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Videodrome di David Cronenberg

15 novembre 2003 Recensioni 4 Commenti
Videodrome

Taurus Cinematografica, 14 Agosto 19986 – Crudo

Max è il presidente di una piccola stazione televisiva alla ricerca di qualcosa di «che spacchi». Un giorno intercetta per caso un segnale televisivo clandestino che trasmette sevizie e torture di una violenza inaudita. Si chiama “Videodrome”, e Max lo studia con tale attenzione da rimanerne ossessionato…


James Woods in una scena di VideodromeIl manifesto del cinema di David Cronenberg, in cui il regista canadese riflette sull’avvelenamento provocato dal consumo di immagini televisive e su quanto la Tv abbia modificato non solo la società moderna ma anche la nostra stessa percezione della realtà. Pervaso da un pessimismo quasi insopportabile, Videodrome evita comunque la visione apocalittica che sembrerebbe ovvia con simili premesse: la visione che ha qui Cronenberg non è quella nichilista di totale rifiuto delle nuove tecnologie, bensì quella di chi associa un nuovo modo di vedere a qualcosa di nuovo da guardare, a qualcuno di nuovo che guarda.

Una scena di VideodromeI nuovi media, per Cronenberg, hanno bisogno di un nuovo tipo di spettatore, e per farci capire questo concetto lo inserisce in una storia forte, adatta quasi esclusivamente a quel tipo di nuovo spettatore di cui il regista sente il bisogno.

Attraverso gli ottimi effetti speciali visivi curati da Rick Baker, Cronenberg ci racconta una storia virata in rosso sangue, del tutto priva di umorismo e con risvolti decisamente avanti sui tempi, visto ad esempio che l’archivio di O’Blivion è più credibile nell’odierna era digitale che non in quella delle videocassette del 1983. Ad ogni modo, un film per stomaci forti.


La locandina inglese di VideodromeTitolo: Videodrome (Id.)
Regia: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Fotografia: Mark Irwin
Interpreti: James Woods, Deborah Harry, Sonja Smith, Peter Dvorsky, Jack Creley, Leslie Carlson, Lynne Gorman, Julie Khaner, Reiner Schwartz, David Bolt, Lally Cadeau, Henry Gomez, Harvey Chao, David Tsubouchi, Jayne Eastwood
Nazionalità: USA – Canada, 1983
Durata: 1h. 27′


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Attualmente ci sono 4 commenti a questo articolo:

  1. Francesco Cuffari ha detto:

    Un film indimenticabile che mostra la piccola differenza tra il reale e l’irreale. Dove inizia una e dove finisce l’altra? Un capolavoro unico ed eterno. Ovviamente il pubblico non capì, non capisce e forse non capirà mai. Certamente il pubblico italiano è troppo imbecille per apprezzare un film del genere. Che si arrangino tutti quanti. Offensivo? Sì, certo. E mi piace. So di avere ragione.

    Alberto, come ti sono sembrati “Il demone sotto la pelle”, “Brood” e “Il pasto nudo”?

  2. capirebattiato ha detto:

    stasera l’ho visto anch’io..
    poi ho pensato, mo’ leggo la recensione di Cassani..
    e ci trovo un commento di 10 sec. prima che lo finissi di vedere..

    forse il commento sopra a questo è un’allucinazione..
    se lo è
    Morte a Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne!

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Questo è un film immaginifico, avanti nei tempi, e che tratta argomenti particolarmente duri e difficili. E’ forse uno dei film più originali degli anni ’80. E’ normale che all’epoca se lo siano filato in pochi, e chissà poi che polemiche in sede di censura…

    “Il pasto nudo” non mi è piaciuto, non per colpa di Cronenberg ma per via dell’universo immaginato da Burroughs che proprio non mi interessa. “Brood” e “Il demone sotto la pelle” invece mi sono piaciuti, come anche “Rabid”, ma lo stile visivo che oggi può sembrare rozzo non rendono loro giustizia. Diciamo comunque che Cronenberg è stato al massimo nel decennio successivo, con cinque film uno più bello dell’altro.

  4. Riccardo ha detto:

    Capolavoro

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