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"JFK - Un caso ancora aperto" di Oliver Stone

14 dicembre 2007 Recensioni 10 Commenti
JFK - Un caso ancora aperto

Warner Bros, 1992 – Impegnativo

Il procuratore distrettuale Jim Garrison sente dell’assassinio del Presidente John F. Kennedy e dell’arresto di Lee Harvey Oswald. Garrison inizia la sua indagine, che lo conduce a ricostruire gli eventi in maniera molto diversa…


Kevin Costner in una scenaLe intenzioni di Oliver Stone nel realizzare JFK – Un caso ancora aperto appaiono piuttosto chiare da subito: spiegare l’importanza storica e l’operato di Kennedy ma, soprattutto, dimostrare quale può essere, dal suo punto di vista, la verità circa questo assassinio, un’ipotetica verità che non coincide con quella ufficiale. Il problema maggiore nell’affrontare e ricostruire una questione tanto controversa e di grande rilevanza storico-politica consiste nel trovare un modo per evitare che il film diventi una sorta di documentario, realizzato prevalentemente con immagini di repertorio. In realtà, le immagini di repertorio sono abbondantemente utilizzate da Stone, anzi: è proprio con esse che il film ha inizio, un incipit che introduce in modo breve ma efficace la figura di Kennedy, la sua ideologia e il suo operato. Poco dopo, le immagini di repertorio – che culminano nel ferimento del Presidente lungo le vie di Dallas – iniziano ad accompagnare quelle del film alle quali si mescolano, pur restando il fatto che Stone sempre dalla realtà attinge.

Una scenaIl procuratore Jim Garrison è realmente esistito, realmente si è occupato dell’inchiesta circa l’uccisione di Kennedy e realmente ha portato il caso in tribunale. Garrison non riesce a darsi pace circa l’omicidio di Kennedy, così come non riesce a convincersi della versione ufficiale fornita dalla Commissione Warren – istituita all’epoca dal Governo statunitense per indagare sull’accaduto – secondo la quale a uccidere il Presidente è stato il solo Lee Harvey Oswald. Da questo momento, Garrison inizia a indagare insieme con i suoi più fidati collaboratori, mentre Stone continua ad unire le immagini di repertorio alle sequenze filmiche.

Gary OldmanNel seguire l’inchiesta svolta da Garrison, il film propone allo spettatore una serie di notizie, ormai non più solamente circa la figura di Kennedy, ma volte a smontare il rapporto della Commissione Warren per arrivare a conclusioni che, se fossero appurate e risultassero vere, sarebbero certamente sconcertanti. Ed è altrettanto certo che un’operazione del genere richiede allo spettatore una buona dose di impegno, soprattutto per districarsi nel coacervo di informazioni che gli vengono fornite. A ciò si deve aggiungere che tali informazioni viaggiano su un doppio binario – quello della versione ufficiale e quello della tesi sostenuta da Garrison – nel tentativo di dimostrare quale, tra le due posizioni, possa essere quella vera e propendendo in questo per la seconda.

Sissy Spacek e Kevin CostnerIn un film così impegnativo, nel quale i fatti sono esposti sia con immagini di repertorio che attraverso la voce dei personaggi, tecnicamente Stone opera nel migliore dei modi, congiungendo il tutto e raggiungendo un risultato di grande livello. Ciò avviene in particolare attraverso l’utilizzo del montaggio, che abilmente unisce e mescola documenti e narrazione, con l’immagine originale del ferimento di Kennedy risulta ripetuta nel corso del film in maniera ossessiva. I lunghi dialoghi, che spesso sono dei monologhi, nei quali Garrison e gli altri personaggi ricostruiscono i fatti o smontano delle tesi, hanno come sfondo gli interni di vari ristoranti e gli esterni della città di Washington. Nel primo caso la fissità di un ambiente eccessivamente chiuso, come avrebbe potuto essere per esempio un ufficio, viene spezzata dalla presenza e dal movimento di diversa gente sullo sfondo, soluzione che evita di rendere il contesto claustrofobico. Nel secondo caso, si rendono proponibili allo spettatore i lunghi dialoghi ricchi di informazioni, evitando di trasformarli in puro resoconto di tipo cronachistico e di appesantirli dalla noia.

