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Soundtrack: "Il grande Gatsby" di Aa.Vv.

24 giugno 2013 Soundtrack 0 Commenti
Barbara Zorzoli, 12 Giugno 2013: * * * 1/2
In collaborazione con Colonne Sonore

Compilation variegata come stile ma anche come qualità, questa per l’ultimo film di Baz Luhrmann. Prodotti da Jay-Z, il disco è segnato soprattutto dalle voci femminili, in particolare quelle di Lana Del Rey, Florence + the Machine e Sia…


Di solito la musica (mi) colpisce al primo ascolto. Al secondo, però, spesso le cose cambiano. E’ il caso di questa colonna sonora che, se inizialmente risultava non del tutto riuscita, in seguito è finita tra le mie preferite del 2013. Una cosa va subito detta: le voci femminili trainano tutto il pathos di questo CD; su tutte Lana Del Rey, Florence + the Machine e Sia. Gli ometti se la cavano meno bene, ma poi risalgono la china grazie allo straordinario mood del pezzo “No church in the wild” con le voci di Jay-Z (che ha anche prodotto la colonna sonora) e Kanye West, senza contare il sempre affascinante Bryan Ferry.

Iniziamo il nostro viaggio traccia per traccia alla scoperta di pezzi riusciti e, ahimè, di una minoritaria accozzaglia di generi e stilemi che stridono con immagini e contenuto. Caro Jay-Z, sei tanto bravo, ti applichi, ma per citare Mara Maionchi: «Per me è no!». Temo tu abbia perso di vista la storia e la situazione… “100$ bill” suona fuori contesto nonostante tu vada cantando della vita snob e dissoluta di Gatsby, delle sue scelte morali e non, delle sue speranze (o della sua ingenuità?), perciò, se il testo in qualche modo è calzante, il groove, ahimè, funziona solo decontestualizzato. Suona alieno, quasi atemporale, ma se è questo che andiamo cercando, allora è un buon pezzo.
Passiamo oltre, naturalmente si fa per dire, visto che troviamo Beyonce, moglie di Jay-Z. Come se l’è cavata in “Back to Black”? Meglio di lui, ma non particolarmente bene. Non lascia il segno nemmeno il supporto di Andre 3000 degli OutKast. Un prurito però me lo devo togliere: c’era proprio bisogno di far cantare a loro “Back to Black”? Amy Winehouse è (e non era) unica.
Divano, tapparelle socchiuse, occhi schiusi, approccio yogico. Lana del Rey necessità di attenzione totale. “Young and Beautiful” (suo ultimo singolo) rasenta il capolavoro (o forse lo è?). In questa ballata c’è tutto il tormento e il groviglio complesso dei sentimenti, musica e voce scavano l’anima. «Mi amerai ancora quando non sarò più giovane e bella?». Eh, vallo a sapere cara Lana… è quel che ci si augura accada. Per fortuna tu ne sei convinta. La tua voce riesce dove Carey Mullingan (Daisy), invece, fallisce. Sei per caso tu Daisy? No. Non sei tu, ma hai dato pieno e compiuto senso ai suoi sentimenti.
E’ arduo superare o anche solo equiparare tanta bellezza. La traccia successiva si salva solo perché una parte inconscia del cervello ricorre alla versione sua originale. C’era proprio bisogno che Jack White triturasse “Love Is Blindness” degli U2? Non conosco il vostro pensiero in merito, ma certe opere d’arte non si toccano. Più che una rivisitazione, questa suona come uno sfogo isterico e piuttosto mediocre. Il risultato? A parer mio, pessimo.

Già solo dopo poche tracce si intuisce come questa compilation sia un’altalena; due brani funzionano e due sono così sbagliati da risultare irritanti. Non si comprende bene quale strada si debba prendere: rivivere la pellicola riassaporandone (musicalmente parlando) i passi salienti, oppure, emanciparsi dalle immagini, immergersi nei suoni e apprezzare le arie che consapevolmente non si rifanno agli anni Venti? A voi la scelta (nessuno vieta di percorre entrambe le vie). Va però anche detto che è facile perdersi al bivio. Ma proseguiamo.
Alzi la mano chi, pensando a Gatsby, non immagina flapper girls che si dimenano al ritmo del charleston, abiti con frange, lunghi giri di perle al collo e le piume in testa e, ancora, calici alzati, bollicine che frizzano nella gola, luccichii lussuosi e lussuriosi? Emeli Sande and The Bryan Ferry Orchestra hanno il merito di gettarci, un po’ a tradimento, dentro a uno di questi party esclusivi anzi, a uno dei party di Gatsby… dove, ça va sans dire, è davvero facile sentirsi “Crazy in Love” (come recita il titolo della canzone). E’ vero, è un rivisitazione in chiave Jazz Age del ben più noto pezzo di Beyonce, però è riuscita. Ma ditemi, sono la sola a domandarsi come mai Jay Z – visto che Beyonce è presente nella colonna sonora – non abbiano lasciato a lei l’onore di cantare il suddetto brano (anche rivisitato) essendone la voce originale? Senza dimenticare che “Crazy in Love” è il singolo di debutto di Beyonce, il che equivale a una specie di marchio di fabbrica. Misteri made in Luhrmann.
A seguire will.i.am e la sua “Bang Bang”, una traccia molto pertinente con l’assunto narrativo del film e ben collocata nel mood di quegli anni. La sua dinamicità la rende un buon compromesso tra modernità e classicità. Visto che in medio stat virtus, non sorprenderà allora che funga da teletrasporto. Con “I Like Large Parties” di Elizabeth Debicki, siamo sempre a un party di Gatsby e ci stiamo divertendo. E sapete perché? Perché è un party molto mondano, e come ben sa Daisy, questi sono i party migliori… In mezzo a tanta gente si ha la possibilità di appartarsi, no? Daisy: «…I like large parties. They’re so intimate. At small parties there isn’t any privacy». D’altra parte, i party piccoli non hanno mai ammazzato nessuno… chiedete a Fergie.
La traccia 8 (Fergie, Q-Tip and GoonRock – “A Little Party Never Killed Nobody – All We Got”), funziona perché è tipica dei film di Baz: una canzone da sballo nel senso più pudico del termine. Siamo a una festa, ci stiamo dimenando, siamo anche un po’ alticci e ci lasciamo avviluppare dalle caleidoscopiche trovate registiche (e musicali) di Luhrmann. Se l’intento era tradurre il jazz tradizionale in rap, rock, pop e hip-hop, allora arrivati alla traccia si incomincia a comprendere l’intento dell’album.

