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Somewhere di Sofia Coppola

3 settembre 2010 Recensioni 13 Commenti
Somewhere

Medusa, 3 Settembre 2010 – Dispersivo

Johnny Marco, un popolare attore di film d’azione, ha tutto quello che i soldi e la fama possono dare, ma si sente ugualmente svogliato e depresso. Quando la sua ex gli affida per qualche giorno la loro figlia undicenne, per lui è l’occasione di ritrovare un rapporto più diretto e autentico…


Stephen Dorff e Elle Fanning in SomewhereUn rapporto padre-figlia da consolidare, una nuova visione della vita da acquisire: questi sono i nodi attorno a cui si avvolge la trama  del film di Sofia Coppola in concorso a Venezia 2010. In un racconto ossessivamente centrato intorno alla figura del suo protagonista, simpatico attore scansafatiche ignaro dei metodi di recitazione, la storia si avviluppa troppo spesso, si ingolfa e non procede, lasciando spazio a numerosi momenti di stasi, purtroppo poco significativi. È chiaro come nelle intenzioni della regista con Somewhere ci sia la volontà di mostrare dettagliatamente e soprattutto senza fretta i vari episodi che portano Johnny a desiderare un serio cambiamento in se stesso, ma purtroppo non si riesce ad arrivare a nulla di davvero coinvolgente o significativo.  I toni pacati e lontani dall’isteria che la regista e  sceneggiatrice decide di usare sono senz’altro graditi, e rendono la visione a tratti anche piacevole, ma finiscono per sfumare, per sfocare, tutto quello che invece dovrebbe avere più forza.

Stephen Dorff e Elle Fanning in SomewhereTra un piano sequenza sul nulla e l’altro, però, rimangono la simpatia di Elle Fanning, baby-attrice almeno per ora sopportabile, e la bravura di Stephen Dorff, volto perfetto e sentito per il suo personaggio. Senza di loro, Somewhere sarebbe sfociato davvero nel tedio da presunto autore di tanti registi da festival. Così com’è, questo nuovo film della Coppola, intrattiene con carineria ma non riesce a interessare davvero. All’interno dell’opera, purtroppo, un viaggio in Italia dei due protagonisti, dove vengono tragicamente affiancati da nomi televisivi innominabili e da una Laura Chiatti, con ogni probabilità imposta da Medusa (coproduttrice e distributrice del film in Italia), che si dimostra una volta di più attrice pessima e inascoltabile. Con un po’ di fortuna, magari ora che il film è passato nel concorso di Venezia 2010 (guarda caso, in Italia) ne uscirà una riedizione in cui queste parti di incredibile bassezza saranno del tutto rimosse. Come meriterebbero anche altre scene inutili.


La locandina statunitense di SomewhereTitolo: Somewhere (Id.)
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Fotografia: Harris Savides
Interpreti: Stephen Dorff, Elle Fanning, Chris Pontius, Michelle Monaghan, Benicio Del Toro, Laura Ramsey, Robert Schwartzman, Karissa Shannon, Eliza Coupe, Laura Chiatti, Simona Ventura, Nino Frassica, Jo Champa, Giorgia Surina, Maurizio Nichetti
Nazionalità: USA, 2010
Durata: 1h. 38′


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Attualmente ci sono 13 commenti a questo articolo:

  1. Michele ha detto:

    Perfettamente d’accordo con la recensione. A mio modestissimo parere la Coppola è una regista tragicamente fastidiosa. Ma più di tutto terribilmente raccomandata!

  2. El Duderino ha detto:

    Sì…e Paolo Maldini era forte perchè raccomandato…

  3. Michele ha detto:

    due categorie diverse, due nomi troppi diversi, due circostanze troppo diverse, due tipi di talento diversi, sostanzialmente il paragone che hai fatto, scusa il termine, ma non c’entra un cazzo.

  4. El Duderino ha detto:

    Se non cogli l’ironia della similitudine ci sono troppi livelli di differenza.

    Ti lascio alle tue elucubrazioni pretestuose e ai tuoi clichè. E me la rido.

