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"Bobby" di Emilio Estevez

4 settembre 2006 Recensioni 1 Commento
Bobby

01 Distribution, 19 Gennaio 2007 – Caleidoscopico

Tra i saloni e i corridoi dell’Hotel Ambassador di Los Angeles si intrecciano le vite di 22 personaggi, uomini e donne ordinari, perlopiù lontani dai riflettori della politica e tuttavia testimoni diretti di un momento storico. Sullo sfondo di queste vite il carisma e la fine di Robert “Bobby” Kennedy…


Una scena con Martin Sheen e Helen Hunt in primo pianoLa dicitura «work in progress» che campeggiava a fianco del titolo nel programma di Venezia 63 aveva forse inconsciamente raffreddato l’interesse per l’opera di Emilio Estevez, giovane attore negli anni ’80 (nella generazione dei Tom Cruise, Matt Dillon, Kiefer Sutherland e tanti altri) e poi regista, che da anni, addirittura dall’infanzia dice lui, coltivava l’intima esigenza di parlare di Robert Kennedy e del suo sogno spezzato.

Emilio Estevez e Demi MooreGli Stati Uniti pre-Nixon arrivavano in ginocchio al termine degli anni ’60. Molti proiettili avevano lentamente ucciso le speranze e gli ideali di un popolo, portandosi via JFK, Malcolm X, Martin Luther King. Il fratello minore del Presidente, dopo iniziali riluttanze, aveva accettato la candidatura e si giocava le primarie con McCarthy quando, dopo aver vinto in California, arrivava all’Hotel Ambassador di Los Angeles per il suo discorso finale. Appena concluso, da poco cominciato il 5 di giugno del 1968, “Bobby” veniva ferito a colpi di pistola insieme ad altri cinque ospiti dell’albergo. Morirà il giorno dopo. Estevez entra in gioco in precedenza, raccontando tutta la giornata del 4, ma si disinteressa della ricostruzione della giornata di Bob Kennedy, e non cerca neanche di ricreare fedelmente la storia delle vere persone presenti e coinvolte. Decide invece di inventarsi una lente di 22 personaggi attraverso cui cogliere il riflesso del mito di Kennedy su persone molto diverse tra loro.

Laurence Fishburne e Freddy RodríguezI corridoi, le cucine, la hall, le stanze; tutti gli ambienti brulicano di voci che il regista insegue, alterna, sovrappone. Di solito si dice “altmaniano”, ormai per qualunque film anche blandamente corale. Ma l’occhio sferzante e distaccato di Altman ci sembra parecchio diverso dalla cinepresa di Estevez, appassionata e partecipata. Nonostante le storie siano tante, seguirle non risulta pesante. Il militante nero aggrappato alle idee di Bobby e non ancora ripresosi dalla perdita di King, il direttore d’albergo corretto ma adultero, il portiere nostalgico, il cameriere messicano sfruttato e incazzato perché perderà la partita di baseball, e ancora la coppia che si sposa per non far andare lui in Vietnam, la cantante fallita e ubriacona, il cuoco fiero e servile, e tanti altri… Ognuno con una prospettiva diversa da cui guardare ad un uomo e alla sua idea di futuro, un futuro che inevitabilmente li riguarderà tutti sia a livello di speranze sia in una dimensione pragmatica (sistema sociale, uguaglianza e soprattutto il Vietnam).

Sharon Stone e William H. MacyChissà cosa verrà tolto o modificato da Estevez prima di mettere i sigilli e far vivere il suo film; probabilmente qualche taglio, equamente ripartito tra le diverse storie, potrà snellire la struttura senza impoverire (lo speriamo di tutto cuore) una descrizione attenta ma fragile, con il rischio che il castello di carte venga giù. Sarebbe un peccato, dal momento che l’ottima sceneggiatura e una regia funzionale (che inserisce come prologo e conclusione, ma anche come supporto nelle fasi culminanti, immagini documentarie del vero Kennedy – forse tirando troppo la corda che mette a contatto verità e finzione) sono coadiuvate anche da belle prove d’attori. Che siano stati tutti molto interessati a partecipare per via della figura kennediana tutto sommato non importa, conta che si vedano attori molto diversi tra loro (dalle leggende Belafonte e Hopkins ai ragazzini televisivi Rodriguez e Jackson) tutti in parte (riserve su Demi Moore e Sharon Stone, una più delusa dell’altra che si piangono un po’ addosso) e al servizio della storia, anche per poche battute.


Titolo: Bobby (Id.)
Regia: Emilio Estevez
Sceneggiatura: Emilio Estevez
Fotografia: Michael Barrett
Interpreti: Harry Belafonte, Emilio Estevez, Laurence Fishburne, Nick Cannon, Heather Graham, Anthony Hopkins, Helen Hunt, Joshua Jackson, Lindsay Lohan, William H. Macy, Demi Moore, Martin Sheen, Christian Slater, Sharon Stone, Elijah Wood
Nazionalità: USA, 2006
Durata: 2h.


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Attualmente c'è 1 commento a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Buona recensione.
    Personalmente ho trovato i momenti migliori le scene “col vero” Kennedy, molto bello quindi l’inizio e commovente il finale (che è ricostruito ma il lungo discorso kennediano di sottofondo lo innalza notevolmente), senza dimenticare gli intermezzi dei discorsi del senatore, tra l’altro azzeccato il fatto di far vedere solo le registrazione di Bobby e facendolo solo intravedere, ma mai apertamente, durante le ricostruzioni. Merito comunque, sia della regia, che del montaggio di Richard Chew.
    Le storie si seguono senza fatica ma nessuna sinceramente mi ha colpito più di tanto, dei collanti più che altro. Comunque, come da recensione, si è voluto raccontare le mode e ciò che si pensava in quegli anni.
    Mi è piaciuto molto invece il personaggio di Fishburne (e relativa interpretazione) e reputo il migliore Nick Cannon, veramente molto bella la prestazione sua.
    Egregio lavoro del compositore Mark isham che con le musiche di sottofondo ai discorsi, fa venire veramente la pelle d’oca.
    Buona le regia.

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