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"torneranno i prati" di Ermanno Olmi

14 giugno 2016 Recensioni 2 Commenti
torneranno i prati

01 Distribution, 6 Novembre 2011 – Desolato

Grande Guerra, trincea in quota sulle Alpi orientali. I soldati vivono giorno dopo giorno, assediati da freddo, fame e pidocchi e con la morte sempre in agguato, in un’attesa senza senso e senza speranza, aspettando un ordine trasmesso da qualche generale seduto al caldo nel suo ufficio…


Una scena di torneranno i pratitorneranno i prati – scritto così: rigorosamente tutto in minuscolo, come si conviene a un film minimalista – dimostra, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, la stupidità e l’inutilità di una guerra che, come tutte le guerre, rappresenta la summa di tutte le insensatezze dell’uomo. Non ci sono eroi, non ci sono imprese esaltanti, in una vita quotidiana fatta di attesa senza fine. Contadini e operai, strappati alle loro case, che sono stati trasformati in numeri provvisti di una divisa e di un fucile e mandati a essere uccisi o uccidere altri miserabili, perfettamente sconosciuti, che hanno la sola colpa di parlare una lingua diversa. Così le giornate si consumano monotone e inutili, sotto la neve che cade, un miserabile rancio, parassiti che tormentano fino all’esasperazione, distribuzione saltuaria della posta, unico momento, questo, in cui un numero guadagna la dignità di persona.

Claudio Santamaria in una scena di torneranno i pratiQuotidianità vuota e allucinata, con giorni e momenti tutti eguali, che si susseguono monotoni fino al prossimo assalto contro sconosciuti ancora più miserabili e trascinati, a forza, a uccidere persone che non si sono mai viste e non hanno fatto nulla di male per meritare un proiettile o un colpo di baionetta. Persone tanto vicine, nella trincea opposta, «da sentirne il respiro», che vivono parimenti giornate scandite dall’attesa di una lettera da casa, di un rancio che a casa si dava agli animali, di attesa interminabile per un futuro pieno di ombre.

Una scena di torneranno i pratitorneranno i prati è un film praticamente senza una trama, senza colpi di scena, senza cattivi e senza eroi. Un film in cui la fotografia di Fabio Olmi (figlio del regista) è forse la protagonista, nelle inquadrature di una natura di bellezza incomparabile e di trincee nebbiose, divise tutte uguali, soldati infreddoliti e stanchi ancora più anonimi di esse. «Comm’è bella ‘a muntagna stanotte…» la canzone che riassume il film, a contrastare il mondo di tenebra delle trincee in una guerra insensata e inutile. Non può non venire in mente il grido di Gian Maria Volonté in Uomini contro (film per cui, con perfetta coerenza della mentalità militare, il regista Francesco Rosi fu denunciato per vilipendio dell’Esercito): «Basta con questa guerra di morti di fame contro altri morti di fame», mentre le “menti”, i generalissimi, sorseggiano il caffè e discutono di spartizioni, pensando già alla fine del conflitto.


La locandina di torneranno i pratiTitolo: torneranno i prati
Regia: Ermanno Olmi
Sceneggiatura: Ermanno Olmi
Fotografia: Fabio Olmi
Interpreti: Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria, Camillo Grassi, Niccolò Senni, Domenico Benetti, Andrea Benetti, Francesco Nardelli, Carlo Stefani, Niccolò Tredese, Franz Stefani, Andrea Frigo, Igor Pistollato, Giorgio Vellar
Nazionalità: Italia, 2014
Durata: 1h. 20′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Mauro ha detto:

    Qualcuno mi può spiegare perchè in Italia si fanno così pochi film sulle guerre che hanno segnato un epoca e che hanno indirizzato il paese in cui viviamo? Dove sono i film che raccontano le storie dei nostri Alpini, delle battaglie, delle sofferenze?
    Ogni tanto qualche timido tentativo si vede, torneranno i pirati è un bel film, recentemente la RAI ha prodotto la fiction “Il confine”…. ma diamine il cinema italiano è ben lontano dal restituire alla storia ciò che ci ha dato. Conosciamo bene le guerre che hanno combattuto gli americani grazie a Holliwood, e gli italiani? Abbiamo libri bellissimi (di Mario Rigoni Stern, Giulio Badeschi, Nuto Revelli,…), ma dove sono i film?
    Qualche tempo fa avevo letto di un progetto per un film dal titolo “la seconda via” sulla ritirata di Russia, che fine ha fatto? Siamo forse troppo impegnati a fare cinepanettoni e a guardare i film degli altri?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Si fanno pochi film di guerra perché costano troppo. In Italia il cinema, inteso come circuito distributivo, è un settore fondamentalmente in perdita, per cui i produttori ritengono sia preferibile spendere il meno possibile, per realizzare un film. Nel momento in cui ci sono finanziatori vari – esteri, tv… – allora si può rischiare qualcosa in più, altrimenti si preferisce correre meno rischi possibile, producendo film dal costo produttivo relativamente limitato.

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