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"Elephant" di Gus Van Sant

8 giugno 2003 Recensioni 0 Commenti
Elephant

Bim, 3 Ottobre 2003 – Freddo

E’ una bella giornata d’autunno, un normale giorno di scuola in un liceo di Portland. O forse no…


Alicia Miles e John RobinsonPrendendo spunto (e tenendolo sempre bene a mente) dal massacro della Columbine High School e costruendoci intorno un universo stilizzato ma estremamente realistico, Gus Van Sant realizza un film stilisticamente lontanissimo dalle sue corde recenti, se si fa eccezione per l’interessante esperimento di Gerry; un film che è probabilmente il lavoro più politico della sua eterogenea carriera registica. Palma d’oro – politica ma tutto sommato non rubata – e premio per la miglior regia a Cannes 2003, Elephant è una pellicola volutamente fredda, e per questo spiazzante e tutto sommato sconvolgente, girata benissimo e ideata con uno stile interessante ed efficace anche se per nulla innovativo.

Elias McConnellPer raccontarci un giorno di ordinaria follia nella classica perfieria statunitense, Van Sant si affida ad una sceneggiatura povera e piena di stereotipi e si concede qualche lirismo di troppo sulle note di Beethoven e Liszt. La storia viene stiracchiata per un’ora e venti attraverso dialoghi banali e scene di consueta vita scolastica in cui accade ben poco di cinematograficamente interessante. Resistere fino al quarto d’ora di massacro finale, a questi ritmi e con questo sviluppo, non è per nulla facile ma grazie proprio a questa impostazione il regista riesce a trasmetterci la normalità delle esistenze dei protagonisti. Il che finisce per dare spessore drammatico ai quindici minuti finali e spessore politico ad un film che altrimenti avrebbe rischiato di sembrare un piatto esercizio di stile.

Alex FrostLa volontà di giustificare gli accadimenti con l’assenza dei genitori (e conseguenti, presumibili, traumi infantili), con delle frustrazioni sessuali, con l’attrazione morbosa per il nazismo, la violenza dei videogiochi e la facilità con cui si comprano armi da fuoco è piuttosto irritante. Ma l’idea dietro questa scelta – perché di scelta si tratta – è quella di lanciare un forte messaggio pur non suggerendo una risposta: Van Sant vuole portare lo spettatore a farsi una propria opinione personale sulla situazione, lasciando che sia lo spettatore stesso a creare la forza emotiva del film.
Anche per via di questa mancata presa di posizione evidente Elephant non è un film facile, non è un film adatto a tutti, eppure le situazioni rappresentate sono talmente tipiche – prese singolarmente e scevre dall’eccesso di violenza – da rendere quasi automatica l’identificazione con l’ambiente che ci circonda. Non con noi stessi, ma con chi vive attorno a noi, perché come il Benny che si aggira in trance per la scuola in fiamme ci rifiutiamo sempre di vedere noi stessi al centro della tragedia – ancor meno ci vediamo come i ‘cattivi’.

Kristen HicksNonostante sia realizzato attraverso una serie di lunghi piani sequenza, il film è in realtà visivamente molto essenziale, anche se curatissimo: se non avete un qualche interesse personale verso la tecnica di ripresa cinematografica, la costruzione delle immagini e delle scene non vi lascerà certo incantati. La macchina da presa, pur non essendo mai ferma, non si produce in svolazzi dal grande impatto visuale ma fini a se stessi e le scenografie sono a prima vista povere ma in realtà ricche di particolari che non disturbano l’attenzione dello spettatore nei confronti dei personaggi.

Interpretato da un cast di giovanissimi dalle facce giuste ma dal non grande talento recitativo (per di più sminuito dal fastidioso doppiaggio), il film è costruito intorno alla sottrazione dell’evento interessante, con le sequenze che si interrompono puntualmente quando si ha l’impressione che stia finalmente per succedere qualcosa. Il problema è che le scene stesse non sempre risultano perfette, piene come sono di dialoghi sciatti e che appaiono spesso insensati. Ma nel panorama cinematografico recente questo è un film completamente anomalo, che difficilmente saprà spezzare qualche cuore non cinefilo ma che sicuramente è in grado di centrare l’obiettivo che Van Sant si era posto: far parlare dell’argomento.


La locandinaTitolo: Elephant (Id.)
Regia: Gus Van Sant
Sceneggiatura: Gus Van Sant
Fotografia: Harris Savides
Interpreti: Alex Frost, Eric Deulen, John Robinson, Elias McConnell, Jordan Taylor, Carrie Finklea, Nicole George, Larry Laverty, Brittany Mountain, Alicia Miles, Kristen Hicks, Bennie Dixon, Nathan Tyson, Timothy Bottoms
Nazionalità: USA, 2003
Durata: 1h. 21′


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