"Tutta colpa di Freud" di Paolo Genovese
Medusa, 23 Gennaio 2014 – Spensierato
Francesco Taramelli è un analista alle prese con tre casi disperati: una libraia che si innamora di un ladro di libri, una lesbica che decide di diventare etero e una diciottenne che perde la testa per un cinquantenne. Ma il vero caso disperato sarà quello del povero analista, perché le tre pazienti sono le sue adorate figlie…
Tutta colpa di Freud è un film corale divertente, brillante. Leggero sì, ma non troppo, e soprattutto non sempre. Complice sicuramente la splendida interpretazione di un cast sorprendente che non solo convince, ma che accompagna e coinvolge lo spettatore. A prescindere dal realismo delle vicende narrate, che raccontano uno spaccato di vita familiare e sentimentale più o meno verosimile, c’è da dire che il film diverte, e molto. La sceneggiatura è ben sviluppata, e i dialoghi azzeccati. Alcune battute, pungenti e ben mirate, tengono alto il livello narrativo e tirano fuori il meglio dall’interpretazione dei personaggi.
Paolo Genovese dirige questa commedia con ilarità e spensieratezza, ma non troppa. L’amore, l’orientamento sessuale, il sordomutismo, la difficoltà di comunicazione, la crisi matrimoniale, sono tutti argomenti affatto leggeri, che il regista propone in chiave ironica, divertente, ma non superficiale. E sta probabilmente proprio in questo la grandezza della pellicola. La narrazione è veloce, incalzante; regia e montaggio sono dinamici, mai noiosi. E seppure alcuni risvolti possono sembrare prevedibili (e lo sono), in linea di massima tutto risulta piacevole.
Marco Giallini, qui psicanalista abbandonato dalla moglie e costretto a crescere da solo tre figlie, è il perno attorno al quale tutto (e tutti) ruotano. La sua magistrale interpretazione, profonda e credibilissima, fa da sfondo alle storie delle tre figlie: Anna Foglietta, Vittoria Puccini e Laura Adriani. La prima, lesbica fino al midollo, che tenta in tutti i modi di tornare eterosessuale; la seconda, innamorata di un caratteristico ladro di libretti sordomuto; la terza, infatuata di un cinquantenne (Alessandro Gassmann) sposato ma in crisi. Claudia Gerini è elegante e autentica nei panni della moglie inconsapevole e Vinicio Marchioni commuove e intenerisce nei panni del sordomuto che a fatica comunica con la donna di cui è innamorato. Marchioni ci trascina in un mondo nuovo, sconosciuto, che sembra sospeso in una dimensione altra, che non sempre riesce a mescolarsi con il caos spiritoso delle altre vicende, e che ci obbliga a fermarci e a pensare. Perché il riuscire a comunicare è alla base di ogni rapporto, di ogni amicizia e amore. Ed è esattamente la difficoltà di comunicazione che fa da sfondo all’intero film. L’incapacità di dire «Ti amo», le incomprensioni familiari, le bugie, i tradimenti, i post-it lasciati su un cuscino o attaccati al frigo, sono tutti sintomi di una incomunicabilità di fondo che si cerca di combattere, per riuscire a stare bene con gli altri ma, soprattutto, con se stessi.
Titolo: Tutta colpa di Freud
Regia: Paolo Genovese
Sceneggiatura: Paolo Genovese
Fotografia: Fabrizio Lucci
Interpreti: Marco Giallini, Anna Foglietta, Vittoria Puccini, Laura Adriani, Alessandro Gassman, Vinicio Marchioni, Claudia Gerini, Daniele Liotti, Edoardo Leo, Giulia Bevilacqua, Dario bandiera, Maurizio Mattioli, Francesco Apolloni, Alessia Barela, Antonio Manzini
Nazionalità: Italia, 2013
Durata: 2h.
Film del tutto incolore, inodore, insapore… una minestra di ingredienti noti e stagionati che partendo da un’idea di per sé simpatica, si sviluppa e conclude nel modo piu’ prevedibile, e inutile, possibile.
La famiglia, le tre sorelle con il papà come HUB, è meno credibile di quella dei Simpson perché ognuna delle tre storie vissute dalle ragazze è qualcosa che, nella realtà, metterevvw in difficoltà un Nostradamus in grande spolvero.
L’unica scena che mi ha davvero fatto sorridere è stata la cena della figlia lesbica alla cena con l’uomo “perfetto”, dove la commedia degli equivoci era davvero ben costruita. Il resto, invece, con il papà psicologo per le figlie, ma incapace invece di analizzare sé stesso, un Gassman nella parte ma niente e piu’ e le tre sorelle con caratteri tutti, troppo, estremizzati, è un mero omaggio alla banalità.
Sconsigliato, almeno da parte mia.
A parer mio ben girato e molto ben interpretato da tutti quanti.
Leggero con qualche punta drammatica (la vicenda del sordomuto).
Non fa ridere (a parte la già citata scena con Edoardo Leo) e non commuove più di tanto.
Se preso come passatempo per una serata spensierata può andare, fermo restando di conoscere tutti i limiti della commedia italiana che questo lungometraggio, fra ovviamente pregi, ne contiene in discreta quantità.