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È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino

7 settembre 2021 Recensioni 0 Commenti
È stata la mano di Dio

Netflix, 24 Novembre 2021 – Sorrentiniano

Fabietto Schisa – un diciassettenne di Napoli – vive con la sua famiglia, che è la classica famiglia napoletana rumorosa e invadente con diverse figure strampalate. Ma un evento inaspettato cambierà tutto e farà diventare Fabietto improvvisamente uomo…


È stata la mano di Dio si apre con un imponente piano sequenza realizzato mettendo la macchina da presa su un elicottero, e prosegue poi raccontandoci la storia di una donna che viene avvicinata da un uomo che dichiara essere San Gennaro. Questa prima sequenza – barocca nella realizzazione – è la cristallizzazione dello stile di Paolo Sorrentino, sublime quando inquadra il grande lampadario caduto sul pavimento. Il cinema di Sorrentino è inconfondibile e tutta la prima parte del film è caratterizzata dal suo stile ironico, eccessivo, pieno di macchiette, provocazioni, piccoli divertissement; il tutto caratterizzato dalla solita fotografia lucida, pulitissima, quasi patinata.

È facile innamorarsi di un cinema così: felliniano nell’animo e quindi così tanto italiano. Ma Sorrentino non si ferma a questo e non racconta solo di “una” famiglia napoletana degli anni 80 (gli Schisa), ma della “sua” famiglia. Fabietto è Sorrentino stesso. Nella seconda parte della pellicola, dopo l’incidente che lo renderà orfano, Fabietto/Sorrentino parla di sé stesso al pubblico, e lo fa senza i barocchismi, senza la fantasia, senza l’ironia.

La seconda parte del film si apre di nuovo con un piano sequenza, ma questa volta non è imponente. Non c’è bisogno di un elicottero ma solo di una macchina da presa, di un attore (Filippo Scotti) e di tanta emozione. Le fantasie lasciano il posto alla concretezza e Fabietto sceglie la sua strada (fare il cinema a Roma) lasciandosi dietro una Napoli che non è più la città affascinante, divertente, rumorosa e trascinata da Maradona, ma una città spenta e vuota. Fabietto/Sorrentino se ne va a Roma carico dei suoi ricordi infantili e per nulla sicuro di riuscire a realizzare il sogno di fare cinema.

È stata la mano di Dio è senz’ombra di dubbio il film più personale di Sorrentino, e forse anche quello dove il regista napoletano mette meglio in mostra le sue qualità, passando dal cinema barocco (da sempre suo marchio di fabbrica) a un cinema più asciutto ed emozionale, che lascia più spazio alle sensazioni pure che alla messa in scena, che non va alla ricerca della spettacolarizzazione e dell’estetizzazione a tutti i costi ma che si avvale di una fotografia più sporca e più vicina alla vita reale.

In questo suo ultimo film Sorrentino si mette a nudo, raccontando sostanzialmente se stesso in una specie di personale 8 e mezzo che richiama Fellini solo nelle intenzioni e non certo nella messa in scena o nella realizzazione. Di certo, come spesso accade con Sorrentino, è un film difficilmente incasellabile, tecnicamente ineccepibile e destinato a far parlare di sé.


La locandina di È stata la mano di DioTitolo: È stata la mano di Dio
Regia: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Fotografia: Daria D’Antonio
Interpreti: Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano, Enzo Decaro, Lino Musella, Sofya Gershevich, Monica Nappo, Cristiana Dell’Anna
Nazionalità: Italia, 2021
Durata: 2h. 10′


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