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Mediterraneo di Gabriele Salvatores

28 giugno 2003 Recensioni 2 Commenti
Mediterraneo

Penta Distribuzione, 1991 – Stucchevole

Nel giugno del 1941, 8 soldati del Regio Esercito Italiano vengono spediti a presidiare una piccola isoletta greca nel Mar dell’Egeo dove rimarranno fino all’inverno del 1943, completamente isolati dal mondo esterno. E su quell’isola qualcuno di loro lascerà il cuore…


Una scena di MediterraneoSopravvalutata conclusione della “trilogia della fuga” di Gabriele Salvatores, è più scorrevole ma nel complesso di molto inferiore ai due film che l’hanno preceduta (Marrakech Express e Turné). Giocando soprattutto intorno al tema, caro al regista, dell’amicizia virile, Mediterraneo si dimostra infatti una pellicola ruffiana e gonfia di stereotipi, con diversi buoni dialoghi e spesso divertente ma intrisa di buonismo in ogni scena, quando ancora la parola “buonismo” non faceva parte del vocabolario della lingua italiana.

Giuseppe Cederna, Gigio Alberti e Diego Abatantuono in MediterraneoSalvatores era nel pieno del suo periodo “generazionale”, ma a vedere i suoi film ci andava soprattutto chi apparteneva ad una generazione diversa da quella rappresentata, che era poi quella dei quarantenni cui apparteneva il regista. Ci andava chi faceva parte delle generazioni successive, chi ancora credeva ci fosse un luogo in cui scappare, chi ancora credeva si potesse fare un viaggio iniziatico, chi ancora si rifiutava di crescere… A tutti loro, questo film poteva sembrare perfetto.

Ad Hollywood è piaciuta talmente tanto da darle l’Oscar per il miglior film straniero, ma questa pellicola scritta da Enzo Monteleone ha nel gruppo di attori il suo vero punto di forza. L’unico.


La locandina di MediterraneoTitolo: Mediterraneo
Regia: Gabriele Salvatores
Sceneggiatura: Enzo Monteleone
Fotografia: Italo Petriccione
Interpreti: Diego Abatantuono, Giuseppe Cederna, Claudio Bisio, Vana Barba, Claudio Bigagli, Ugo Conti, Memo Dini, Irene Grazioli, Luigi Montini, Antonio Catania
Nazionalità: Italia, 1991
Durata: 1h. 36′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Donato ha detto:

    Alberto, che questo film non ti sia piaciuto è abbastanza evidente. Ti è piaciuto così poco che non hai avuto neanche voglia di parlarne, liquidandolo con una recensione di 15 righe.

    Io francamente non sono d’accordo con questo tuo giudizio quasi lapidario.

    Curiosamente, della serata al cinema in cui vidi “Mediterraneo” ho ancora dei ricordi abbastanza nitidi. Ero agli sgoccioli della mia carriera universitaria da fuori corso. Una sera me ne uscii di casa per la disperazione. La persona con cui dividevo l’appartamento da fuori sede era tornato temporaneamente a casa e aveva “prestato” la sua stanza ad una coppia di suoi amici che erano di passaggio. Costoro avevano al seguito due figli e il più piccolo dei due (il maschietto) era un’autentica “piccola peste” che si divertiva (principalmente) a tormentare la sorella più grande provocando continui litigi e piagnistei.

    Ebbene, come detto, uscii perché non riuscivo a sopportare la piccola peste e, non avendo altro modo di passarmi la serata, entrai in un cinema vicino casa dove proiettavano “Mediterraneo”. Entrai in sala che il film era già iniziato, anche se da poco. Al termine della proiezione, rimasi in sala per vedermi la parte iniziale che mi ero persa e, visto che il film mi era piaciuto, finii per rivedermelo di nuovo fino alla fine. Uscii dalla sala verso mezzanotte e rientrai a casa, dove la piccola peste stava (finalmente) dormendo.

    Per carità, non voglio dire che sia un capolavoro. Come hai detto, il pregio principale di questo film è la presenza di un gruppo di attori molto bravi (e affiatati), che danno vita ad una variopinta galleria di personaggi ben caratterizzati. Tuttavia, ritengo degni di menzione anche la fotografia, gli splendidi paesaggi insulari e l’ottima colonna sonora.

    Alla fine dei conti, è un film più leggero e scorrevole rispetto ai precedenti Marrakech Express e Turné. Indubbiamente, i personaggi di Mediterraneo sono tratteggiati in modo da ispirare simpatia negli spettatori ma non so fino a che punto ciò possa essere considerato come ruffianeria. D’altronde, non è facile fare un film di successo con personaggi antipatici o sgradevoli, anche se non è impossibile (vedi ad es. tutti i personaggi interpretati da Alberto Sordi).

    Pur essendo d’accordo sul discorso del “buonismo” (della serie “italiani brava gente”), ritengo che, soprattutto alla luce di ciò che il cinema italiano ha prodotto negli ultimi vent’anni, questa pellicola meriterebbe comunque di essere un tantino rivalutata.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Ahahah… Corro ad aggiungere un paio di foto, così la recensione sembra più lunga…
    Comunque, più che non mi è piaciuto, mi ha abbastanza infastidito l’insistenza nel rappresentare un certo tipo di personaggi. E se è vero che non è facile costruire un film attorno a personaggi antipatici, e altrettanto vero che non è obbligatorio fare per forza un gruppo di simpatici simpaticoni. Si può benissimo scegliere una via di mezzo, che sarebbe poi la cosa migliore. Certo, il cinema italiano degli anni successivi è praticamente morto, ma trovo che in quel momento sapesse proporre (anche per mano dello stesso Salvatores) pellicole di ben altro livello.

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