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Soundtrack: "Django" di Luis Bacalov

23 settembre 2013 Soundtrack 0 Commenti
Django

Federico Biella, in collaborazione con Colonne Sonore* * * ½

Più grave e solenne che epica, la canzone dei titoli di testa di “Django” composta da Luis Bacalov è rimasta nella memoria collettiva come uno dei temi musicali più famosi della storia degli spaghetti western, tanto che nel suo remake Quentin Tarantino non ha esitato a riutilizzarla…


«Fondamentalmente questo film è concepito nello stile degli spaghetti western, e ogni spaghetti western degno di questo nome presenta una grande sequenza d’apertura». Così si è espresso recentemente Quentin Tarantino a proposito della decisione di iniziare il suo Django Unchained sulle note di “Django” di Luis Bacalov, canzone di punta anche nell’omonimo film di Sergio Corbucci, ispiratore di numerosi sequel apocrifi e divenuto nel corso degli anni un’indiscutibile pietra miliare del genere. L’onda lunga dell’ultima fatica del regista statunitense ha finito per suscitare un rinnovato interesse per il primo Django: si registrano l’uscita di un nuovo DVD ricco di contenuti speciali e, grazie alla GDM Music, di questo CD che documenta integralmente la colonna sonora scritta dal compositore italo-argentino, alle prese con la sua prima esperienza nel western.

Più grave e solenne che epica, la canzone-tema dei titoli di testa è rimasta nella memoria collettiva quasi come i maggiori successi di Ennio Morricone: i fraseggi circolari di chitarra elettrica, la performance vocale di Rocky Roberts e quella corale de I Cantori Moderni di Alessandroni sono felicemente amalgamati fino a formare un piccolo classico cui il testo di Franco Migliacci, eminentemente descrittivo e complementare alla vicenda (ci parla infatti dei caratteri essenziali del protagonista, interpretato da Franco Nero, mentre cammina nel fango trascinando una bara), dà un apporto non trascurabile. Nella presente edizione vengono aggiunti come extra oltre alla versione cantata in italiano da Roberto Fia e allo splendido strumentale, entrambi non utilizzati nel film, anche una base per il karaoke.

Molti sono i passaggi musicali volti a definire uno specifico sfondo: da un lato le spettrali suspense di “Town of silence”, “Fruscii notturni” e “Fango Giallo” – quest’ultima rinvigorita da qualche accenno al tema principale – dall’altro i riflessi struggenti di “Blue dark waltz” e “Django (love moment)”, che cercano di indagare i turbamenti del personaggio. Un piano sgangherato e un violino fiacco si cimentano nell’esangue “Django (saloon)”, una soluzione antitetica rispetto alle consuetudini della musica da saloon (che normalmente prevede dei ragtime scacciapensieri) e a suo modo rappresentativa non solo dell’abbruttimento morale che aleggia nel locale di Nataniele ma anche dell’atmosfera cupa e opprimente che grava su tutta la pellicola. L’improvvisa impennata avvertibile ne “La corsa”, brano inserito nelle scene di raccordo, ci riconcilia invece con la dimensione più familiare del western all’italiana grazie a un assolo trombettistico in stile deguello che cade dopo alcune battute mozzafiato per archi ascendenti. L’ambientazione di confine e la presenza della banda dei rivoluzionari di Hugo Rodriguez condizionano una parte cospicua della partitura, occupandola con continui rimandi al patrimonio della musica folkloristica messicana. Sequenze come “Vamonos muchachos”, “Django (mariachi)”, “Vals de Juana Yemena”, “El pajarito”, “Corrido”, più volte recuperate con variazioni, formano quasi uno score a sé stante dove impazzano le spumeggianti ritmiche chitarristiche e le trombe.

Forse non tutti ricordano che la scena del duello finale ha come unica colonna sonora il sibilo del vento, un particolare che non fa altro che accentuare il carattere gotico della situazione calata in un cimitero circondato da una natura livida e scabra: è una scelta singolare perché è risaputo che proprio il momento della resa dei conti era quello nel quale la tensione musicale del western all’italiana (Ennio Morricone docet) raggiungeva il suo acme. In realtà Bacalov aveva pensato a un accompagnamento per l’ultimo atto optando per un pezzo sacrale suonato dall’organo, un controcanto confacente sia alla location cimiteriale sia al dialogo tra i duellanti rozzamente imperniato sul tema della preghiera. Verosimilmente per volontà di Corbucci, quella sequenza è rimasta, come si diceva, priva di musica, ma fortunatamente il brano scartato si è conservato nei nastri originali e qui possiamo ascoltarlo col titolo di “Preludio (solo armonium)”.

Per finire, a dimostrazione del costante e universale gradimento per questa fortunata colonna sonora, qualche accenno al suo fitto curriculum editoriale. Tralasciando le edizioni in LP e le innumerevoli antologie, la prima uscita in CD risale al 1994 grazie alla label tedesca Alhambra; successivamente, per la precisione nel 1996, la Screen Trax curò un’edizione accresciuta oggi introvabile. Venendo ai tempi più recenti, nel 2007 la giapponese Verita Note ha stampato su licenza una raccolta definitiva (tuttora reperibile ma costosissima) dalla tracklist speculare rispetto a quella del disco qui esaminato.


La copertina del CDTitolo: Django
Compositore: Luis Bacalov

Etichetta: GDM Music, 1966

Numero dei brani: 37 (30 di commento + 6 canzoni + 1 base strumentale)

Durata: 75′ 49”


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