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"Crossing the Bridge" di Fatih Akin

30 agosto 2006 Recensioni 0 Commenti
Crossing the Bridge

Fandango, 1 Settembre 2006 – Seducente

Un cowboy a Istanbul. Alexander Hacke, membro della band d’avanguardia Einsturzene Neubauten, è entrato in contatto con la città e la sua musica mentre produceva la colonna sonora de La sposa turca. Fatih Akin lo ha accompagnato con la sua telecamera sulla scena musicale della città…


Una veduta di Istanbul in Crossing the BridgeFra alternanze di splendide musiche, contrasti di colori, luci ed etnie, violenti e spasmodici primi piani di vita da strada, immersioni in note lontane, affascinanti e dimenticate, repentini sguardi sulla diversità di ambienti, culture e tradizioni, il giovane e talentoso regista Fatih Akin (La sposa turca, Orso d’Oro a Berlino 2004) ci apre le porte di Istanbul con il suo nuovo film-documentario Crossing the Bridge – The Sound of Istanbul. Una città indagata attraverso gli occhi di Alexander Hacke, bassista di un noto gruppo musicale tedesco, che ha ripercorso il viaggio già compiuto in occasione della realizzazione della colonna sonora de La sposa turca e che ora si cala nelle viscere di una musicalità tanto eterogenea e indecifrabile quanto esemplificativa di una cultura in cui l’incontro/scontro tra Oriente e Occidente non è solo simbolico ma si può davvero toccare con mano, respirare, vivere. La musica diventa il più autentico mezzo di indagine, il denominatore comune in grado di cogliere l’antica vitalità che sprigiona dalle rive del Bosforo, attraverso quartieri che somigliano a micro-mondi sopravvissuti allo scorrere del tempo, ed altri in cui i giovani suonano l’hip hop strizzando l’occhio all’occidente senza tuttavia farsi insabbiare dalle sue regole di omologazione commerciale.

Una scena di Crossing the BridgeDai Siyasiyabend, un gruppo di sbandati che suona in Piazza Tünel, agli Orient Expression, una band in cui il saz e le percussioni orientali si amalgamano con lo stile DJ, i giovani musicisti di Istanbul conservano ancora intatta la vocazione del vero artista, la voglia di comunicare un messaggio, di far sentire la loro voce anche in mezzo a tante orecchie sorde piuttosto che limitarsi a confezionare un bel faccino e un’immagine capace di spopolare tra folle di fan impazziti. In Turchia la musica rock mantiene viva la sua vera anima, non essendosi ancora affermata come quel fenomeno di massa che è in Occidente, e dunque viene ancora vissuta dai musicisti come espressione di ribellione, proprio come ci racconta Erkon Koray, leggenda del rock turco fin dai difficili anni ’60, quando veniva perseguitato e considerato un eretico perché proponeva un taglio netto con le sonorità più concilianti dell’epoca (e del suo Paese). Ma se dal rock ci spostiamo ai lamenti della vecchia musica curda, magistralmente interpretata dalla voce limpida e potente di Aynur, la ribellione è ancora presente e diventa una preziosa fonte di affermazione della propria identità ferita da anni di vergognosa discriminazione. La voce di Aynur si libera e si diffonde insieme alla sua etnia, dopo tempi bui in cui in Turchia cantare in curdo era vietato e perseguibile.

Una scena di Crossing the BridgeConfucio diceva che se si vuole veramente conoscere la cultura di un posto si deve ascoltare la musica che vi si suona. Ebbene, la cultura musicale di Istanbul non è facilmente assimilabile neppure da chi ci è nato e cresciuto, eppure una volta che questo immenso mix di note, scale, spontaneità di suoni, influenze orientali e richiami occidentali viene metabolizzato dai musicisti, il risultato è sempre qualcosa di nuovo e autentico proprio perché originato dall’incontro di tante piccole convivenze. Tante origini diverse che si nascondono e si mostrano in una città che “ti bacia la mano” (come cantano gli psichedelici Duman nel loro inno alla città) e invita a muoversi tra i suoi mille volti, sfacciati, riservati o disperati che siano.

Una scena di Crossing the BridgeCrossing the Bridge è un film originale, dotato di immagini dall’ottima fattura e di un montaggio che alterna luoghi, persone e melodie con uno stile avvolgente e totalizzante. Viviamo la città, viviamo le parole dei suoi protagonisti, percepiamo la loro stessa voglia di fare musica per gridare qualcosa che il mondo ancora non conosce a proposito di Istanbul. Parlano i luoghi con la loro diversità e i loro contrasti, e la musica non è altro che lo specchio di questa identità culturale ribelle e in continua trasformazione. Presentato fuori concorso alla 58a edizione del Festival di Cannes, Crossing the Bridge ha forse rappresentato per il suo regista una sorta di ritirata costruttiva per alleggerire il peso dell’aspettativa dopo il clamoroso successo ottenuto con La sposa turca, anche se il progetto del documentario sul mondo musicale di Istanbul è in realtà precedente a quello del celebrato vincitore della Berlinese 2004.


La locandina di Crossing the BridgeTitolo: Crossing the Bridge – The Sound of Istanbul (Id.)
Regia: Fatih Akin
Sceneggiatura: Fatih Akin
Fotografia: Hervé Dieu
Interpreti: Alexander Hacke, Baba Zula, Orient Expression, Duman, Replikas, Erkin Koray, Ceza, Istanbul Style Breakers, Mercan Dede, Selim Sesler, Brenna Maccrimmon, Siyasiyabend, Aynur, Orhan Gencebay, Muzeyyen Senar, Sezen Aksu
Nazionalità: Germania – Turchia, 2005
Durata: 1h. 32′


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