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Sully di Clint Eastwood

9 dicembre 2016 Recensioni 2 Commenti
Sully

Warner, 1 Dicembre 2016 – Frenato

Il 15 Gennaio 2009 un aereo della US Airways con a bordo 155 passeggeri tenta un disperato ammaraggio nell’Hudson in seguito alla rottura di entrambi i motori. L’impatto riesce senza contare vittime. Per l’opinione pubblica il pilota è un eroe, ma dovrà rispondere in sede legale circa la natura dell’incidente…


Aaron Eckhart e Tom Hanks in SullyIl “birdstrike” o “impatto con volatili” rappresenta una delle cause – tra l’altro meno frequenti, ma comunque ingenti – di danneggiamento degli aeromobili. I calcoli probabilistici e la simulazione ingegneristica muovono il filo dell’accusa nei confronti dell’eroico Chesley “Sully” Sullenberger che, insieme al suo assistente di volo, dovrà trovarsi a difendere l’errore umano da tutto ciò che è calcolabile.

Tom Hanks e Aaron Eckhart in SullyIl celebre caso di cronaca trasposto nell’opera di Eastwood si presenta come evento già concluso e, contrariamente alle attese, già dai primi minuti di riprese lo spettatore viene a conoscenza del “miracolo dell’Hudson”. La scelta dominante è quella di denudare la vicenda di gran parte del suo lato adrenalinico, perseguendo la scelta della sobrietà assoluta. L’azione viene riproposta in più sequenze grazie al frequente ricorso al flashback, che mostra a più riprese ciò che è accaduto all’interno dell’aereo. Trattandosi di un evento recente piuttosto noto, e per di più già rivelato in apertura, le sequenze d’azione mancano in parte di quell’enfasi frutto dell’imprevedibilità, che normalmente accompagna questo genere di film.

Tom Hanks in SullyLe distanze da opere come Flight appaiono evidenti soprattutto negli intenti. Eastwood mira a celebrare intimamente un eroe silenzioso nel modo in cui forse lui stesso vorrebbe, senza eccessi né sentimentalismi, con un’opera che fin dal titolo enfatizza il lato confidenziale del protagonista. Il calore che affiora da alcuni passaggi non si amalgama però con la frammentarietà narrativa che frena eccessivamente le emozioni, non lasciando troppo spazio a quel pathos che in una storia come queste risulterebbe necessario. Sully si mostra come un film frenato anche nella durata (96 minuti), che non si concede divagazioni narrative al di fuori di quelle strettamente legate alla vicenda, relegando al minimo le infiltrazioni familiari e le storie individuali dei passeggeri, rappresentati come un’entità omogenea. Gli sviluppi potenzialmente interessanti rimangono soltanto accennati al fine di inseguire una coerenza narrativa volta a un rigore tassativo che poteva essere smussato.

L’opera di Eastwood si presenta come una silenziosa trasposizione di una storia dall’eco mondiale, un timido sguardo interiore nei confronti di un uomo che ha scongiurato una catastrofe annunciata, ma che soprattutto ha insegnato all’America e al mondo – italiani in primis – cosa vuol dire essere gli ultimi a scendere dall’aereo.


La locandina di SullyTitolo: Sully (Id.)
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Todd Komarnicki
Fotografia: Tom Stern
Interpreti: Tom Hanks, Aaron Eckhart, Valerie Mahaffey, Delphi Harrington, Mike O’Malley, Jamey Sheridan, Anna Gunn, Holt McCallany, Ahmed Lucan, Laura Linney, Laura Lundy Wheale, Onira Tares, Gary Weeks, Katie Couric, Jeff Kober
Nazionalità: USA, 2016
Durata: 1h. 36′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Ciao Albe.
    Hai visionato “Richard Jewell”? Se si, che ne pensi?
    Questi 2 insieme a “Ore 15:17” si possono considerare una personale trilogia di Clint secondo te? Le tematiche non sono poi tanto differenti…

    P.s. forse non hai visto la mia domanda sulla scheda di “Pinocchio”, riesci a rispondermi?

    Grazie😊

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Non so, alla fine sono tre film molto diversi tra loro, stilisticamente e narrativamente, collegati solo dal fatto di essere tratti da eventi reali. È vero, però, che già questo rappresenta una particolarità, nella filmografia di Eastwood. Non so, i protagonisti di “15:17” hanno poco a che fare con gli altri due, e “Sully” non riguarda attentati terroristici. Il collegamento lo vedo labile.

    Personalmente “Richard Jewell” mi è piaciuto molto, “Sully” un po’ meno e l’altro per nulla. In generale, però, ho visto una mano registica più ferma e giustamente meno enfatica rispetto agli ultimi suoi film.

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