Soundtrack: "Take Five" di Giordano Corapi
Massimo Privitera, in collaborazione con Colonne Sonore – * * * *
Il compositore romano classe 1974 Giordano Corapi ha ammantato il gangster movie di Guido Lombardi di influenze jazzistiche chiaramente connotative di tanto cinema italiano di genere. Il risultato è una partitura nobile e fantasticamente aderente al film pur vivendo perfettamente separata dalle immagini…
Due delle migliori colonne sonore italiane dell’anno da poco concluso, Song ‘e Napule di Pivio & Aldo De Scalzi e Take Five di Giordano Corapi, hanno parecchie cose in comune: il genere cinematografico trattato, il poliziesco-gangsteristico molto anni 70; l’ambientazione partenopea e le sonorità tra il funky-jazz mediterraneo con virtuosismi esecutivi da paura.
Come i due illustri colleghi compositori liguri, il romano Corapi (classe 1974) ammanta il film del sodale Guido Lombardi (del quale aveva musicato il film d’esordio Là-Bas) – un gangster movie dalle atmosfere settantine, un mix ben riuscito tra Le iene tarantiniane e I soliti ignoti monicelliani con qualche pennellata alla John Woo – di influenze jazzistiche marcatamente connotative di tanto cinema di genere nostrano, e non soltanto, del passato, con rimandi velati, da tipico background di musicista che ha assorbito tutto l’assorbibile sonoro dalla sua formazione adolescenziale, a compositori eccezionali come Morricone, Micalizzi, Cipriani e Umiliani, ma non solo.
Giordano Corapi, se ancora non lo aveste capito, ha scritto una partitura nobile e fantasticamente aderente al filmico, che vive perfettamente separata dalle immagini, come di rado accade nel nostro Cinema, una partitura che non solo supporta le immagini ma che diventa il sesto personaggio dei cinque già presenti e protagonisti di questa pellicola di rapina, disperazione, tradimenti e morte. Il primo brano, “La paranza”, esibisce il tema portante, di matrice partenopea su ritmiche jazzate, con intervento di chitarra elettrica quasi distorta (Enrico Olivanti) e tromba deguellizzante (Enrico Martella) – d’altronde lo stesso Corapi ha descritto il suo score come un western-jazz-funky-napoletano – per un Leitmotiv che è la rappresentazione emotiva e farsesca dei cinque malviventi. “Buonesempio” è una canzone blues fra Eric Clapton e Tony Esposito, fortemente partenopea non solo per la bella e graffiante voce di Roberta Serretiello che la interpreta in napoletano: una di quelle canzoni che arrivano subito allo stomaco. “Il cuore di Sasà” è la versione da nenia cantilenante della suddetta canzone per flauto solo (Pierluigi Tabachin) su chitarra distorta e programmazione (Corapi). “Carmine e i sacchi” per mandolino (Luca Mereu) ed effetti vinilici gracchianti, tastiere e basso (sempre il compositore) è tema tenue, trattenuto e quasi onirico. La canzone “Puits”, in francese, sempre per la voce soave, a volte sdoppiata, della Serretiello, è funky travolgente, magnifica variante canora del tema principale.
Come accennato sopra, il Leitmotiv primario di volta in volta, suonato con strumenti diversi e interpretato vituosisticamente, assume le valenze caratteriali di ognuno dei cinque rapinatori protagonisti (un pugile, un idraulico, un ricettatore, un gangster e un fotografo). In questo caso “Il boxer” con tromba solistica, mandolino e chitarre funkeggianti su ritmiche in crescendo, e tappeto di tastiere che intona il tema. “Nelle fogne”, il main theme per tromba e mandolino su ritmiche dondolanti, diviene percorso spensierato e sgangherato, quasi un omaggio sentito a tanto Morricone per gli spaghetti western comici. Nel breve “Sospetti” il tema secondario parte ritmico per dare al mandolino e le chitarre acustiche uno svolgimento in levare. “La rapina” ha il sapore iniziale di sonorità balcaniche per divenire successivamente funky puro e duro, adrenalinico. “Il racconto di Carmine” svela il lato agitante dei protagonisti con uso in sottrazione di tromba, mandolino e chitarre distorte, più ritmica sospesa.
Il tema portante viene reiterato più e più volte all’interno dello score ma non per questo risulta noioso ascoltarlo, anzi si capisce benissimo la grande abilità compositiva di Corapi nel dargli un nuovo abito musicale ogni qualvolta appare, vedi “Se ne tornasse uno solo?” in cui il Leitmotiv viene accennato e stravolto passo dopo passo con gli strumenti coinvolti in controcanto, oppure “Funky Sciomen” lascivo, pervicace e ritmicamente trascinante. “Il bambino nano” vede come attore principale sonoro il flauto in un andamento fanciullescamente inebriante e addolcente, con un finale sudamericaneggiante: uno dei brani più distensivi dell’intera partitura.
Con “O’ Ninnillo” il tema si fa tensivo con sprazzi di suggestioni psichedeliche tra il funky e il blues. Il lungo “Blowing Skin Flute 60” è puro Micalizzi funky sound, con virtuosismi flautistici al fulmicotone. Il brevissimo “Da Jannone” parte con un crescente uso della ritmica e del mandolino con effetti sintetici, vocalizzo femminile da contorno. “Il risveglio di Gaetano” suona morbidamente e oscuramente libidinoso e perturbato come la scena che va a commentare. “Al tombino” è tutto ritmiche, basso e chitarra elettrica di sottofondo con tromba in primo piano in una sorta di deguello cattivo e sporco. “A robba mia” mostra il lato tensivamente truffaldino della storia, distorcendo atmosfericamente il tema principale. Con “In Loving Memory” il Leitmotiv diviene dolce elegia per flauto solo su chitarre distorte e un suono di tromba quasi epico nel suo incedere crescente e ostinato; si parla di resa dei conti. Come nel penultimo “Galleria”, in cui un mandolino lontano viene incorniciato da chitarre elettriche che intonano il tema nella sua essenza animalesca, una tromba prima accennata e poi solista. Il conclusivo surrealmente distensivo “Triello finale”, citante morricone solo nel titolo, è un degno “The End” di una partitura da ascoltare e riascoltare!
Titolo: Take Five
Compositore: Giordano Corapi
Etichetta: Emergency Music Italy, 2’14
Numero dei brani: 23 (21 di commento + 2 canzoni)
Durata: 47′ 30”
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