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“Requiem”: incontro con Hans-Christian Schmid

24 novembre 2006 Interviste 0 Commenti
A cura di Luciana Morelli, 24 Novembre 2006

In occasione dell’uscita italiana del suo controverso Requiem, il regista tedesco Hans-Christian Schmid ha incontrato i giornalisti romani in una conferenza stampa molto utile per capire meglio le dinamiche dietro la storia che ha ispirato il film…


Come ha reagito l’opinione pubblica tedesca al suo film?
Considerata l’attuale divisione religiosa della Germania (a nord vincono i protestanti, a sud i cattolici, mentre a est c’è una specie di zona franca) è stato interessante osservare come le reazioni siano state diverse. I protestanti e gli atei hanno forse imparato qualcosa che non sapevano, nel sud del paese invece il film è stato accolto con meno curiosità.

E la Chiesa cattolica?
Fortunatamente le alte cariche ecclesiastiche hanno capito da subito che il mio film non era una critica verso la Chiesa ma semplicemente la storia di una famiglia. I più aperti al dialogo, come alcuni rappresentanti di riviste cattoliche di cinema, hanno organizzato convegni, dibattiti con sacerdoti, psichiatri e ragazzi. Un’esperienza molto positiva.

E quando ha saputo che a Hollywood stavano girando L’esorcismo di Emily Rose?
Devo ammettere che ho avuto paura di star facendo lo stesso film, credevo che la cosa mandasse in fumo tutti i miei progetti, non avrei potuto competere con i loro mezzi. Poi ho preso alcune informazioni e ho scoperto che i due film erano totalmente diversi. Il problema era stato affrontato con tempistiche e punti d’osservazione totalmente diversi.

Crede che questa storia raccontata nel suo film possa essere d’esempio per i genitori e gli insegnanti di oggi?
E’ inevitabile che la religione abbia un forte impatto sull’educazione familiare, al giorno d’oggi non c’è bisogno di parlare di esorcismi, i tempi per fortuna sono cambiati, da allora. Ho voluto solo fotografare l’ambiente familiare chiuso e ristretto dove questo dramma si è consumato. Ho voluto però sottolineare con questo film che ogni fondamentalismo diviene pericoloso, perché prevede proprio una chiusura assoluta e non accetta aperture di alcun tipo.

Lei crede nei demoni e nella possessione?
La mia opinione religiosa è molto chiara. No. Ma non è questo il punto, volevo andare in fondo alla problematica mentale, capire come uno scontro tra generazioni possa essersi trasformato in una vera e propria malattia, e tutti i meccanismi che hanno potuto portare due genitori a procurare la morte di una figlia pensando di star facendo la cosa migliore per tutti.

Che fine hanno fatto i genitori della ragazza?
Il padre è morto negli anni ’80, la madre ha rifiutato contatti con noi e non ha voluto vedere il film. Se la sono cavata tutti con un obbligo di firma e una promessa di eterna buona condotta…


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