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Tolo Tolo di Checco Zalone

2 dicembre 2020 Recensioni 3 Commenti
Tolo Tolo

Medusa, 1 Gennaio 2020 – Migrante

Un imprenditore fallito fugge in Africa per non pagare le tasse in Italia. Quando però si ritrova in mezzo a una guerra, si vede  costretto a tornare nel Bel Paese. Affrontando allora il viaggio attraverso il Mediterraneo che ogni giorno devono affrontare migliaia di disperati…


Il senso di Tolo Tolo è molto chiaro: attirare le persone nei cinema con un trailer accattivante sugli stereotipi dell’immigrato e poi, nel buio della sala colpirlo con il dramma dei migranti, metterlo di fronte alla devastante disperazione di chi è costretto a lasciare il suo Paese. L’operazione, purtroppo riesce solo a metà. La parte comica funziona alla grande: quando si deve ridere, si ride e le battute vanno a segno, tutte. Checco Zalone ha alcune intuizioni eccezionali: ha attacchi di fascismo ed è dipendente dalle creme all’acido ialuronico e le sfrutta in modo eccellente consegnandoci battute sempre efficaci.

La parte sui migranti, invece, non funziona. Il film voleva dimostrare che queste persone non fanno un viaggio di piacere, ma affrontano una durissima traversata tra mille difficoltà e insidie, ma la traversata dalle zone di guerra all’Italia assomiglia davvero a poco più di un viaggio di piacere. Certo, si viaggia scomodi e si rischia di essere venduti dagli amici, ma pare che ci sia sempre un giornalista o una ONG pronta a soccorrere chiunque sia in difficoltà. Soprattutto: non si muore mai. Zalone esclude il dramma dal suo film, o lo rappresenta in modo simbolico. Così gli spettatori già convinti che «i migranti arrivano qui troppo facilmente» troveranno facile conferma alla loro convinzione, che però è l’esatto opposto di quello che Zalone si proponeva.

Tolo Tolo ha diversi punti di contatto con La vita è bella, il film di Benigni che riuscì a conquistare tre premi Oscar nel 1999: entrambi i film sono girati da un comico che fino a quel momento aveva girato film di enorme successo popolare prettamente comici. Entrambi trattano un tema “difficile” e drammatico (i campi di sterminio nazisti il primo, la tragedia dei migranti Tolo Tolo), in entrambi la storia ruota anche attorno a un bambino. Ma dove Benigni affrontava di petto la tragedia, Zalone la rifugge e trasforma così il suo film in una commedia che fa felici tutti e conferma ognuno nelle sue convinzioni.

Tolo Tolo è un film piacevole e divertente, dove si ride spesso e volentieri (tuttavia meno che in altri film di Zalone) che commette però l’errore di rappresentare troppo “alla leggera” la vera, grande tragedia dei nostri tempi alla quale, teoricamente, voleva dare dignità e visibilità. Sotto questo aspetto (ma solo) è un film riuscito solo a metà.


La locandinaTitolo: Tolo Tolo
Regia: Checco Zalone
Sceneggiatura: Checco Zalone, Paolo Virzì
Fotografia: Fabio Zamarion
Interpreti: Checco Zalone, Nicola Nocella, Souleymane Silla, Manda Touré, Nassor Said Birya, Alexis Michalik, Antonella Attili, Nicola Nocella, Maurizio Bousso, Gianni D’Addario, Barbara Bouchet, Nicola Di Bari
Nazionalità: Italia, 2020
Durata: 1h. 30′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. stefano ha detto:

    fate uscire la recensione del film ” l’odio” con vincent cassel

  2. Marco ha detto:

    Mah…io più che ridere ho sorriso.
    Un progetto simile fece Albanese con “Contromano”.
    Quando lasci il comico dirigere il tutto, dopo essere stati diretti da registi validi, la qualità si abbassa, è sempre così (Ficarra & Picone, AG&G).

  3. Roberto ha detto:

    Il film non mi ha fatto ridere, doveva essere un ibrido tra commedia e documentario ma fallisce in entrambi i fronti, lo collocherei in una categoria speciale di film, come “Pinocchio” di Benigni e “Il mio West” di Pieraccioni film in cui i rispettivi autori credevano tanto, ma hanno deluso gli spettatori. Peccato poteva essere un grande film, le parti che ho preferito sono quelle con la famiglia del protagonista che diventa protagonista in TV come accade in tanti casi televisivi e per motivi diversi il fatto che l’amico del protagonista, unico personaggio positivo fino a quel momento, lo tradisce per salvarsi, pessimo il finale e alcuni intermezzi cantati che allungano il minutaggio per nulla.

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