Tommy Lee Jones e Kevin Costner in una scenaIl rigore e la maestria tecnica di Stone devono però essere separati da ciò che concettualmente si intende trasmettere allo spettatore. Posto che, al di là della versione ufficiale a suo tempo fornita, troppi punti restano oscuri, delle spiegazioni esaurienti mancano e che la contestazione che è stata fatta del rapporto della Commissione Warren ha la sua validità, il film di Stone propone la sua interpretazione dei fatti – peraltro basandosi sul libro scritto dallo stesso Garrison – e avanza quella che potrebbe essere una tesi, come però ce ne sono state altre. E’ vero che il punto di vista del film è quello di contestare la versione ufficiale circa la morte di Kennedy, ma spesso si avverte l’impressione che tale punto di vista venga offerto in modo se non manipolatorio, almeno fuorviante.
Kevin Costner in una scenaPer esempio, nel momento in cui si espongono tesi contrarie a quella ufficiale, tali tesi non vengono provate ma solo esposte attraverso la voce dei personaggi, per quanto potrebbero essere fondamentalmente lecite o valide. Invece, se il film intendeva proporre una tesi ipotetica, anziché operare in modo da farla sembrare reale specialmente nelle affermazioni del finale, Stone – anche cosceneggiatore – avrebbe dovuto trovare altre soluzioni narrative. Tuttavia, se l’ottimo livello di realizzazione tecnica resta la cosa migliore del film, insieme all’abilità di narrare un’inchiesta che a sua volta ne smonta e rimonta un’altra, un merito può essere quello di indurre lo spettatore che ha mantenuto la giusta distanza critica a documentarsi circa una vicenda controversa, la cui soluzione potrebbe essere la tesi avanzata dal film. Oppure, lo spettatore potrebbe scoprire altre teorie più o meno interessanti o credibili.


La locandinaTitolo: JFK – Un caso ancora aperto (JFK)
Regia: Oliver Stone
Sceneggiatura: Oliver Stone, Zachary Sklar
Fotografia: Robert Richardson
Interpreti: Kevin Costner, Kevin Bacon, Tommy Lee Jones, Laurie Metcalf, Gary Oldman, Tomas Milian, Walter Matthau, Jack Lemmon, Sally Kirkland, Donald Sutherland, Joe Pesci, Sissy Spacek, Michael Rooker, Vincent D’Onofrio, John Candy
Nazionalità: USA, 1991
Durata: 3h. 08′


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Attualmente ci sono 10 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Stupendo e dinamico. Mi pare una buona ricostruzione perfetta delle indagini sull’omicidio di Kennedy.

  2. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Mi risulta inoltre che il filma abbia suscitato diverse polemiche e Stone si è difeso dicendo « Con questo film non intendo affatto dire: “guardate qui, le cose sono andate esattamente così come descritte”. Mi sono, invece, soltanto limitato ad ipotizzare una ricostruzione dei fatti come avrebbe fatto un buon detective, tutto qui” »

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Ci sono state tantissime polemiche perché a quanto pare Stone ha fatto una raprresentazione personale a prescindere dalla realtà accertata dei fatti. Il che non è esattamente una bella cosa, se poi la si spaccia per verità.

  4. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Tutti i film di Stone hanno suscitato polemiche sia per politica che per ricostruzione storica dei fatti.
    Salvo solo Platoon, Assassini Nati, Salvador e World Trade Center.

  5. Giacomo Asti ha detto:

    Ho visto il film su rai4 qualche giorno fa. personalmente mi è piaciuto molto per una serie di motivi che non sto qua ad elencare.

    Non sono in linea con il pensiero di Alberto però.

