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"Death of a President" di Gabriel Range

6 marzo 2007 Recensioni 0 Commenti
Death of a President

Lucky Red, 16 Marzo 2007 – Ambiguo

Chicago, 19 ottobre 2007. George W. Bush viene colpito a morte da alcuni colpi di fucile. Dick Cheney diventa il nuovo Presidente e usa la morte di Bush per mettere in atto una serie di misure contro il terrorismo, che limiteranno in maniera radicale la libertà dei cittadini…


Una scena di Death of a PresidentE’ da qualche anno, da quando Michael Moore macina incassi da blockbuster, che si parla della stagione – lunga – dei documentari, specie nell’annata 2005-2006 in cui molti film non di finzione hanno visto la luce persino nelle sale italiane, con risultati niente male. Ora che quest’onda s’è consolidata, la barriera è stata superata: è il momento della docu-fiction e del mockumentary. Sono termini che possono sembrare oscuri, ma che stanno semplicemente ad indicare modi di mescolare la narrazione filmica e la ripresa documentaria.
Così, nell’anno di United 93, il regista britannico Gabriel Range si cimenta con un finto documentario (mockumentary, appunto), ricostruendo con serietà e suspense l’attentato che il 19 ottobre 2007 ha ucciso il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush, e soprattutto le conseguenze, la caccia al colpevole, i cambiamenti nella politica americana: accumulando indizi come in una puntata di Blu notte di Lucarelli e dipanandoli secondo un preciso intento (fanta)politico.

Una scena di Death of a PresidentScritto dallo stesso Range con Simon Finch (anche produttori), è un finto speciale televisivo, realizzato ad un anno di distanza dall’assassinio di Bush Jr (quindi, nel 2008) per celebrarne la morte e la visione politica e che diventa sempre più, nel corso dei minuti, un atto d’accusa proprio contro quella politica, contro quel modo d’intendere il potere ed il rapporto con gli altri paesi, ma anche contro la leggerezza con cui sono state soppresse le libertà individuali in nome di un malinteso concetto di giustizia.
In pratica un via di mezzo tra Road to Guantanamo e Fahrenheit 9/11, con in più lo sfizioso espediente di un evento futuro, ed enorme, raccontato nei dettagli – esplicito l’intento di incuriosire il pubblico – che il regista e la sua troupe hanno messo insieme con perizia sovrumana per parafrasare ciò che è successo all’alba del 12 settembre 2001, del modo in cui è cambiato il modo d’intendere libertà e democrazia, di come paura e vendetta sono diventati mezzi di lotta politica, di come il problema non sia Bush in sé, ma la sua versione condivisa della Ragione di Stato.

Una scena di Death of a PresidentIn un procedimento di ricalco che sfiora la perfezione, Range s’immedesima quasi nella patriottica celebrazione di un comandante in capo ucciso dall’intolleranza dei dissidenti, poi però nel suo allargarsi quasi sornione alla realtà e all’oggi, scopre le carte mostrando come la politica possa generare mostri, covare serpi, costringere quasi le brave persone a fare atti insensati: è questo continuo ribaltamento di prospettiva, anche cinematografico – poiché il film salta dal thriller al pamphlet al legale al dramma con disinvoltura – a farci definire il film ambiguo, assieme ad un atteggiamento provocatorio che non si capisce perché nutrito di pura immaginazione (levando pathos emotivo, se non per pura provocazione).
Tolto il dato di curiosa e morbosa soddisfazione personale (se c’è un Presidente che non dispiacerebbe vedere morto è proprio quello qui ucciso), il ricorso al suo assassinio è un semplice escamotage pubblicitario che non dà spessore a cose sacrosante, ma già dette, testimoniate, fatte vedere per la realtà (filmata o ricostruita) di cui sono fatte: perciò quest’ipotetico film finisce per avere valore solo filmico, che comunque non è un valore da poco.

Una scena di Death of a PresidentLa costruzione “narrativa” è di ottimo livello per almeno un’ora, prima di perdere qualche colpo, e soprattutto il lavoro di montaggio e di confezione, ottenuto mischiando materiale di repertorio, immagini riprese dal vero, scene costruite ex-novo, riposizionamenti e ricontestualizzazioni, è quasi monumentale, e spesso fa strabuzzare occhi e cervello. Per non parlare della credibilità degli attori coinvolti nelle riprese. Ma si fatica a stringerne la motivazione, la reale forza d’essere. E’ come un oggetto perfetto, e di valore anche intrinseco, che non sappiamo come abbinare col nostro guardaroba.


La locandina inglese di Death of a PresidentTitolo: Death of a President – Morte di un Presidente (Death of a President)
Regia: Gabriel Range
Sceneggiatura: Gabriel Range, Simon Finch
Fotografia: Graham Smith
Interpreti: Hend Ayoub, Brian Boland, Becky Ann Baker, Robert Mangiardi, Jay Patterson, Jay Whittaker, Michael Reilly Burke, James Urbaniak, M. Neko Parham, Seena Jon
Nazionalità: Regno Unito, 2006
Durata: 1h. 36′


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