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"Anna Karenina" di Joe Wright

27 febbraio 2013 Recensioni 3 Commenti
Anna Karenina

Universal, 21 Febbraio 2013 – Teatrale

Anna Karenina è moglie di un alto ufficiale governativo a San Pietroburgo. Si reca a Mosca per aiutare il fratello a salvare il proprio matrimonio, e lì incontra un affascinante ufficiale di cavalleria. Tra i due scoppia immediatamente una scintilla che non può essere ignorata…


Aaron Taylor-Johnson e Keira KnightleyIl romanzo di Lev Tolstoj viene nuovamente adattato per il cinema, assumendo un insolito aspetto teatrale. Anna Karenina torna a rivivere la sua drammatica vicenda negli stessi luoghi della Russia ottocentesca, ma rivisitati in modo diverso. Eppure, al contempo questi luoghi vengono restituiti in tutta la loro atmosfera e bellezza.

La nota vicenda di Anna Karenina – il cui dramma si consuma nel suo dibattersi tra i doveri di moglie insoddisfatta del Ministro Aleksei Karenin, e la gioia di una nuova vita scoperta con il giovane Conte Vronskij – viene rappresentata su un palcoscenico del quale sono appositamente mostrate anche le quinte. Il teatro e i meandri dei suoi retroscena esprimono una metafora abbastanza scontata: i personaggi che vi abitano interpretano un ruolo che loro stessi si sono scelti per mancanza di coraggio, oppure per un ostinato rispetto delle convenzioni a volte tanto sbagliato da rovinare le loro vite. Al contrario, i personaggi che vivono negli spazi all’aperto – inizialmente, ciò succede solo a Konstantin Levin – sono coloro che hanno il coraggio di rischiare i propri sentimenti anziché scegliere la sicurezza delle logiche imposte.
Keira KnightleyÈ la traduzione in immagini di queste metafore a diventare la sfida del film, che spesso intreccia i due livelli oppure ricorre ad alcuni flashback per ricostruire brevemente delle scene delle quali si mostra subito il finale per ripercorrerle appunto a ritroso. La temporalità viene manipolata anche quando i personaggi passano da un luogo all’altro senza un vero stacco, che potrebbe essere di pochi minuti se non di alcuni istanti, necessario per percorrerne la giusta distanza. Oppure ancora, il passaggio tra l’interno teatrale e l’esterno reale è reso metaforico dallo spalancarsi delle scenografie sul mondo esterno. Questo succede quando Levin decide di tornare nella sua tenuta, restando fedele ai propri principi e rifuggendo dalle gabbie che diversamente potrebbe costruirsi al pari di chi rimane invece nel teatro. Seguendo la stessa logica, saranno dei luoghi esterni ad accogliere Anna e Vronskij dopo la loro scelta di ribellarsi alle convezioni per seguire i reciproci sentimenti.

Jude Law e Keira KnightleyTutto lo stile del film è ricercato, perché le immagini si traducono spesso in studiati movimenti o più spesso in studiate pose geometriche. I personaggi stessi assumono a volte delle movenze che riflettono i loro stati d’animo, come nel caso di Vronskij che si muove irrigidito prima di poter vivere la sua storia con Anna letteralmente alla luce del sole. Altre immagini esprimono ulteriori metafore: il parallelismo tra Anna e la cavalla di Vronskij pare allusivo almeno un paio di volte, perché indirettamente l’una rimanda all’altra rivelando in entrambi i casi qualcosa sul temperamento del Conte. A sua volta la ricercatezza si esprime in alcune citazioni, come Anna ripresa in campo lungo in mezzo a un prato e con un parasole, che rimanda alla “Donna con il parasole” di Claude Monet. Invece le movenze quasi marionettistiche degli impiegati di Stiva, fratello di Anna, sembrano essere una citazione del teatro polacco contemporaneo, specie quello di Tadeusz Kantor.

Keira KnightleyLa sceneggiatura, non a caso, è di Tom Stoppard mentre le scenografie, anche quelle che riproducono fintamente degli ambienti o parti di essi, sono di alto livello al pari dei costumi meritatamente premiati con l’Oscar. Soprattutto, di grande atmosfera resta il treno a vapore anche quando è rinchiuso a sua volta nell’ambiente teatrale o quando sfuma nel suo modellino. L’Anna Karenina che emerge da tutto ciò non ne viene sovrastata o sminuita, per quanto non ci siano particolari tono melodrammatici: si tratta di una donna moderna e spigliata forse ancora più di quanto ci si potrebbe aspettare, certamente combattuta ma anche piuttosto determinata. La sua vicenda predomina sulle altre tematiche trattate come l’amore, il matrimonio, la fedeltà, l’autenticità dei sentimenti e perfino, in questo caso solo accennata, la recente abolizione della servitù dei contadini nei suoi aspetti positivi ma anche negativi.

Il film ha una forma non convenzionale che a volte può non convincere pienamente, oppure può intralciare un poco il ritmo delle vicende. Tuttavia nel complesso vince la sfida di una trasposizione che, se nei contenuti non è nuova per forza di cose, lo è almeno nello stile.


La locandina statunitenseTitolo: Anna Karenina (Id.)
Regia: Joe Wright
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Fotografia: Seamus McGarvey
Interpreti: Keira Knightley, Jude Law, Aaron Taylor-Johnson, Kelly Macdonald, Matthew MacFayden, Domhnall Gleeson, Ruth Wilson, Alicia Vikander, Olivia Williams, Emily Watson, Guro Nagelhus Schia, Susanne Lothar, Alexandra Roach
Nazionalità: Regno Unito, 2012
Durata: 2h. 10′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. Federica Belletti ha detto:

    Pienamente d’accordo. Però uscendo dal cinema la sensazione è quella di capire il dramma di Anna, eppure non sentirne la disperazione. Lo ho trovato un po’ freddo dal puro punto di vista dei sentimenti, ma non per questo non è un buon film, anzi la mancanza di melodrammaticità mette ancora più in evidenza lo stile registico. =)

  2. Tiziana Cappellini ha detto:

    Esattamente.
    Si è trattato di una precisa scelta stilistica, che non ha penalizzato né l’anima né lo spirito della protagonista.

    E’ stato piuttosto un modo per proporre ancora una volta la sua vicenda senza stratificarla e senza renderla troppo scontata nella narrazione.

  3. Marco ha detto:

    D’accordo con la recensione. Esalto anch’io il reparto tecnico in toto, incluse tutte le prestazioni attoriali.
    Verso la fine ho sentito un pò di stanchezza dovuta appunto al ritmo che scema un pò ed alla storia non tanto nelle mie corde.
    Originale.

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