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Un affare di famiglia di Hirokazu Kore-eda

14 settembre 2018 (6 Luglio 2018) Recensioni 0 Commenti
Shoplifters

Bim, 13 Settembre 2018 – Delicato

La famiglia Shibata abita in una casa modesta e sopravvive dedicandosi a taccheggi e piccoli furti. Una sera, padre e figlio incontrano una bambina infreddolita, e decidono di portarla con loro. Questo gesto nato da spirito di generosità ma anche da una certa incoscienza, avrà conseguenze nella vita di tutta la famiglia…


Con Un affare di famiglia, premiato con la Palma d’oro al 71° Festival di Cannes, il regista giapponese Hirokazu Kore-eda è tornato ad affrontare un tema ricorrente nella sua cinematografia: il significato di famiglia e dei legami che determinano la sua stessa essenza. Rispetto ai suoi film precedenti, in questo caso ha aggiunto un ulteriore elemento di riflessione, raccontando una famiglia per caso, che è tale perché si è scelta, perché le persone che la compongono hanno deciso di considerarsi unite senza esserlo né biologicamente né – forse – legalmente.

Con la grazia e la delicatezza che contraddistinguono il suo stile registico, Kore-eda – anche sceneggiatore della pellicola – delinea il ritratto di un nucleo familiare sconclusionato ma felice, all’interno del quale i legami tra i vari componenti sono ambigui. Gli Shibata sono cinque persone affiatate che si arrangiano per superare difficoltà quotidiane ed economiche, quando trovano una bambina vittima di abusi, decidono di accoglierla fra di loro. La salvano dalla violenza dei suoi genitori ma nel farlo, nonostante le loro buone intenzioni, commettono un reato, perché la sottraggono illegalmente ai suoi parenti. Questo è uno dei due nodi centrali del film, che il regista nipponico sviluppa con tocco leggero ma incisivo, senza spingere sull’acceleratore del sentimentalismo, anzi, perché se non mancano le scene commoventi, soprattutto nella seconda parte, spesso si ride per le azioni e i comportamenti dei protagonisti. Caratterizzata da dialoghi brevi ma significativi, in cui gli sguardi contano più delle parole – grazie anche al buon lavoro degli interpreti – Un affare di famiglia colpisce per la dolcezza che prevale nella storia, a tratti surreale come una favola, e che finisce con lo scontrarsi con la dura realtà della vita.

Come era già accaduto anche nello struggente Father and Son, anche in Un affare di famiglia Kore-eda ribadisce come l’amore conti più del legame di sangue, perché al di là del semplice rapporto biologico quello che vale davvero sono il calore umano e lo spirito di accoglienza. Con la sensibilità che gli è solita e senza scivolare nella retorica il regista nipponico esplora una questione morale profonda, spingendo gli spettatori a riflettere senza negare l’illegalità delle azioni compiute dai suoi personaggi. E’ però evidente che provi empatia per loro e che ne comprenda le ragioni, determinate da buoni sentimenti che si scontrano con le regole della società.


La locandina di Un affare di famigliaTitolo: Un affare di famiglia – Shoplifters (Manbiki kazoku)
Regia: Hirokazu Kore-eda
Sceneggiatura: Hirokazu Kore-eda
Fotografia: Ryûto Kondô
Interpreti: Lily Franky, Kirin Kiki, Sakura Andô, Sôsuke Ikematsu, Mayu Matsuoka, Moemi Katayama, Akira Emoto, Jyo Kairi, Kengo Kôra, Yôko Moriguchi, Chizuru Ikewaki, Miyu Sasaki, Yuki Yamada, Naoto Ogata
Nazionalità: Giappone, 2018
Durata: 2h. 01′


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