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Arrival di Denis Villeneuve

19 gennaio 2017 (1 settembre 2016) Recensioni 4 Commenti
Arrival

Warner, 19 Gennaio 2017 – Circolare

Gli alieni sbarcano sulla Terra, in 12 città diverse sparse ai quattro angoli del globo. Un’esperta linguista viene incaricata dal Governo statunitense di provare a comunicare con gli alieni per capire le ragioni del loro arrivo, ma i ricordi della figlia la tormentano…


Amy Adams in ArrivalImmaginate un puzzle in tre dimensioni di cui avete tutti i pezzi ma che non sapete cosa andrà a comporre una volta completato. Poi immaginate un puzzle tridimensionale completato ma di cui non riuscite a distinguere i singoli pezzi pur sapendo di cosa si tratta. Questo è Arrival, il nuovo film di Denis Villeneuve presentato in concorso al Festival di Venezia 2016. E non è una via di mezzo tra le due situazioni, né la loro somma: è entrambe le situazioni contemporaneamente. E’ la summa delle tante anime che compongono il cinema che il regista canadese ha fatto finora, ed è soprattutto un gran film.

Jeremy Renner in ArrivalTratto da un racconto di Ted Chiang, Arrival mette in scena la consueta perizia tecnica di Villeneuve e collaboratori, ed è costruito in modo da non affogare i temi della riflessione negli stilemi del genere né svilire il genere facendone una semplice cornice anonima. Ma è anche costruito narrativamente in maniera eccellente, dosando i tempi e le parole, rivelando i particolari senza sottolinearli eccessivamente e rendendo chiarissimi i concetti che vengono illustrati. Tutte doti che Villeneuve aveva già messo in mostra lungo la sua carriera, ma mai con la precisione e maturità dimostrata qui.

Amy Adams in una scena di ArrivalVa detto che l’intreccio drammatico è affascinante di suo, e anche le situazioni potenzialmente più sgradevoli sono trattate con delicatezza e attenzione. Arrival è un film complesso, che non investe lo spettatore di emozioni ma le fa crescere lentamente con lo scorrere dei minuti, arrivando a un finale rivelatorio perfettamente coerente e narrato benissimo ma troppo cerebrale per spingere alla standing ovation. Difficile dire se sia il miglior film del regista di Prisoners e Sicario: di certo non ha l’impatto emotivo di La donna che canta, ma è una pellicola decisamente più sfaccettata e consapevole. Una di quelle di cui si parlerà ancora tra molti anni.


La locandina di ArrivalTitolo: Arrival
Regia: Denis Villeneuve
Sceneggiatura: Eric Heisserer
Fotografia: Bradford Young
Interpreti: Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Nathaly Thibault, Mark O’Brien, Tzi Ma, Leisa Reid, Abigail Pniowsky, Jualia Scarlett Dan, Max Walker
Nazionalità: USA, 2016
Durata: 1h. 56′


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Attualmente ci sono 4 commenti a questo articolo:

  1. Antonio ha detto:

    Concordo perfettamente.
    Circolare è il perfetto termine figurativo per descrivere questo ottimo film di fantascienza!!
    Devo dire che nonostante le premesse simili al disaster movie Independence Day (che adoro, quello del 96′), Arrival vira verso un realismo davvero ben curato.
    La prima parte è entusiasmante; si percepisce la tensione dei protagonisti durante il primo ed il secondo “incontro” ma anche il secondo atto, che è perfettamente coeso con la prima parte, non risulta mai sbrigativo o scontato .
    Unica pecca è l’ermetismo (piu’ che altro la volontà di renderlo tale) delle ultime scene finali. Un ottimo film di fantascienza da un bravissimo regista giovane.

  2. Il Re del Popcorn ha detto:

    Leggendo quel “circolare” anche le mie sopracciglia avevano assunto la forma di un punto interrogativo.
    A visione avvenuta, invece, l’aggettivo si rileva dei più calzanti.

    Film bellissimo.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, credo fosse assolutamente obbligatorio, definirlo “circolare”.

  4. Plissken ha detto:

    Condivido appieno la felice recensione, in quanto il film effettivamente riesce a lasciare allo spettatore qualcosa, aspetto drammaticamente assente nei film di fantascienza che ho visto negli ultimi anni.
    Villeneuve si conferma direi un regista accorto e “sensibile”, per quanto si sia avvalso in questa pellicola di (riusciti) espedienti adoperati in “Sicario”. Ben vengano comunque.

    In qualche frangente la sceneggiatura sembra implementarsi frettolosamente e con esito non all’altezza del resto, ma ciò non basta ad inficiare la resa qualitativa di quello che m’è parso rivelarsi un ottimo film.

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