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"Aspirante vedovo" di Massimo Venier

11 ottobre 2013 Recensioni 1 Commento
Aspirante vedovo

01 Distribution, 10 Ottobre 2013 – Buono

Alberto si dà arie da imprenditore, ma il suo unico affare è aver sposato una delle industriali più potenti del paese, Susanna Almairaghi che, stufa del marito decide di lasciarlo affogare nei debiti. Così, Alberto inizia a pensare a come potersi liberare di lei…


Fabio De Luigi e Luciana LittizzettoQuando si ripropone un film del passato, specie se particolarmente radicato nell’immaginario e nei ricordi di tutti, l’intenzione sta sì nell’omaggio ma soprattutto nell’urgenza di affermare, attraverso quella storia, quei personaggi, quelle vicende, qualcosa in più, di diverso, di aggiornato. E questo Aspirante Vedovo di Massimo Venier lo fa rispetto allo strepitoso Il vedovo di Dino Risi, perché riprende quegli stessi tipi umani e cambia loro epoca, li fa muovere in un contesto diverso, con altri modi di fare, con un altro linguaggio, con altri vizi. Lì il boom, qui la crisi. Eppure la storia è la stessa. Lì ingenuità e ottimismo, qui invece Susanna Almairaghi (Luciana Littizzetto) e Alberto Nardi (Fabio De Luigi) si muovono tra cinismo e paura (per alcuni contentezza) della non ripresa economica.

Fabio De Luigi in Aspirante vedovoIl film, che è il primo che mostra la Milano dell’Expo, è una commedia nera che ha il pregio di farci ridere ma neanche troppo. In fondo ridiamo di noi stessi attraverso le gag e le vicissitudini dello sconclusionato – pardon, imprenditore – Nardi, un po’ cialtrone, ottuso, egocentrico e dalle scarse qualità. Diverte il lato comico della sua arroganza, soprattutto all’inizio. Ma dopo un po’ anche lui diventa un personaggio stucchevole che irrita e repelle tanto quanto la stronzaggine della moglie. Non ci sono eroi positivi in questo film, con cui identificarsi o da fare propri, se non in quanto monito nel ricordarci chi siamo e chi possiamo scegliere di essere. La bravura della Littizzetto sta tutta qui: a differenza del suo collega che a tratti diventa troppo macchiettistico, lei è riuscita a riproporre la personalità di Susanna senza mai creare empatia con lo spettatore. La sua comicità distruttiva rende piacevole il personaggio e rende interessante scoprire come affronta le situazioni estranee alla maggior parte dell’uomo comune, eppure si fa fatica a “passare dalla parte” di questa carrierista e donna di potere spietata, che non fa fallire un negozio che odia, “figuriamoci il suo matrimonio”.

Fabio De Luigi e Luciana Littizzetto in Aspirante vedovoIl film sarebbe stato impeccabile se invece di ricorrere al classico stereotipo ecclesiastico ne avesse indagati degli altri, e se l’utilizzo delle musiche avesse sottolineato la drammaticità di alcuni momenti invece che stemperarla. Il prendere di mira certe caratteristiche e vizi italiani come furbizia, cinismo e doppio gioco, paradossalmente considerati una dote più che un difetto, rende la mostruosità di Susanna e Alberto quella che un po’ tutti abbiamo e non vogliamo riconoscere, e questo potrebbe essere un buon motivo per vedere il film. D’altra parte la sensazione è che la nostra commedia manchi ancora di forza, coraggio e spietatezza per tornare a essere all’italiana.


La locandina di Aspirante vedovoTitolo: Aspirante vedovo
Regia: Massimo Venier
Sceneggiatura: Ugo Chiti, Michele Pellegrini, Massimo Venier
Fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Interpreti: Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto, Alessandro Besentini, Francesco Brandi, Clizia Fornasier, Bebo Storti, Ninni Bruschetta, Fulvio Falzarano, Alessandra Raichi, Roberto Citran
Nazionalità: Italia, 2013
Durata: 1h. 24′


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Attualmente c'è 1 commento a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Mah…secondo me tutta questa critica alla società moderna e l’aggiornamento dei temi ai giorni nostri non sono stati descritti in modo consono, risultando il tutto superficiale, appena accennato e senza mordente.
    D’accordo che si è volutamente esagerato nel descrivere i vari personaggi e le varie vicissitudini però bisogna sapere quando mettere un limite a tutto ciò. L’atmosfera grottesca bisogna saperla gestire, altrimenti il tutto rischia di diventare un’inutile macchietta parodistica.
    Alla fine tutto questo cinismo forzato diventa prevedibile con conseguenza di mettere a disagio ed irritare lo spettatore, altamente annoiato.
    Flop artistico ed tecnico a parte per la bella musica, anche se un pò ripetitiva.

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