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"Villa Touma" di Suha Arraf

4 settembre 2014 Recensioni 0 Commenti
Settimana della Critica 2014

Inedito in Italia – Delicato

Badia ha vissuto l’infanzia in un orfanotrofio di Ramallah. A sedici anni si trasferisce dalle tre zie a Villa Touma, e qui inizierà la sua educazione sentimentale, un percorso che cambierà per sempre la vita sua e della sua famiglia…


Una scena di Villa ToumaDopo le esperienze da sceneggiatrice per La sposa siriana e Il giardino di limoni, Suha Arraf si presenta alla 29a edizione della Settimana Internazionale della Critica con Villa Touma e debutta alla regia con un dramma familiare che al Lido raccoglie un lunghissimo e meritatissimo applauso. Villa Touma è uno spaccato sulla vita d’una famiglia dell’aristocrazia cristiana della Cisgiordania palestinese alle prese con una guerra e un mondo da cui cerca di scappare. Una storia che, posta nel contesto del conflitto con Israele, si trova a fare i conti con una tematica da cui avrebbe potuto uscire schiacciata e che invece Arraf riesce a trattare con delicatezza e bravura.

Una scena di Villa ToumaQuesto perché Villa Touma non è solo un film sulla questione palestinese ma un dramma che Arraf porta in scena come se fosse una storia ecumenica. L’educazione sentimentale di Badia e gli amori perduti delle tre sorelle si intrecciano in un racconto che va al di là di una collocazione geografica specifica e che pone lo spettatore di fronte a domande più universali: il rapporto tra il mondo maschile e la reputazione delle quattro donne, il bisogno d’evasione dell’adolescenza e l’attaccamento alle proprie radici.

Una scena di Villa ToumaQuesto non vuol dire che il mondo del di fuori e la sua guerra vengano dimenticati, tutt’altro. Arraf riesce nella difficile impresa di portare in scena il conflitto con Israele senza mai mostrarlo davvero. La guerra arriva sullo schermo portata dal suono dei cannoni e degli elicotteri in lontananza, o dai necrologi appesi ai muri di Ramallah. E qui sta l’originalità e la vera forza del film. Perché trasformando il conflitto in una guerra invisibile Arraf riesce a dire – e a convincere – molto di più di quanto avrebbe potuto se gli scontri fossero apparsi in maniera più esplicita. Villa Touma si sviluppa così come un iceberg di cui allo spettatore viene mostrata solo una parte, la più piccola, e tutto il resto dà la sensazione d’essere nascosto in un gioco di silenzi e di frasi non dette che rendono il dramma molto più intenso.

Una scena di Villa ToumaFrutto di una scelta di regia che fa della villa stessa un personaggio, un teatro che Arraf costruisce come il rifugio di un’aristocrazia decaduta che al tempo stesso intrappola e protegge i suoi abitanti. Scelta che viene assecondata da una sceneggiatura che rafforza il dramma d’una famiglia impreparata a far fronte al mondo del fuori e ai suoi conflitti («camminate a testa alta: se qualcuno venisse ucciso davanti a voi non guardate nemmeno») e che ha scelto di restare a sognare un’epoca che non tornerà più. Un racconto emozionante e delicato, uno spaccato su una realtà che Arraf riesce a narrare da una prospettiva originale e coinvolgente.


Il manifesto della Settimana della Critica 2014Titolo: Villa Touma
Regia: Suha Arraf
Sceneggiatura: Suha Arraf
Fotografia: Yaron Scharf
Interpreti: Nisreen Faour, Ula Tabari, Cherien Dabis, Maria Zreik, Nicholas Jacob, Hussein Yassin Mahajne, Evelyn Kaplun, Eli Rezik, Doraid Liddawi, Diana Zreik, Jawaher Shoufani, Oriette Zaknun
Nazionalità: Palestina, 2014
Durata: 1h. 25′


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