"Otesanek" di Jan Švankmajer
Inedito in Italia – Geniale
I coniugi Horak sono ossessionati dal desiderio di avere un figlio. Un giorno il marito trova una radice d’albero dalle forme vagamente umane, la rende simile ad una bambola e la regala alla moglie. La signora inizia però ad accudirla come fosse un bambino vero, e grazie a questo amore la pianta prende vita. E ha fame…!
Nato a Praga nel 1934, Jan Švankmajer è forse il più importante regista della storia del cinema di quella che una volta era la Cecoslovacchia. A partire dalla metà degli anni Sessanta, Švankmajer ha messo l’arte cinematografica al servizio del proprio genio surrealista, tanto che il ben più noto connazionale Milos Forman l’ha definito «la somma di Walt Disney e Luis Buñuel». I suoi film sono in genere realizzati unendo tecniche diverse, dalle animazioni a passo uno all’uso di marionette, dai disegni animati ai montaggi astratti. Il risultato è qualcosa di indimenticabile. Švankmajer è infatti molto più che un semplice regista, e i suoi intenti sono ben diversi da quelli dei “normali” artisti: lo scopo dei suoi film non è quello di sfruttare al meglio la tecnica cinematografica, né semplicemente quello di raccontare una storia. Con i suoi film, Švankmajer vuole infondere vita agli oggetti che ci circondano tutti i giorni, vuole trasportarci in un mondo magico in cui niente è inanimato. Il risultato è che le sue pellicole sono ricche di simboli come quelle di nessun altro – anche più di quelle di Tim Burton e Terry Gilliam, che si ispirano chiaramente al suo lavoro – e attraverso la lente del suo obiettivo oggetti banali come puntine da disegno, sedie e sassolini diventano metafore di emozioni e idee.
Tratto da una fiaba tipica dell’area mitteleuropea – fiaba che viene letta e riletta nel corso delle due ore di proiezione – Otesanek è sorretto da una sceneggiatura solida, che ha l’unico difetto di richiedere una spiccata sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore. La trama, cinematograficamente parlando, è originale e interessante, ed è sviluppata in maniera molto divertente. Ci sono sì un paio di scene piuttosto grafiche, ma tutto ci viene presentato attraverso la lente del grottesco, che distorce la realtà per farci notare ancora di più le nostre manie ed i nostri comportamenti ossessivi senza in questo caso rendere la visione insopportabile.
Come al suo solito, anche questa volta Švankmajer realizza una pellicola a tecnica mista, unendo (poverissime) sequenze in stop motion a riprese in live action, sfruttando le illustrazioni del libro di fiabe per creare suspense e riuscendo a mettere i suoi personaggi al centro di un universo bizzarro ma gustoso. Ottimo l’inizio, anche dal punto di vista squisitamente cinematografico, che tratteggia benissimo l’ossessione della coppia nel volere un figlio, e fantastico il personaggio del pedofilo ottuagenario.
Pochissimo noto nell’Europa occidentale, Švankmajer è in realtà uno degli autori cinematografici più interessanti tra quelli in attività. Nato artisticamente con il teatro, nel 1970 è entrato a far parte del Gruppo Surrealista Cecoslovacco fondato dal poeta Vratislav Effenberger e da Karel Teige, e negli anni si è dedicato anche al disegno, alla pittura e alla scultura.
Finora ha realizzato una trentina di film, tra corti e lughi, sempre contraddistinti da una visione politica sottile ma ben riconoscibile, eppure sempre capaci di parlare ad un pubblico universale, sempre senza alcuna pretesa artistico-intellettualoide (d’altra parte il surrealismo non è una forma artistica, ma uno stile con cui esprimere Amore, Libertà e Poesia). Otesanek può non essere la miglior regia cinematografica di Jan Švankmajer, ma è sicuramente una delle sorprese più piacevoli del Festival di Venezia 2000. Un piccolo gioiello.
Titolo: Otesanek
Regia: Jan Švankmajer
Sceneggiatura: Jan Švankmajer
Fotografia: Jaraj Galválek
Interpreti: Veronika Zilková, Jan Hartl, Kristina Adamcová, Jaroslava Kretschmerová, Pavel Nový, Zdenek Kozák, Dagmar Stríbná, Gustav Vondracek, Arnost Goldflam, Jitka Smutná, Jirí Lábus, Radek Holub, Jan Jirán, Zdenek Palusga
Nazionalità: Repubblica Ceca – Regno Unito – Giappone, 2000
Durata: 2h. 05′
Finalmente sono riuscito a vedere questo capolavoro. La sceneggiatura mi ha lasciato perplesso nella seconda metà del film: possibile che la polizia e gli inquilini del palazzo non capiscono subito cosa sta accadendo? E’ un modo dell’autore di criticare i suoi connazionali o è un errore vero e proprio?
Qual è la morale? Forse che un figlio che chiede solo e non da niente in cambio è dannoso sia per la sua famiglia che per il resto del mondo?
Be’, visto il film c’è da pensare che il buco di sceneggiatura sia più o meno voluto, nel senso che se si crede che una radice d’albero prenda vita si può anche credere che nessuno se ne accorga.
Forse la morale è che le ossessioni sono pericolose, che bisogna sempre avere la giusta lucidità in ciò che si fa e in ciò che si sogna, perchè è facile lasciarsi prendere e scatenare una valanga di problemi. Ma col cinema di Svankmajer le interpretazioni non sono mai semplici, né univoche.
Davvero favolisi gli effetti speciali volutamente rozzi in stop motion. Ti chiedo un consiglio. Sto scrivendo una sceneggiatura ispirata a questo film. O meglio il “sogno” di questo film. Tu, personalmente, cosa avresti aggiunto (e cosa avresti eliminato) se avessi avuto la possibilità di partecipare alla stesura dello script?
“Che domanda è?”, penserai sicuramente, però mi può aiutare molto a chiarirmi le idee. Probabilmente mi consiglierai di scrivere liberamente quello che mi viene in mente senza chiedere a nessuno.
Eh, ma secondo dopo dieci anni mi ricordo così precisamente un film da poter discutere delle singole scene? Comunque dipende tutto da ciò che hai in mente di fare, puoi asciugare la narrazione per concentrarla su una cosa particolare (togliendo ad esempio i vicini di casa per fare un film di Ozpetek surrealista) oppure puoi raccontare diversamente la fiaba vera e propria. Sono le due cose che mi vengono in mente.