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Soundtrack: "Turner" - "A Running Jump" di Gary Yershon

11 maggio 2015 Soundtrack 0 Commenti
Turner

Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore* * * * *

Poco noto al di fuori della Gran Bretagna, il sessantenne Gary Yershon è in realtà un compositore molto radicato nel mondo delle musiche di scena, radiofoniche e televisive britanniche. E non è certo la prima volta che si trova a musicare il cinema “degli ultimi” di Mike Leigh…


Anche se il suo nome è poco noto fuori dalla Gran Bretagna, il sessantenne londinese Gary Yershon è un compositore da tempo radicato nel mondo delle musiche di scena, radiofoniche e televisive inglesi, ed è soprattutto noto per il suo rapporto fiduciario con il cinema “degli ultimi”, realistico e insieme eccentrico, di Mike Leigh (La felicità porta fortuna, Another Year).
Questa matrice teatrale appare trasposta abbastanza nettamente nello score per la biografia che Leigh ha dedicato alla ribollente e agitata vita del grande pittore inglese ottocentesco Joseph William Turner. Yershon vi compie infatti due scelte fondamentali: la prima è quella di un organico molto ristretto, limitato a un gruppo cameristico di archi e a un quartetto formato da arpa, sassofono, flauto e clarinetto (occasionale e isolata l’entrata dei timpani, come in “Varnishing day” o “Old and new”), il tutto sotto la direzione delicata e precisa di Terry Davies. Sonorità, dunque, radicalmente contenute. La seconda opzione è quella di uno spiccato atonalismo, che trasloca l’atmosfera sonora del film in un clima novecentesco; un anacronismo molto raffinato e stilizzato, che soprattutto nella scrittura degli archi rimanda al vitreo, essiccato rigore di certe pagine britteniane: dunque nessuna concessione a un ascolto di intrattenimento, ma piuttosto un tentativo assolutamente coraggioso e linguisticamente avanzato di tradurre in note il tipo di sensazione che provoca la visione dei quadri di Turner, delle sue fosche marine, dei suoi paesaggi acquatici e incombenti, non sempre di facile decifrazione. Un’operazione, dunque, dichiaratamente intellettuale, che insegue – va detto: catturandolo in pieno – quel senso di “indistinto”, di non del tutto percepito, di irrisolto che è una delle caratteristiche della pittura turneriana.

Il tessuto sonoro è acuto, penetrante: vi domina un tema sinuoso, serpentino e lamentosamente discendente, che si muove lungo un glissando dei violini ma anche dei fiati sovrapponendosi ad altre linee che tuttavia non appaiono sincronizzate tra loro, così da creare un effetto di “ritardo”, di mancata messa a fuoco e di confusione armonica destabilizzante e inquieta: sono frammenti, enunciazioni brevissime (raramente le tracce superano il minuto), che ruotano pallidamente e languidamente intorno al tema principale, onnipresente e ossessivo, soffermandosi sospesi e ondeggianti su accordi tenuti di clarinetto e flauto (“The fighting temeraire”). “Colour shop”, “Long time ago” e “Ailing” sono fondati su questo estenuante e continuo lavorio degli archi, ai quali tuttavia si aggiunge anche un tema secondario, una sorta di timida dichiarazione di due note affidata principalmente ai violini ma talvolta anche ai celli (“Preparations”), in un reticolato di incessanti punti variativi; può anche accadere che sporadicamente l’atmosfera si movimenti con disegni frenetici e saltellanti, come in “Action painting”, oppure che faccia la propria comparsa, in una chiave dichiaratamente impressionistica, il basso tuba, come in “Lashed to the mast”. I flussi melodici si muovono e si spostano con esasperante lentezza, quasi fluttuando da un brano all’altro (“Margate again”, “Critics”), creando anche contrasti timbrici di enigmatica impenetrabilità, come i celli e l’arpa di “Low”. Non sono estranee all’insieme accenni di movenza quasi jazzistica, soprattutto nel trattamento degli archi e in alcuni passaggi del clarinetto; ma comunque appare sorprendente la sinergia che Yershon riesce a instaurare tra il profilo scontroso, misantropo e solitario del protagonista e la sua musica catafratta, oscura e tutt’altro che di facile assorbimento, ma a suo modo potentemente suggestiva.

L’album della Varèse approfitta dell’occasione per offrire anche un’ampia suite suddivisa in otto parti tratta da un’altra, ben diversa, partitura del compositore, ossia quella scritta nel 2012 per A Running Jump, un corto di mezz’ora che Leigh girò in occasione delle Olimpiadi londinesi. Qui l’atmosfera è decisamente più brillante e spigliata, sudamericaneggiante: l’impianto di commedia offre il destro per una coreografia sonora spumeggiante e ancora una volta jazzistica, il cui filo conduttore è un incessante, veloce moto perpetuo del pianoforte accompagnato e sostenuto dal rullare dei bongos e da un basso (“Pt.1: Fit’n’ Fancy” e “Pt.4: On the spot”). A questi si aggiungono (“Pt.2: Billy”) due trombe quasi in lontananza che divagano in stile molto latinoamericano (“Pt.3: On the run – In the swim”). Tutte queste sezioni dialogano reciprocamente in una ripartizione di ruoli molto rigida, dove la scrittura del piano è continuamente interrotta nel suo andirivieni di ostinati e scalette dai bongos e da pungenti interventi delle trombe; in “Pt.7: Goals” appare anche un languido, accarezzante blues mentre in “Pt.8: Fittier’n’ Fancier – Taking flight – The final” si fa strada una sorta di canone prima che le trombe riprendano, con modalità quasi barocche, il loro scattante percorso.

Due aspetti, dunque, di un compositore che sinora si è dedicato relativamente poco al cinema ma dal quale proviene una spinta innovativa e anticonvenzionale assolutamente pregevole.


La copertina del CDTitolo: Turner (Mr. Turner)
A Running Jump

Compositore: Gary Yershon

Etichetta: Varèse Sarabande, 2014

Numero dei brani: 29
Durata: 57′


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