene del libro. Non tanto incisiva e memorabile la musica di Harry-Gregson Williams. Jim Carrey offre veramente una notevole interpretazione, anche se qualche volta è un pochino sopra le righe, affermandosi però anche come ruolo drammatico oltre che insuperabile comico di come lo conosciamo. Comunque tutto il cast artistico è calato nella parte, a parte suo figlio che segue a ruota il ragionamento del padre, disturba un pò e si fa odiare abbastanza. Un’occasione sprecata, ne poteva venir fuori un ottimo thriller-drama-noir sulla scia di Lynch; purtroppo non è stato cosi. Comunque per chi è appassionato di questo genere psicologico e si saprà accontentare lo apprezzerà.

  2. Edoardo ha detto:

    A me invece è piaciuto…nonostante il classico svogliato Schumacher ho apprezzato moltissimo l’interpretazione di Carrey e la bella estetica.
    Di certo non si tratta di un capolavoro,cosa che tra l’altro poteva essere in mano ad un regista più bravo,ma offre uno spettacolo per nulla disprezzabile,a tratti noioso e in certi punti davvero interessante ed avvincente.
    Di certo poi la regia non è ai livelli di mediocrità raggiunti in precedenza con “Batman & Robin”….
    Proprio a proposito di questo penso di poter reputare Schumacher uno dei registi meno costanti della storia del cinema, il suo unico film veramente bello rimane “Un giorno di ordinaria follia” con Robert Duvall e Michael Douglas il resto pessimi,sufficienti o appena sufficienti.

  3. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Concordo con Edoardo, è uno dei pochi film belli di Schumacher.

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