"Doomsday" di Neil Marshall

Medusa, 29 Agosto 2008 – Onnicomprensivo
Afflitta da un terrificante virus, la Scozia viene messa in quarantena e isolata dal resto della Gran Bretagna. 25 anni dopo, però, il virus non è ancora debellato, sebbene corrano voci di un antidoto. All’agente Eden Sinclair l’arduo compito di addentrarsi nei territori devastati per recuperare il siero della salvezza…
In certi ambienti, l’importante è farsi un nome, avere una credibilità, un biglietto da visita spendibile nei momenti di minore visibilità o ispirazione. Il cinema è sostanzialmente uno di questi ambienti, specie per gli amanti della settima arte, per i quali a volte il nome del regista conta più dell’effettivo valore della pellicola. Ma la credibilità acquisita serve anche a farsi dare carta più o meno bianca dai committenti. Dimostrazione di questo ci viene da Neil Marshall, regista di film seguiti e amati come Dog Soldiers o l’ottimo The Descent, che al suo terzo film decide di scompaginare ogni attesa e percorso e fa un salto nei bassifondi del cinema di genere, raccontando un’apocalisse anche filmica, facendo storcere più di un naso ma regalando qualche curiosa sorpresa.
Scritto dallo stesso Marshall, un B-movie dal gore abbondante, un fantasy post-apocalittico identico nella struttura al grande 1997: fuga da New York di John Carpenter, che però non si fa mancare nulla e passa in rassegna molti generi, sottogeneri, tendenze e citazioni, Romero e il Miller di Mad Max, I guerrieri della notte ma anche i cavalieri, per arrivare – nel finale – all’azione tamarra con sfoggio di armi e auto che tanto ricorda Michael Bay.
Ambientato tra Londra e la tremenda Scozia del 2033, dove a caverne e orrendi sotterranei si contrappongono incontaminati paradisi naturali, il film più che sugli effetti del virus o sulle sue ragioni punta alle conseguenze sociali e politiche dell’epidemia, tracciando il ritratto di un’umanità alla deriva, violenta e depressa, ridotta a stadi folli di decadimento, trattata dai suoi “superiori” tribali o istituzionali che siano, con la stessa violenza: orde di punk e freak perversi e devastati, società che si sono chiuse e ricostruite come all’epoca del Medioevo, governi che non hanno scrupoli e che pare abbiano la morte nel programma elettorale.
Pur se abbondantemente sopra le righe, gli obiettivi di Marshall sono chiari e per raggiungerli si affida a un abnorme pastiche di generi, che sembra variare quasi in ogni sequenza, accumulando selvaggiamente immaginari, citazioni, repertori e rileggendoli alla luce di una visione del cinema spiazzante e prossima al delirio: il regista vuole oltrepassare le barriere del mostrabile, almeno in un film ad alto budget, ma sembra spesso fuori luogo (come nel tremendo rave party), sforna continue svolte di registro non sempre azzeccate, il percorso politico e concettuale finisce per perdersi in un progetto metacinematografico un po’ debole, ma se i contenuti restano confusi e labili, la forma, perlomeno, è piuttosto divertente.
I temi e i toni semplicistici spesso sfuggono di mano alla sceneggiatura, soprattutto il rapporto tra testo e contesto non funziona, e qualche problema produttivo sembra evidente (persino le musiche sembrano raccattate da Carpenter e affini), ma la regia è solida ed efficace, le scene d’azione esagerano il giusto e ritmo e suspense – almeno prima dell’ora di film – funzionano. E quasi funziona anche Rhona Mitra, bellona che sembra uscita da Penthouse più che da un’agenzia attoriale che però mostra buon piglio, poco aiutata in questo da anonimi compari (nonostante i cameo di Bob Hoskins e Malcolm McDowell). Proprio in virtù della credibilità e della sostanziale fiducia acquisita da Marshall in passato si è disposti a perdonargli anche gli scivoloni e alcuni evidenti errori e difetti, perché questo suo film ha il curioso pregio di peccare per eccesso e non difetto, che è atteggiamento da non trascurare.
Titolo: Doomsday – Il giorno del giudizio (Doomsday)
Regia: Neil Marshall
Sceneggiatura: Neil Marshall
Fotografia: Sam McCurdy
Interpreti: Rhona Mitra, Bob Hoskins, Alexander Siddig, Malcolm McDowell, MyAnna Buring, Craig Conway, Emma Cleasby, Christine Tomlinson, Vernon Willemse, Shawn Pertwee, Darren Morfitt, Adrian Lester, David O’Hara, Nathalie Boltt
Nazionalità: USA – Regno Unito – Germania – Sudafrica, 2008
Durata: 1h. 53′
Mai visto e mai lo vedrò. sembra pessimo
In realtà non è così da buttare. Anzi, fa abbastanza ridere riconoscere tutte le fonti di ispirazione. Idiota è idiota, ma non è indecente.
Bah…gente che apprezzerà e gente che si annoierà, io sono del secondo partito. Salvabile solo la prima ora con atmosfere sia orrorifiche che fantascientifiche poi scade del tutto.
Gli omaggi ci sono eccome ma mal dosati e mal amalgamati, peccato che la regia si vede e si sente sopratutto in alcuni frangenti.
Buon montaggio e scenografie, effetti e trucchi salvabili.
Attrici e attori da macchiette ma forse è proprio questo che Marshall puntava, quindi chi è disponibile ad assistervi sappia a cosa va incontro, personalmente io non riesco a passarci sopra dopo due veri e propri gioiellini come “Dog Soldiers” e “The Descent”.
Flop meritatissimo.
Albe hai visto Dog Soldiers? Che ne pensi?
Me l’avevano consigliato un sacco di tempo fa, ma poi me lo sono completamente dimenticato.
Comunque te lo consiglio assolutamente. Un eccelente esordio per Marshall.