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Dolor y gloria di Pedro Almodovar

18 giugno 2019 Recensioni 0 Commenti
Dolor y gloria

Warner, 17 Maggio 2019 – Introspettivo

Salvador Mallo è un regista famoso ma ormai in declino, attanagliato da una forte crisi creativa. Indebolito nel fisico a causa di una serie di malattie reali e psicosomatiche, ripensa alla sua vita ricordando con nostalgia i momenti salienti, le persone con cui ha avuto un forte legame affettivo, come la madre…


Dopo una serie di pellicole meno convincenti, Pedro Almodovar torna prepotentemente alla ribalta sulla scena cinematografica con un film intenso ed emozionante: Dolor y gloria, presentato in concorso al Festival di Cannes 2019, probabilmente uno dei lavori migliori del regista spagnolo dai tempi di Volver. Rispetto alla maggioranza dei film precedenti, Dolor y Gloria ha un tono diverso, più pacato e intimista, privo di quel ritmo travolgente o delle stravaganze narrative che spesso caratterizzano le pellicole di Almodovar, ma è un’opera emotivamente potente che spinge a riflettere sull’esistenza e su temi importanti come amore, successo, morte e dolore.

Da un punto di vista narrativo, il film si concentra su tre periodi della vita del protagonista: l’infanzia a Paterna, un paesino nella zona di Valencia negli anni 60; l’età adulta e il successo a Madrid negli anni 80 e infine il presente, quando è malato, depresso e incapace di ritrovare la vena creativa. I riferimenti alla sua vita o a esperienze personali o ricordi sono spesso presenti nei film di Almodovar, ma Dolor y gloria è quasi un testamento personale e artistico, o meglio una confessione a cuore aperto del regista che, attraverso la storia di Salvador Mallo, ci racconta se stesso.

A dare il volto al protagonista è Antonio Banderas, giunto alla sua ottava collaborazione con il regista spagnolo, e che qui si cala perfettamente nel personaggio diventando il suo alter ego, con una recitazione in sottrazione molto coinvolgente, che gli ha permesso di ottenere, meritatamente, il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes.

Intorno alla figura di Salvador si muovono una serie di personaggi reali o immaginati, che sono parte del suo passato o del presente, che risvegliano ricordi dolorosi e non, come Federico il grande amore perduto e incontrato casualmente dopo tanti anni, o Alberto l’attore principale del suo film di maggior successo con cui ha un rapporto di amore e odio. Chi però nella sua vita ha sempre rappresentato un punto fermo, e la cui presenza aleggia costante anche se ormai è morta da tempo, è la madre Jacinta, interpretata negli anni giovanili da una splendida e intensa Penelope Cruz. Le donne hanno sempre un ruolo centrale e significativo nei film di Almodovar, e anche quest’ultimo non fa eccezione, anche se il protagonista della storia è un uomo.

Dolor y gloria è un film che emoziona grazie soprattutto alle notevoli interpretazioni di tutti gli attori, tra le quali spiccano quelle di Banderas e della Cruz, ma anche grazie a una sceneggiatura molto ben strutturata, in cui la narrazione alterna fluidamente eventi del presente e del passato, la realtà e la finzione del cinema e del teatro, mettendo in luce il ruolo catartico dell’arte. Almodovar, mettendo da parte per una volta il suo stile vivace ed effervescente, è riuscito a realizzare una pellicola molto personale e sincera, che spinge a pensare, raccontando la storia di un uomo depresso e stanco che sembra essere giunto al traguardo, ma che ritrova l’energia per andare avanti grazie ai ricordi, ad alcuni incontri chiarificatori, ma soprattutto a uno spirito di accettazione che lo porta a riappacificarsi con se stesso.


La locandinaTitolo: Dolor y gloria (Id.)
Regia: Pedro Almodóvar
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
Fotografia: José Luis Alcaine
Interpreti: Penélope Cruz, Antonio Banderas, Leonardo Sbaraglia, Asier Etxeandia, Cecilia Roth, Raúl Arévalo, Julieta Serrano, Nora Navas, Rosalía, Agustín Almodóvar, César Vicente, Susi Sánchez, Eva Martín, Pedro Casablanc, Alba García
Nazionalità: Spagna, 2019
Durata: 1h. 53′


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