La classe non è acqua. Bryan Ferry è perfetto, così come è perfetta la sua “Love Is the Drug”, che è sì del 1975 ma ha una modernità innata, e una capacità di adattarsi a tutti i tempi e generi. Ascoltare per credere.
Dopo che DiCaprio (Gatsby) ci ricorda che si può rivivere il passato – “Can’t repeat the past?” Of course you can! – ci lasciamo pervadere dai ricordi permettendo che la canzone “Heart’s a Mess” di Gotye si inerpichi dentro e fuori di noi. Bravina anche la danese Coco O, all’anagrafe Coco Maja Hastrup Karshøj, ma “Where the Wind Blows” è una traccia di cui si sarebbe potuto fare a meno.

La luce verde del faro che alimenta e tiene vivi i sentimenti di Gatsby per Daisy (“Green Light”), introduce la punta di diamante di questa soundtrack, che è un merito tutto maschile. Ladies and Gentlemen, Jay-Z e Kanye West (con tanto di featuring di Frank Ocean e The-Dream) in “No Church in the Wild” (settimo singolo del loro album Watch the Throne). Un pezzo dal groove potente, musicalmente e liricamente riuscito, dal beat fantastico e chimicamente efficace (i peli delle braccia si alzano solo a me?). Il loop non stanca mai, si riesce ad ascoltare a ripetizione senza nausea alcuna. Certo, può sembrare fuori contesto, ma basta poco perché questo gap si colmi e tutto si collochi nella memoria del film, evocando i sentimenti di un amore alla riscossa.
Ora è il turno di Florence + the Machine che centra, anzi, sfonda il bersaglio. Favolosa performance, struggente e arrabbiata al punto giusto. In “Over the Love” si parla di amore, si respira il dubbio, lo struggimento. Ci si emoziona. D’altronde è stata scritta ad hoc per il film. Anch’essa scritta appositamente per il film, la traccia seguente – “Together” di The XX – placa il tumulto di passioni scatenato da Florence + the Machine. Si può riprender fiato. Una panacea per tutto il dolore alimentato dal dubbio e dalla certezza (o speranza?) del trionfo. Questa è una conferma: i sentimenti dominano l’intera colonna sonora e non poteva essere altrimenti.

Il collante di tutti questi brani danza intorno all’amore. Nero inizia “Into the Past” ansimando, per sciogliersi in ritmi voluttuosi e vagamente dark. La melodia affonda le radici nelle pieghe dell’animo e negli angoli del vissuto di ognuno di noi, mentre il sound ricorda un lamento soffocato, sommerso dalle eco lacerate di voce e arrangiamento.
Eros e Thanatos. Amore e morte. C’è sofferenza e al tempo stesso liberazione. L’australiana Sia è un’interprete semplicemente straordinaria in “Kill and Run” (l’avrei vista bene anche collocata all’interno di uno degli ultimi 007, non a caso si parla di pallottole), tragico epilogo musicale come nella miglior tradizione shakespeariana. L’impatto melodico è forte, immediato e vigoroso.
Segue una reprise – non proprio riuscita – di “Over the Love (Of You)” di Florence + the Machine and SBTRKT. Poi è la volta, nuovamente, di Lana del Rey e della sua bellissima “Young and Beautiful” in versione orchestrale. Nella voce di questa splendida interpretare c’è già tutto. C’è tutta la paura che risiede dentro alla domanda: “Mi amerai ancora quando (parafrasando) sarò vecchia?” L’arrangiamento orchestrale è da brividi, c’è una sensazione specifica che viene scatenata da canzoni (e voci) preziose di questa portata. E’ qualcosa di universale ma al tempo stesso unico come solo l’amore sa essere. Sarebbe stata l’ideale candidata per una chiusura appropriata, ma non è così, solo adesso, alla traccia 20, comprendiamo il giochetto di Luhrmann: assemblare un disco difficile e faticoso, che si riesce ad apprezzare appieno solo dopo un accurato training d’orecchio. A questo punto, una colonna sonora non per tutti, diventa per molti. Quello che inizialmente era un CD sconosciuto, ascolto dopo ascolto diventa un luogo familiare, un focolare per chi sa decifralo, un labirinto, invece, per chi preferisce inesorabilmente perdersi.

Struggente. E’ così che si potrebbe definire l’ultima traccia, “Gatsby Believed in the Green Light”, su cui scorre la voce di Maguire (Nick Carraway) che congeda l’ascoltatore con queste parole: «Gatsby credeva nella luce verde, nel futuro orgiastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ieri ci è sfuggito, ma non importa: domani correremo più forte, allungheremo di più le braccia… e un bel mattino… Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato». E se lo facciamo ascoltando della musica, aggiungo io, tutto diventa più facile.


La copertina del CDTitolo: Il grande Gatsby (The Great Gatsby)

Compositore: Aa.Vv.

Etichetta: Interscope Records, 2013

Numero dei brani: 21

Durata: 60′


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