Professione reporter di Michelangelo Antonioni
CIC, 28 Febbraio 1975 – Rigoroso
Il reporter televisivo David Locke trova nell’albergo africano dove alloggia il cadavere di un uomo che gli somiglia. Ne assume l’identità sperando di lasciarsi alle spalle i propri problemi e parte per Monaco di Baviera com’è previsto dall’agenda dell’uomo, ma si ritrova invischiato in un caso di traffico di armi…
Professione reporter è uno dei migliori – se non il migliore – film di Michelangelo Antonioni. Nelle parole dello stesso regista, «l’arte di trasformare un intrigo poliziesco in una meditazione sulle pene della vita, sull’impossibilità di capire la realtà e di cambiare la propria personalità, ed il proprio destino, insieme con la propria identità».
Attraverso l’identità del morto, Locke è convinto di poter dare un nuovo significato alla sua vita, non riuscendo a capire che anche con un diverso nome, lui rimane sempre la stessa persona.
Questa incapacità di comprendere, questo limite nella sua visione delle cose, è il tema principale di un film tecnicamente perfetto ma narrativamente enigmatico (volutamente). La solitudine dell’umanità è evidentemente quello che Antonioni voleva raccontare attraverso questa pellicola. Ne è esempio sufficiente l’ultimo – magnifico – piano sequenza, con la macchina da presa che lascia Locke steso sul letto nella sua camera d’albergo ed esce lentamente (ci mette dieci minuti!) dalla stanza inquadrando nel suo cammino un’umanità di persone affaccendate che si contrappongono all’inerzia del protagonista.
In Professione reporter il senso di Antonioni per la composizione visuale è ai massimi livelli, utilizzando gli attori quasi come burattini (compreso l’ottimo Jack Nicholson, che mai ha occasione di mostrarci il suo celebre ghigno) e costruendo sequenze che contrappongono benissimo il personaggio protagonista della scena con l’ambiente vuoto in cui si muove. E questa costruzione dell’immagine lungo tutto il film è ciò che rende evidente – ed efficace – il messaggio. È davvero una vuota esistenza, la nostra.
Titolo: Professione: reporter
Regia: Michelangelo Antonioni
Sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Mark Peploe, Peter Wollen
Fotografia: Luciano Tovoli
Interpreti: Jack Nicholson, Maria Schneider, Jenny Runacre, Ian Hendry, Steven Berkoff, Ambroise Bia, José María Caffarel, James Campbell, Manfred Spies, Jean-Baptiste Tiemele
Nazionalità: Francia – Italia – USA – Spagna, 1975
Durata: 1h. 59′
Professione Reporter mi manca.
Invece Zabriskie Point : puro estetismo al servizio di un simbolismo a volte debole?
Mi è piaciuto molto meno, proprio perché l’aspetto visivo è troppo preponderante.