    Jim Garrison, il personaggio di cui si parla nel film, ha effettivamente portato avanti un processo ai danni di Clay Shaw (interpretato da Tommy Lee Jones) al fine di dimostrare l’esistenza un complotto ai danni di Kennedy. Non so quanto la sceneggiatura sia stata romanzata, ma se a Stone può essere imputato qualcosa, non è certamente di aver inventato nulla, semmai di aver basato il suo film sulle idee di un complottista con tante intuizioni ma poche prove.

    Non per nulla il processo (come nel film) terminò con un verdetto di non colpevolezza e non mi sembra che il film si pianga troppo addosso una volta emanata la sentenza. Un giurato a fine film afferma con cognizione di causa “ci sarà stato un complotto, ma da qui ad ammettere la colpevolezza di Shaw ce ne passa”. Insomma, credo che il film voglia rendere omaggio ad una figura che ha messo in discussione una vicenda molto controversa e per la tenacia con cui ha saputo arrivare a tesi “condivisibili” malgrado le poche prove (e testimonianze) a disposizione.

    Su una cosa concordo con Alberto, nel film traspare chiaramente per chi Stone fa il tifo e capisco questo possa dare fastidio.

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Giacomo, io trovo sia giustissimo che Stone (o qualunque altro regista) appoggi un’opinione e la difenda. Quello che a me non sta bene è che un regista cerchi di convincerci che quell’opinione sia corretta e le altre siano sbagliate, trattandosi pur sempre di opinioni. Cosa che Stone in fondo ha sempre fatto, nella sua carriera, ma che magari si poteva fare con un po’ più di tatto in questa occasione (ma il tatto non è nelle sue corde, in effetti). Probabilmente le polemiche in patria ci sono state soprattutto perché un film che critica la versione ufficiale di un fatto veniva etichettato come antiamericano già vent’anni fa, ma io trovo che questo film dica abbastanza chiaramente “le cose sono andate così”, mentre invece – vista appunto la scarsità delle prove che tu stesso citi – sarebbe stato meglio dire “le cose potrebbero essere andate così”.
    Pensiamo ad esempio a un film su Jack lo squartatore: nessuno può permettersi di dire “è stato questo qui”, perché nessuno lo sa. Possiamo solo dire “potrebbe essere stato lui”. Nel caso di JFK l’unica differenza è che qualcuno sa (o sapeva), ma questo qualcuno non è certo un regista cinematografico…
    Va dato comunque merito al film di aver stimolato una discussione parlamentare che ha avviato un la desecratazione di molti documenti sull’argomento. Che è ben più di quello che si può dire di mille altri film politici, non solo hollywoodiani.

  7. Giacomo Asti ha detto:

    Scusa Alberto, ma secondo me vediamo la cosa da punti di vista differenti. Assolutamente legittimo per carità, ma vedendo il film con attenzione io non ho avuto assolutamente l’impressione che Stone volesse dirmi “hey ragazzo, è andata così”. Anzi, durante tutto il film i colleghi di Jim Garrison gli fanno notare che probabilmente c’è stato un complotto ma ha una scarsità impressionante di prove. A me sembra che Stone voglia dire “vi racconto di Jim Garrison, della battaglia che ha portato avanti e perso, durante le indagini sono venute a galla cose sospette che lui ha attribuito a Governo ecc… ecc… vedete voi, fatevene un’idea”. Poi, è evidente che se lui incentra il film su un personaggio di cui stima l’operato e la caratura morale, non voglia farlo passare proprio per un pirla. Sul fatto che Stone si schieri apertamente non c’è nulla da ridire, ma da lì a dire che spacci tutto come verità confermata e insindacabile secondo me ce ne passa.

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Mah, a me è sembrato molto più convinto. Vero che nel gruppo di Garrison ci sono gli scettici, ma mi hanno dato l’impressione servissero solo da contraltare. Poco male, comunque: stiamo pur sempre parlando del miglior film mai girato su questo argomento.

  9. Riccardo ha detto:

    Albe, lo consiglieresti Nixon sempre di Stone?

  10. Alberto Cassani ha detto:

    Dipende qual è l’alternativa. Secondo me sarebbe meglio guardare “Tutti gli uomini del presidente” e “Frost/Nixon”.

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