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"The Signal" di William Eubank

30 aprile 2015 Recensioni 2 Commenti
The Signal

Inedito in Italia – Intrigante

Tre studenti del MIT sono in viaggio verso la California quando ricevono mail minatorie da un hacker che li aveva già colpiti in precedenza. Riescono a rintracciarlo in Nevada, ma la casa da cui proviene il segnale è abbandonata. Di colpo, però, vengono trascinati verso il cielo e si risvegliano in uno strano laboratorio sotterraneo…


Laurence Fishburne in The SignalWilliam Eubank non è certo un veterano di Hollywood ma questo suo secondo lungometraggio dimostra come sia un regista meritevole di attenzione e che avrebbe anche qualcosa da insegnare. The Signal è un thriller fantascientifico a basso costo che partendo da una verità di fatto – nessun sistema informatico è inviolabile – testimonia come poche idee ma ben organizzate possano dar vita a una trama imprevedibile, colpi di scena non pilotati e tanta, tanta suspense.

Brenton Thwaites e Beau Knapp in The SignalI tre giovani protagonisti sono attori sconosciuti proprio perché l’obiettivo non è centrato sulla loro figura, quanto su ciò che rappresentano – una parte per il tutto – e sulla loro evoluzione, un’ibridazione uomo-alieno/tecnologia che riporta alla memoria l’eXistenZ di Cronenberg ma che omaggia anche film come Matrix. Nel cast l’unico nome davvero di peso è quello proprio di Laurence Fishburne, che si limita però a essere funzionale alla sceneggiatura e non a prenderne le redini: ognuno, nel suo microcosmo, aggiunge una tessera al puzzle per ottenere quel quadro finale, precedente i titoli di coda, che per una volta non ipoteca né seguiti né spin-off, offrendo una giustificazione appagante allo spettatore.

Olivia Cooke e Brenton Thwaites in The SignalCon 27 giorni di ripresa e appena 4 milioni di dollari in budget, fin dall’esordio al Sundance 2014 si erano intuite le potenzialità di questo film grazie anche all’ottima fotografia (forse perle scene in notturna sono troppo… notturne) e alla cura maniacale riposta nella descrizione delle location, tanto desolate quanto insolitamente ricche di particolari. Volendo cercare i punti deboli e quegli aspetti che a fronte di quanto descritto passerebbero in secondo piano, ci sono varie incongruenze nella storia, che forzano l’evoluzione degli eventi verso la direzione voluta dal copione, soprattutto nella parte iniziale, quella meno fantascientifica, quando si parla di Massachusetts Institute of Technology e di tecniche di tracciamento in stile Firewall – Accesso negato. Ma in definitiva, The Signal è un film da vedere ma non da giudicare.


La locandina di The SignalTitolo: The Signal
Regia: William Eubank
Sceneggiatura: Carlyle Eubank, William Eubank, David Frigerio
Fotografia: David Lanzenberg
Interpreti: Brenton Thwaites, Olivia Cooke, Beau Knapp, Jeffrey Grover, Laurence Fishburne, Roy Kenny, Timothy Holmes, Ricardo Campos, Drew Sykes, Lin Shaye, Robert Longstreet, Patrick Davidson
Nazionalità: USA, 2014
Durata: 1h. 37′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Plissken ha detto:

    Mi sento in sintonia con il Degni per ciò che concerne la valenza generale del film, ovviamente secondo la mia personale lettura.

    Soprattutto nella prima metà la suspense è effettivamente palpabile, poi a mio modesto avviso subisce una leggera inflessione che non va comunque ad inficiare il buon livello della pellicola, anche se a tratti mi è sembrato ravvisabile il “basso budget” in seguito a situazioni in cui il regista si è dilungato troppo a lungo, quasi alla ricerca di una dilatazione temporale che m’è apparsa un po’ forzata in qualche frangente.

    Considerata la giovane età i non-Fishburne mi sembra abbiano offerto una prova più che dignitosa, lontana dagli stereotipi propri del cinema americano inerenti gli adolescenti ai College. Il regista mi sembra ci sappia fare, ed anche se qualche volta fa capolino un certo manierismo che oltre ai citati Cronenberg e Wachowski sembra attingere perfino a “Blair witch project”, il risultato risulta complessivamente valido e soprattutto personale. Non eccezionali le (poche) scene “action” ma ben integrate nel contesto. Buono il finale, che avrebbe meritato forse uno sviluppo più “curato”.

    Nel complesso un film da vedere, sicuramente “intrigante” e di ottima fattura per molti aspetti, per quanto non appaiano del tutto invisibili i limiti dettati dal low budget e dalla formazione del regista forse non ancora totalmente “maturo”.

  2. Fabrizio Degni ha detto:

    Plissken, e’ sempre un piacere leggere i tuoi commenti, grazie. Ho molto apprezzato anche la natura di opera unique, autoconclusiva, in un mondo in cui oramai la serialita’ e’ diventata la chiave attrattiva per richiamare pubblico al cinema con il ricatto di spiegazioni sempre piu’ allungate tipo brodaglia.
    Fishburne come attore pero’ lo vedo proprio calante (o calato del tutto)…

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