Arrivederci professore di Wayne Roberts
Notorious, 20 Giugno 2019 – Stiracchiato
Un uomo di mezz’età, professore di letteratura di un prestigioso college inglese, scopre di avere un cancro in fase terminale e di avere soltanto pochi mesi di vita. Decide allora di utilizzarli per cambiare la sua vita e il suo metodo di insegnamento, facendo nuove esperienze…
Spesso, l’incoscienza dei propri limiti ci espone a danni irreparabili. È quanto è successo a Wayne Roberts, che chiaramente ha preteso troppo da se stesso nello scrivere e dirigere questo suo secondo lungometraggio. Le intenzioni che l’hanno mosso sono chiare, la tematica non è certo né nuova né originale e in alcune scene girate in aula è impossibile non ricordare L’attimo fuggente e anche se di certo questo Arrivederci professore non ha le stesse ambizioni, la differenza tra le due opere è abissale. La difficoltà nella scrittura di Roberts viene fuori in numerose scene e ne è testimonianza anche l’inutile (per lo spettatore) divisione in capitoli che, con ogni probabilità, ha aiutato l’autore a tenere insieme la storia.
Se sulla scrittura Roberts zoppica, sulla regia mostra tutta la sua inesperienza. Arrivederci professore manca di pathos e se si eccettuano alcune scene divertenti, si mantiene sempre su una linea di esposizione dei fatti senza grandi picchi emotivi. Pur rivoluzionando la sua vita, il professor Brown non sembra essere coinvolto o interessato dalle sue nuove esperienze il che lascia anche lo spettatore piuttosto freddo davanti al film e al destino del protagonista.
Questa inadeguatezza registica è fin troppo palese nel finale che dovrebbe/vorrebbe essere straziante con il lungo addio alla moglie e alla figlia, ma risulta in realtà molto poco efficace e per nulla sentito. Allo stesso modo, risulta posticcia e inconcludente la sottotrama con la studentessa Claire risolta con un molto trattenuto ballo in un pub deserto.
Ma la scena-simbolo che certifica l’indecisione dell’autore sulla direzione da far prendere al film è quella in cui il professore fa sesso nei bagni di un pub con una ragazza da poco conosciuta. Per quanto la scena strappi un sorriso, è l’apoteosi della libertà che il protagonista ha deciso di concedersi e ci si aspetterebbe che il film continui su quella traccia, andando poi a scavare sul significato profondo di “vivere ogni attimo”, che è un po’ la tematica che sottende a tutto il lungometraggio (ma quanto è diverso dall’attimo fuggente!), mentre invece prende ogni volta una direzione diversa, andando poi a riassumere tutto in un monologo finale piuttosto stucchevole.
Nel pantano generale in cui Roberts si trova, chi salva la situazione è Johnny Depp. L’attore del Kentucky dismette per una volta la recitazione sopra le righe che caratterizza il pirata Jack Sparrow e torna a una recitazione più misurata e composta. È proprio grazie alla prova di Depp che il professor Brown prende vita e viene caratterizzato umanamente, ed è sempre grazie alla sua prova attoriale che i sentimenti e le tematiche vengono a galla. Presente praticamente in tutte le scene, Depp offre probabilmente la sua miglior prova da molti anni a questa parte.
Guardando Arrivederci professore si ha troppo spesso la sensazione che l’autore abbia sempre avuto ben chiaro in testa cosa voleva raccontare, ma che non ne abbia avuto i mezzi tecnici e stilistici e si sia ritrovato con in mano un film mediocre e inconcludente. Non che il film sia un disastro totale, in realtà: Johnny Depp, come già detto, è piacevole da vedere e il film scorre via senza fare troppi danni, e a tratti è perfino piacevole. Ma si rivela essere un film mediocre, irrimediabilmente schiacciato dal capolavoro di Peter Weir con un mostruoso Robin Williams che surclassa Depp praticamente in ogni scena.
Titolo: Arrivederci professore (The Professor)
Regia: Wayne Roberts
Sceneggiatura: Wayne Roberts
Fotografia: Tim Orr
Interpreti: Johnny Depp, Rosemarie DeWitt, Odessa Young, Danny Huston, Zoey Deutch, Devon Terrell, Ron Livingston, Linda Emond, Matreya Scarrwener, Siobhan Fallon Hogan, Paloma Kwiatkowski, Kaitlyn Bernard, Michael Kopsa, Dion Riley, Ken Kramer
Nazionalità: USA, 2018
Durata: 1h. 30′
Non avrei potuto commentarlo meglio. Per non parlare poi dei grossolani errori del montaggio.
Concordo con i pregi su Depp.