Halloween di John Carpenter
PIC, 22 Giugno 1979/QMI, 15 Ottobre 2018 – Seminale
Michael Myers era un ragazzo svuotato, che non aveva coscienza e non provava nemmeno le emozioni più rudimentali. Aveva la faccia atona, bianca, completamente spenta. E gli occhi neri, gli occhi del Diavolo. Dietro quegli occhi viveva e cresceva il Male, e oggi – 15 anni dopo – il Male è tornato a casa…
Inizialmente stroncato dalla critica – che lo accusava di non far paura, di avere una trama stupida e di non nascondere la scarsità del budget – Halloween è diventato, grazie soprattutto al passaparola e a una singola recensione su Village Voice, uno dei film indipendenti più di successo nella storia del cinema statunitense. Ha dato vita a una lunga serie di sequel come di imitatori e ha praticamente inventato la carriera horror di John Carpenter, ma viene ancora oggi spesso considerato ciò che in realtà non è.
Ispirato allo stile di Hitchcock e del Dario Argento di Suspiria, Halloween è un horror dal ritmo lento e con pochissimo sangue, che giostra soprattutto sulla suspense per rendere la visione una vera e propria agonia invece di una sagra dello spavento. In cuor suo lo spettatore sa benissimo che prima o poi il Male colpirà, e per questo Carpenter fa durare il più possibile ogni momento di tensione: per creare una sensazione di incertezza nel pubblico, che invece vuole e voleva già all’epoca sequenze secche e rapide.
La violenza vera e propria esplode solo nella parte finale, quando il film incentrato fino a quel momento su personaggi e dialoghi diventa un vero e proprio inseguimento all’interno di una casa infestata. Qui, grazie a un uso sapiente delle ottiche e degli spazi ma anche alla prima mezz’ora tutta di giorno in contrasto all’ora seguente ambientata in notturna, John Carpenter crea un’atmosfera realmente claustrofobica, esaltata dalla musica minimalista da lui stesso composta.
Ispirato al paziente di un istituto psichiatrico visitato da Carpenter ai tempi dell’università, Michael Myers indossa una maschera del Capitano Kirk modificata per sconvolgere un universo filmico popolato quasi esclusivamente da teenager che hanno altro per la testa che non guardarsi le spalle. In questo si può quasi dire che quello di Halloween sia un racconto morale, teso a illustrare quanto il mondo sia un posto cattivo, in cui per sopravvivere bisogna prestare attenzione ma in cui non si può vincere. Come suggerito dall’inquietante montaggio finale, il Male si nasconde ovunque, e non può essere fermato.
Titolo: Halloween – La notte delle streghe (Halloween)
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: John Carpenter, Debra Hill
Fotografia: Dean Cundey
Interpreti: Donald Pleasence, Jamie Lee Curtis, Nancy Loomis, P.J. Soles, Charles Cyphers, Kyle Richards, Brian Andrews, John Michael Graham, Nancy Stephens, Arthur Malet, Mickey Yablans, Brent Lee Page, Adam Hollander, Robert Phalen, Tony Moran, Will Sandin, Nick Castle
Nazionalità: USA, 1978
Durata: 1h. 31′
Da prendere come esempio di studio su come riuscir a creare la vera tensione crescente in un film.
Eccellente.
A real masterpiece!
Trama banalissima, ma dal punto di vista registico, della tensione e del pathos non c’è nulla da dire: è eccellente. Pur riconoscendo l’importanza che ha avuto sul genere e pur essendo una delle pietre miliari di Carpenter (che adoro), gli preferisco di gran lunga The Thing o 1997
E’ chiaro che “La Cosa” e “1997” sono complessivamente migliori, ma hanno anche un budget e intenzioni molto più alte. “Halloween” è un film messo insieme con quattro soldi da un gruppo di ragazzi alla prima esperienza, ma a parte un paio di ingenuità di sceneggiatura e di regia è la summa di ciò che un film di questo genere deve fare.
Bella recensione, che si palesa di “stellare” natura, sterile soggiungere l’addirittura.
Per quanto anch’io gli preferisca i citati cult e “il seme della follia” non posso che inchinarmi nel pensare come Carpenter sia riuscito con pochi mezzi appunto a creare quello che giustamente si può intendere come archetipo di un intero genere.
Assieme a ‘The Fog’ il capolavoro di Carpenter, per quanto mi riguarda, colonne sonore comprese. Riduttivo, dal mio punto di vista, catalogarlo in uno specifico ‘genere’, considerato appunto – come già detto da altri – il risultato ottenuto con la scarsità delle risorse disponibili. Necessità fa virtù, come si suol dire.
Stefano, è vero che l’importanza di “Halloween” trascende il genere e riguarda tutta la storia della Hollywood recente, però dal punto di vista cinematografico non si può non considerarlo un horror: chi non ama questo genere lo odierà con tutto il cuore, proprio perché dal punto di vista dello scopo finale è perfettamente inserito nel genere.