  5. Michele ha detto:

    è incredibile come questi pseudo intellettuali vogliano fare a gara per dimostrarsi superiori ai comuni mortali, delimitando differenze che vedono solo loro e giustificandosi dicendo ” è solo ironia che voi non riuscite a cogliere”. Io la chiamo “Originalità a tutti i costi”. Ah be è ovvio che se non sarai d’accordo con quanto ho scritto, io me la riderò come fai tu! Dopotutto è solo ironia no?! Come dice il poeta “Non ti curar di loro ma guarda e passa.”

  6. marios ha detto:

    meno male che, almeno ogni tanto, qualche film non segue il manuale delle giovani marmotte.
    Basta “lentezza”, basta “gergo politichese”
    Concordo, invece, per quanto riguarda la probabile imposizione della straordinaria Chiatti.
    Oggi siamo circondati da “medici, ingegneri..come da attori, sceneggiatori,registi… e scrittori, comici..basta “seguire un corso” piu’ o meno lungo.

    “Tra un pianosequenza sul nulla e l’altro, però, rimangono la simpatia di Elle Fanning, baby-attrice almeno per ora sopportabile, e la bravura di Stephen Dorff, volto perfetto e sentito per il suo personaggio.”
    Sentenza spocchiosa, Maestro 😉

  7. Enrico Sacchi ha detto:

    Mah, “Somewhere” forse non seguira il manuale del blockbuster, ma si allinea comunque ai dettami di un altro genere non scritto, quello del film intellettual-radicalchic-sentimentale-rarefatto, che piace ad una precisa fettona di critica. A suo modo, è un film studiatissimo, il problema è che vorrebbe risultare genuino e non lo è. Per dirla più semplicemente, il modo di fare è lo stesso di “Lost in translation”, ma quest’ultimo è decisamente meno riuscito.
    La sentenza che citi è sì spocchiosa, ma credo che sia la frase che somigli di più al film stesso. Poi, va beh, ti passo il commento perché mi chiami Maestro. Continua così… ^___^

  8. tonino ha detto:

    film orribile a livello poco superiore a grande fratello . in sintesi una cagata

  9. leonardo ha detto:

    Lost in translation mi piacque molto, questo l’ho trovato veramente inconsistente.

  10. Fauno ha detto:

    Ho appena fermato il film dopo i primi cinquanta minuti e ancora non è successo nulla nella storia; sto cercando un motivo per portare a termine la visione.

    Curioso il fatto che allo stesso modo non riuscii a vedere per intero “Lost in Traslation”…Che sia un segnale del fatto che io e la Coppola proprio non ci azzecchiamo?!

    Nonostante “Il Giardino delle Vergini Suicide” mi piacque devo dire ma…Qui proprio mi scappano i sentimenti.

    In questo film non. Succede. Niente. Per la miseria!

    Che faccio, guardo i restanti quaranta minuti?

    Moscezza esci da questo film!!!!!!

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Fauno, se l’hai visto tutto hai potuto notare come continui a non succedere niente. Pensa come ci siamo sentiti noi quando abbiamo saputo che Tarantino aveva deciso di dargli il Leone d’oro.

  12. Fauno ha detto:

    Ahahahah Porca miserie! Guarda ieri sera alla fine ho deciso di fare uno sforzo e continuare a guardarlo ma…Alla fine Morfeo ha posto fine alle mie angosce. Sopraggiunto lui mi sono addormentato bellamente!

    E così mi son perso l’ebrezza del nulla cosmico del finale (a quanto mi pare di capire…)

    Bah….

    Per quanto riguarda Lost in Traslation ed Il Giardino delle Vergini Suicide cosa mi dite? Il primo l’ho visto a metà come Somewhere, il secondo l’ho visto tutto e non m’è dispiaciuto.

  13. Alberto Cassani ha detto:

    Secondo me sono entrambi bei film, per quanto molto diversi come stile e come idea che ne sta alla base. Certo però che il modo in cui è messo insieme “Lost in Translation” non lo rende esattamente adatto a tutti.

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