Soundtrack: Game Night di Cliff Martinez
Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore – * * *
La colonna sonora composta da Cliff Martinez per il film con Jason Bateman e Rachel McAdams non lascia indifferenti. Si tratta infatti di un mondo acustico dalle coordinate radicali, spiazzanti ed esplorate in lungo e in largo. Certo non si può dire che il compositore newyorchese ami la vita comoda…
Tutto si potrà rimproverare al compositore di riferimento di Steven Soderbergh e Nicolas Winding Refn, fuorché di usare mezze misure. O di amare, artisticamente parlando, la vita comoda. Perché se così fosse, come osservavamo già occupandoci di The Neon Demon, Cliff Martinez non si sarebbe prestato a collaborazioni con alcuni tra i registi più complicati e imprevedibili su piazza (oltre ai due già citati, pensiamo anche a Xavier Giannoli o Harmony Korine), realizzando lavori di non certo facile ascolto, anzi provocatoriamente destinati a irritare le orecchie dei più tradizionalisti.
E proprio The Neon Demon è forse il punto di riferimento e di aggancio per quest’ultimo lavoro dove però, trattandosi in buona sostanza di una commedia “nera”, l’aspetto quasi caricaturale, distorto, acido prevale nel tessuto sonoro su un pur esistente lato oscuro. Game Night – Indivina chi muore stasera? è infatti un soundtrack laboratoriale, concepito in provetta e simile a certe risonanze allucinatorie che andavano di moda nelle cantine underground degli anni 70, fra “trip” a base di LSD, arcobaleni psichedelici e sesso libero. In realtà, poiché pochi come Martinez sono abili nella manipolazione di materiali “poveri”, quello che risulta qui è una sorta di puntillismo elettronico molto autoironico (“Let’s get drunk”), che sembra fare il verso a quelle interminabili pulsazioni da discoteca che spesso si ascoltano, volenti o nolenti, come sottofondo nei centri commerciali.
Si tratta di un “electric sound” estremamente fantasioso pur nella sua ripetitività, capace di includere riverberi, effetti stereoscopici, lamentose simulazioni di voci umane, suoni da tastiera del telefono (“Isn’t that your neighbor”), solo di rado alludendo a soluzioni più convenzionali ma sempre in forma artificiale, come i “fremiti” di (inesistenti) archi in “Oh my God I shot you”, alcuni esercizi puramente percussionistici come “Son of Boomer”, o gli zampilli luminescenti di “Don’t you Johnny Cochran me”. Qualche traccia, come “All we did is eat the pellets”, consente l’affacciarsi di nebbiose idee melodiche, ma viste come attraverso uno specchio deformante, mentre altrove (“Bullet hole rides again”) si fanno strada stilemi più decisamente da horror music, anche se confinati in pochi secondi di effetti digitali.
Benché tutte le pagine della score (sempre che si possa chiamarla così…) sembrino intercambiabili – e probabilmente lo sono – a un ascolto più attento si percepiscono cambi di passo e d’atmosfera; “If you’re late he dies” per esempio si concede a tonalità più liriche e sognanti, così come “That’s how you get the drop” in cui le suggestive evocazioni digitali fanno quasi pensare al Vangelis di Blade Runner. Quando poi queste due anime, quella più distesa e quella da “giocoliere elettrico” si mescolano escono chicche come “I’m not the best judge of chemistry”, che sembra la parodia di una musica da luna-park elettronico o da discoteca di provincia.
A volte Martinez si comporta infatti come autentico prestigiatore, estraendo dal cilindro o veri e propri “scherzi” tipo “Ryan spots the egg” oppure accenni di tentazioni leitmotiviche, quantomeno più discorsive e meno frammentarie, attraverso linee limpide e sonorità cristalline, come in “Bastien” o “Officer down”, dove affiora quasi il Martinez onirico di Solaris; e del resto contemporaneamente a questa il compositore ha licenziato una score molto più calorosa e carezzevole, per Nella tana dei lupi, dura crime-story che segna il debutto alla regia dello sceneggiatore californiano Christian Gudegast.
Altre volte invece l’incessante, gelida ritmica di base che sembra ossessionare l’intera OST si paralizza subitaneamente in vitree linee di suono stupefatto, persino intenerito, dove il musicista pare perdersi in lontananze e nostalgie irraggiungibili (“I cheat at everything”) o in scenari da fantascienza distopica (“Fights Clubs are real”).
Resta fuor di dubbio notevole l’impatto con un mondo acustico dalle coordinate radicali, spiazzanti ed esplorate in lungo e in largo: chi la troverà respingente, chi all’opposto forse riterrà questa musica “easy listening”, chi più semplicemente un innocuo divertimento. Difficile, sicuramente, rimanervi indifferenti.
Titolo: Game Night – Indovina chi muore stasera? (Game Night)
Compositore: Cliff Martinez
Etichetta: Water Tower Music, 2018
Numero dei brani: 20
Durata: 44′ 36”
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