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Zona d'ombra di Peter Landesman

21 aprile 2016 Recensioni 2 Commenti
Zona d'ombra - Una scomoda verità

Sony, 21 Aprile 2016 – Blando

Esaminando il cadavere di un ex giocatore di football americano, un neuropatologo scopre tanti danni cerebrali da concludere che la causa della morte sono stati i numerosi colpi alla testa subiti giocando, che hanno provocato ciò che lui chiama Encefalopatia Traumatica Cronica. Ovviamente la comunità del football lo osteggia…


Alec Baldwin e Will Smith in Zona d'ombraBen prima di arrivare nei cinema italiani, Zona d’ombra era salito alla ribalta delle cronache in occasione dell’annuncio delle nomination agli ultimi Oscar. E’ infatti questo il film da cui è partita la campagna di boicottaggio #OscarSoWhite, non a caso fomentata dalla moglie del suo protagonista. Ma polemiche a parte, Zona d’ombra è un film dalla confezione modesta e dalla narrazione piatta, e che per quanto racconti una vicenda poco nota e un aspetto ancor meno noto del mondo del football americano, tutto sommato può realmente interessare solo chi è già di suo interessato a questo sport.

Will Smith in una scena di Zona d'ombraBasato su un articolo pubblicato nel settembre 2009, sette anni dopo lo svolgersi degli eventi ma due mesi prima che la NFL riconoscesse ufficialmente la correttezza delle analisi del protagonista, Zona d’ombra procede lento e prevedibile (anche per colpa del reale svolgersi degli eventi) ma ha il grande pregio di rendere perfettamente comprensibile la situazione clinica che il protagonista si trova a studiare. Evidentemente la chiarezza espositiva nel raccontare storie realmente accadute è una buona capacità del Landesman sceneggiatore, che però si dimostra ancora una volta un regista troppo anonimo per suscitare emozioni nello spettatore.

Gugu Mbatha-Raw e Will Smith in Zona d'ombraWill Smith – a sentir molti il primo degli esclusi agli Oscar – è sì bravo a fingere l’accento nigeriano del suo personaggio, ma talmente inespressivo da dare la sensazione di osservare gli eventi senza che davvero gli importino, col risultato di sommarsi a una regia senza guizzi aumentando così la freddezza della pellicola. Perché se è vero che il ritmo compassato e la messinscena controllata sono adeguati a ciò che Zona d’ombra racconta, di certo non lo è la sua totale aridità emotiva.


La locandina di Zona d'ombra - Una scomoda veritàTitolo: Zona d’ombra – Una scomoda verità (Concussion)
Regia: Peter Landesman
Sceneggiatura: Peter Landesman
Fotografia: Salvatore Totino
Interpreti: Will Smith, Alec Baldwin, Gugu Mbatha-Raw, Arliss Howard, Paul Reiser, Luke Wilson, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Mike O’Malley, David Morse, Albert Brooks, L. Scott Caldwell, Hill Harper, Richard T. Jones, Eddie Marsan, Stephen Moyer, Bitsie Tulloch, Matthew Willig
Nazionalità: Regno Unito – USA – Australia, 2015
Durata: 2h. 03′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Dariazzo ha detto:

    Questo film non solo è, come detto da te, di un piatto incredibile.
    Ma fallisce in qualsiasi analisi sul problema CTE, in qualsiasi contestualizzazione della vicenda Steelers e nel comunicarci perché quel problema ha afflitto quei precisi giocatori, fatto non casuale al 100%.
    Scrivi CTE su wikipedia, leggi, e sostituisci in tutto e per tutto questo film.

    Da risate a crepapelle quando uno dei personaggi dice “Perché il football è [avverbio che non ricordo ] bello!”. Quanto devi essere pigro per descrivere il sentimento del fanatico di football davanti a un argomento così importante riassumendolo con una robaccia del genere?

    Inutile. Quello era l’aggettivo esatto. Blando va bene, sia chiaro, ma blando-inutile l’avrei amato.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Vero: al di là delle brutture filmiche, il film non riesce non solo a interessare ma anche a spiegare la situazione ai non appassionati (per quanto sia chiarissimo quanto contino i colpi alla testa per il benessere del cervello dei giocatori). E la superficialità della sceneggiatura non riesco a pensare dipenda dalla volontà di rendere chiari aspetti altrimenti ostici, perché secondo me è proprio l’idea di film a mancare.

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