Eva di Kike Maillo
Videa-CDE, 31 Agosto 2012 – Sprecato
Un giovane ma geniale scienziato robotico torna a casa dopo dieci anni di assenza per completare il progetto che aveva abbandonato, la creazione del primo robot emotivamente uguale a un bambino umano. Per farlo decide di prendere come modello la spigliata Eva…
«Cosa vedi quando chiudi gli occhi?» O come scrisse qualcun altro, «Gli androidi sognano pecore elettriche?» Ed è probabile che i quattro sceneggiatori di Eva abbiano pensato al romanzo di Philip K. Dick e al film che ne ha tratto Ridley Scott, durante la creazione della loro storia, perché a fianco di alcune assonanze forse casuali – come quella citata in apertura – c’è invece il tema comune dei sentimenti e degli stati d’animo degli androidi. Di quanto, insomma, un essere artificiale possa essere umano.
Lo spostamento del punto di vista è comunque interessante, perché se in Dick a riflettere sulla questione è il cacciatore di androidi e in Scott sono invece gli androidi stessi, qui è il loro creatore a farlo. Gioca con la loro emotività e il loro carattere come fossero un cubo di Rubik, ma li rispetta perché ne riconosce l’unicità.
Queste ottime intenzioni, però, vengono buttate sempre più al vento man mano che la storia procede: da un inizio col botto a un bellissimo ritratto del futuro prossimo, si scivola progressivamente ma rapidamente in un intreccio da telenovela che cerca il guizzo solo a pochi minuti dalla fine e rende la pellicola in alcuni momenti persino indigesta. Ed è un peccato, perché la sceneggiatura come detto qualche idea ce l’ha, e l’esordiente regista tratteggia con la giusta discrezione la componente fantascientifica che caratterizza il mondo raccontato. Purtroppo, questo non basta a rendere davvero significativa una pellicola che aveva invece tutte le carte in tavola per esserlo.
Titolo: Eva (Id.)
Regia: Kike Maillo
Sceneggiatura: Sergi Belbel, Cristina Clemente, Marti Roca, Eintza Serra
Fotografia: Arnau Valls Colomer
Interpreti: Daniel Brühl, Claudia Vega, Marta Etura, Alberto Ammann, Anne Canovas, Lluís Homar, Sara Rosa Losilla, Manel Dueso, Ona Casamiquela, Peter Vives, Jordi Díaz
Nazionalità: Spagna – Francia, 2011
Durata: 1h. 34′
D’accordo in parte con la recensione.
Può anche assomigliare ad una telenovela la parte centrale però secondo me è stata raccontata con buon stile, facendoci entrare molto bene in simbiosi col protagonista.
Aggiungo poi la scena della “sclerata” del prototipo veramente d’effetto in un film che fino ad allora era stato prettamente “tranquillo”.
Comunque si, inizio interessante e finale ricco di significati, ma nel complesso lo consiglio. Anche per renderci conto di come il nostro paese è rimasto indietro rispetto agli altri.
Inizia come Blade Runner e finisce come Super Vicky…
Inizia come “Io, robot” e finisce come “Super Vicky”… il dramma é che non c’è una vera storia, nemmeno d’amore.
Na, l’inizio di Io robot è molto più movimentato e ridicolo. Quello di Eva si può assimilare al test che si vede all’inizio di Blade Runner, solo che qui muore l’androide.