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This is England di Shane Meadows

18 ottobre 2006 Recensioni 8 Commenti

Officine Ubu, 26 Agosto 2011 – Duro

Estate 1983. Shaun è un ragazzo isolato, il cui padre è morto nelle Falkland. Un giorno incontra alcuni skinhead che gli appaiono simpatici e che lo accettano come uno di loro, aiutandolo a trovare due valori che gli sono sempre mancati: l’amicizia e i modelli maschili di riferimento…


Thomas Turgoose in This is EnglandVolendo raccontare quasi la sua storia di giovane skinhead degli anni Ottanta, Shane Meadows realizza un film violento ma assennato, a tratti meno convincente di alcune delle sue opere precedenti ma con diverse sequenze davvero di gran cinema, confermandosi così come uno dei registi più interessanti del Regno Unito.

Sfruttando le ottime interpretazioni di Stephen Graham e del tredicenne Thomas Turgoose, e utilizzando con giudizio le musiche di repertorio come quelle di Ludovico Einaudi, Meadows disegna un ritratto intenso di un momento della recente storia inglese che il cinema non ha mai proposto. Soprattutto, però, getta una luce cinematograficamente nuova su quel movimento skinhead originale che lui conosce bene e che è ben lontano da quanto il cinema ci ha proposto ad esempio nei pur belli Romper Stomper e American History X. E il Governo di Sua Maestà la Regina non s’è fatto problemi a finanziare la pellicola.

Stephen Graham in This is EnglandL’orgoglio di essere inglesi, la volontà di riappropriarsi del proprio Paese e renderlo di nuovo grande. Questa è la linea principale del discorso che fa un rappresentante del National Front, portando Combo e quindi il suo gruppo verso posizioni più estreme. E’ un discorso piuttosto simile a quello del gangster Bob Hoskins sotto il Tower Bridge di Londra in Quel lungo venerdì santo, e non c’è da stupirsi: il concetto di Patria – in tutte le sue sfaccettature, anche facete – è quello che è più facile sposare, e la violenza viene vista come mezzo lecito per raggiungere lo scopo da parte di personaggi pur diversi tra loro come quelli raccontati in questi due film. Ma il bellissimo finale è sufficiente a far capire dov’è il limite da non superare, anche se pochi riescono a fermarsi in tempo. This is England, anche vent’anni dopo.


La locandina inglese di This is EnglandTitolo: This is England
Regia: Shane Meadows
Sceneggiatura: Shane Meadows
Fotografia: Daniel Cohen
Interpreti: Thomas Turgoose, Stephen Graham, Jo Hartley, Andrew Shim, Vicky McClure, Joe Gilgun, Rosamund Hanson, Andrew Ellis, Perry Benson, George Newton, Frank Harper, Jack O’Connell, Kriss Dosanjh, Kieran Hardcastle, Dave Laws
Nazionalità: Regno Unito, 2006
Durata: 1h. 40′


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Attualmente ci sono 8 commenti a questo articolo:

  1. Francesco Cuffari ha detto:

    Un film molto bello che mostra chiaramente come la violenza nasce da solitudine ed emarginazione.

  2. Francesco Cuffari ha detto:

    La scena più bella è quella in cui Combo si dichiara a Lol. Il realismo e la qualità della regia sono mozzafiato. Lì appare tutta la fragilità emotiva di Combo che desidera essere un leader, ma in realtà nessuno lo può vedere. Non a caso finisce per invidiare Milky che, pur essendo straniero, è molto più ben voluto di lui ed apprezzato dalle ragazze. .

    Combo è un personaggio capolavoro.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Direi che ce ne sono molte, di scene costruite ottimamente. Meadows è veramente un grande.

  4. Pino ha detto:

    Visto ieri, abbastanza deludente. Eppure ci contavo molto.
    Così come durante il film lì ad aspettare che succedesse qualcosa, una deviazione o un battito aldilà della storia del “teppistello buono” e la sua amabile cricca e le implicazioni sociali.
    E non è stato di certo neanche il tema politico ad interessare e dar da riflettere: tutto rimasto in superficie, abbastanza banalmente.
    Una cosa si salva: la colonna sonora, notevole.

  5. Michele ha detto:

    Un film incredibile. Consiglio assolutamente la visone anche di This is England 86 e 88 , due gioielli iperdibili. Ogni film di Meadows mi lascia letteralmente folgorato! Sono sempre più convinto che definirlo il mio regista preferito non sia un azzardo. Il talento trasuda da ogni inquadratura. La regia avvolge e travolge, è cruda e veritiera a tal punto da tirarsi dietro lo spettatore (almeno questo è quello che succede a me), è intima e coraggiosa, spesso e voltieri ricorda lo stile del Ken Loach di “My name is joe” o “Ladybird Ladybird”, incredibilmente matura nel modo in cui va a sondare i personaggi tracciandone punti di forza e debolezza, precisa nel creare l’amalgama perfetta tra luoghi e i soggetti; il tutto adornato da un realismo d’immagine e di parola veramente da brivido. Anche nella semplicità più assoluta (“Somers Town” & “Once upon a time in the midlands”) riesce ad essere “forte” e tremendamente reale (fattore per me essenziale nel cinema). Poi vabbè, una volta visto “Dead Man’s Shoes”, non ho potuto far altro che gridare al capolavoro, la parola forse più abusata negli ultimi tempi che io ho usato veramente poche volte, Il mio film preferito in assoluto. So che per molti potrebbe sembrare azzardata come frase, ma il bello del cinema è anche questo.

    Complimenti per l’ottima recensione Alberto!

    Un saluto!

  6. Mirko ha detto:

    Un gran bel film. Tosto e che presenta il fenomeno skinhead, quello iniziale, senza esaltarlo o condannandolo, mostrandocelo semplicemente (si vede molto che Meadows li frequentò davvero da bambino-adolescente).

    Sulla scia del film ho visto anche le due serie (aspettando la terza e conclusiva) ambientate nell’86 e ’88. Tu le hai viste? Come ti son sembrate? A me, in linea di massima, son piaciute, anche se, a conti fatti, sembrano un po’ un pretesto. Si ha un po’ la sensazione di assistere ad una sorta di altri due This is England, allungati e diluiti con pezzi simil-Skins, dove i protagonisti si sballano. Però nel complesso sono ok.

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Mirko, io ho visto solo la prima stagione della serie, e ogni puntata mi piaceva sempre meno. Mi ha quasi dato l’impressione che si trattasse di un progetto generico in cui erano stati appiccicati i personaggi di questo film sopra quelli pensati originariamente.

  8. Mirko ha detto:

    No, ma infatti anche a me ha un po’ dato l’impressione di una trovata commerciale. Che poi intendiamoci: se era fatto bene, ce ne saremmo fregati se era una “paraculata” o meno. Però sì, come operazione non convince molto. Potrei dirti che la seconda serie migliora rispetto alla prima (forse perché son meno puntate), ma non mi sentirei di consigliartela, ecco.

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