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"L'uomo nell'ombra" di Roman Polanski

19 febbraio 2010 Recensioni 1 Commento
Tommaso Tocci, 19 Febbraio 2010: Distinto
01 Distribution, 9 Aprile 2010

Quando un bravissimo ghostwriter britannico accetta di completare le memorie dell’ex Primo Ministro Adam Lang, il suo agente gli assicura che è l’occasione della vita. Ma il progetto sembra maledetto fin dall’inizio, quantomeno perché il suo predecessore è morto in uno strano incidente…


Recentemente premiato in absentia con l’Orso d’Argento per la miglior regia alla Berlinale, Roman Polanski torna con The Ghost Writer a una conduzione distaccata, e a un rapporto meno personale con la storia rispetto a ciò che furono Oliver Twist e Il Pianista. Ne viene fuori un lavoro di ottima fattura, per il quale il regista deve ringraziare Robert Harris e il suo romanzo, quello sì personale, incentrato sull’elaborazione britannica del lutto blairiano.
L’ex-giornalista lo scrisse d’improvviso nel 2006, quando a Downing Street le dimissioni del Primo Ministro calarono il sipario sul sogno del New Labour che aveva dominato gli anni ’90. Harris si sentì tradito dal ruolo che Blair ebbe nell’invasione in Iraq e nel conflitto tra Israele e Libano, e inventò la vicenda di un ghostwriter commerciale incaricato di scrivere la biografia di un ex-primo ministro accusato di essere un criminale di guerra. Una certa aura di mistero attorno alle rivelazioni del politico, unita alla sospetta morte dello scrittore inizialmente assunto, accompagna il protagonista nel viaggio surreale verso Martha’s Vineyard, l’isola del Massachusetts dove Adam Lang vive in esilio. Dalla sua prigione dorata, Lang si rivela al suo nuovo ghost attraverso un’intervista e un corposo manoscritto di memorie, ma i conti – scritti e parlati – non tornano, e il biografo dovrà spingersi più a fondo nelle indagini in un crescente clima di solitudine.

Polanski rielabora il materiale con mano raffinata, grazie a quel talento spesso offuscato da una mancanza di struttura. Libero di dover solo eseguire, trasforma The Ghost Writer in una miscela eterogenea ma stabile, in cui trovano spazio la suspense e gli intrighi politici così come lo humour (spesso di sommessa assurdità) e una perfetta costruzione visiva dell’atmosfera plumbea dell’isola. Il resto lo fanno alcune riuscite comparsate (Eli Wallach e Tom Wilkinson) che danno spessore alla componente di indagine.

Più che il tema del ghost come doppio, Polanski fa pensare a un fantasmatico “effetto scia”, a un’imperfezione fugace di un quadro altrimenti perfettamente composto. Ewan McGregor, il protagonista, è la scia del suo predecessore – un passo indietro a ri-abitarne stanza, auto e indagine. Pierce Brosnan è nella scia di Blair e del suo sorriso, ma anche di Polanski stesso, inversamente esiliato – l’uno può trovare asilo solo negli Stati Uniti, l’altro ovunque tranne che negli Stati Uniti – e profeticamente imputato (l’arresto del regista in Svizzera avvenne quando il film era già in post-produzione). Non solo: ci sono la moglie di Lang e la sua segretaria in scia reciproca, i luoghi controfigura (la Germania e le sue isole al posto di Londra e degli Stati Uniti), le parole digitali in scia di quelle analogiche (il manoscritto e le sue due versioni), fino al film stesso, realizzato dopo che il progetto iniziale di Polanski e Harris (l’adattamento del romanzo Pompei) non si è concretizzato.

Questa ricchezza di prolungamenti invisibili è il cuore di un film che sarebbe stato altrimenti troppo statico. Ne risulta invece un costante e proficuo inseguimento tra realtà e rappresentazione, uno scarto che non può non terminare su una strada di Londra (finta, of course) con un’entropica esplosione di quelle parole da cui nessuno riesce a trarre senso.


Titolo: L’uomo nell’ombra (The Ghost Writer)
Regia: Roman Polanski
Sceneggiatura: Robert Harris, Roman Polanski
Fotografia: Pawel Edelman
Interpreti: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, Timothy Hutton, Tom Wilkinson, Eli Wallach, James Belushi, Jon Bernthal, Tim Preece, Robert Pugh, David Rintoul, Tim Faraday, Alister Mazzotti, Marianne Graffam
Nazionalità: Francia – Germania – Regno Unito, 2010
Durata: 2h. 10′


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Attualmente c'è 1 commento a questo articolo:

  1. Riccardo ha detto:

    è considerato il capolavoro di polanski dopo il pianista io comunque devo ancora vederlo perciò è troppo presto per giudicare. ma comunque non c’è dubbio che sia un ritorno di polanski al noir dopo il bellissimo rosemary’s baby.
    Alberto, tu lo hai visto LA NONA PORTA con Johnny Depp? che ne pensi?

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