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Il soffio dell'anima di Victor Rambaldi

5 marzo 2009 Recensioni 0 Commenti
Il soffiodell'anima

Iris Film, 13 Marzo 2009 – Delirante

Alex è da molti anni in dialisi ma insegue comunque un sogno: quello di poter vincere un torneo di arti marziali, nonostante la sua infermità. E nonostante le cure di Luna e l’assistenza di una guida spirituale, non sarà solo la malattia a mettere a rischio la sua vita…


Una scena di Il soffio dell'animaChiunque abbia avuto un problema fisico anche minimo, da una piccola frattura fino a un incidente stradale, arrivando perfino a squilibri di tipo emozionale, sa quanto sia importante e utile lo sport e l’attività fisica, sia come fisioterapia, ma anche come pratica per l’equilibrio spirituale. Se ne sono accorti in molti, scrittori e autori cinematografici. Evidentemente se n’è accorto anche Victor Rambaldi, figlio d’arte che, per il suo quarto lungometraggio, decide di ripercorrere in Il soffio dell’anima la parabola agonistico-spirituale di molto cinema USA, declinandola in salsa italica e quindi condendola con un bel po’ di melodramma. Ne esce fuori un deprimente pasticcio.

Yang Yu Lin in Il soffio dell'animaRambaldi, autore anche della sceneggiatura tratta dall’omonimo romanzo di Valentina Lippi Bruni, prova a mescolare Karate Kid e The Wrestler, con i deliri mistici del Ragazzo dal kimono d’oro, nel tentativo di mettere insieme un film sportivo colmo di spirito e buoni sentimenti, ma tirando fuori solo un polpettone degno della Tv anni 80. Il soffio dell’anima, infatti, è indietro di almeno 20 anni a partire dai suoi temi: le solite solfe sui “perdenti” che possono risalire la china, sui disabili che devono avere le opportunità di tutti gli altri, sullo sport e la spiritualità (ovviamente orientali) come discipline dell’anima. Naturalmente, questa sorta di bignami new age nutrito a pane e Bruce Lee è imbottito di stereotipi narrativi (il cattivo e il suo mellifluo allenatore) e razziali (i cinesi parlano solo per motti, metafore e parabole).
Flavio Montrucchio in una scena di Il soffio dell'animaIl tutto seguendo l’inconfondibile metodo Stefano Calvagna (che infatti produce e interpreta l’allenatore di cui sopra): toni enfatici e rozzamente esasperati, adesione pedissequa agli orecchiati schemi statunitensi, caratteri e funzioni narrative tagliate con l’accetta e ostentatamente ripetute, morali familiari e sentimentali. Il tutto coronato da un improponibile dilettantismo nella realizzazione – sia nella sceneggiatura, oltre la banale prevedibilità e molto vicina al plagio multiplo, sia soprattutto nella regia, che oltre ad avere poca idea di ritmo e tensione narrativa ci mette il carico cercando di portare tutto su lidi mistici e soprannaturali (finale stracult), in cui davvero si ha l’impressione che Rambaldi non abbia idea di cosa sia il pubblico e cosa voglia da un film.

Flavio Montrucchio in Il soffio dell'animaAltra impressione evidente è che gli attori siano tutti con la testa e il talento da un’altra parte: e se di Flavio Montrucchio non ci si stupisce, la scelta di Dario Ballantini e Raffaello Balzo tradisce non solo l’idea bassa e offensiva che il regista ha del cinema, ma anche del target a cui dovrebbe riferirsi. Che probabilmente non esiste, e se esiste diserterà le sale. E allora potremmo affermare che, quando non si sa cosa si fa, forse è meglio oziare del tutto.


La locandina di Il soffio dell'animaTitolo: Il soffio dell’anima
Regia: Victor Rambaldi
Sceneggiatura: Victor Rambaldi
Fotografia: Giovanni Luca Santini
Interpreti: Flavio Montrucchio, Lucrezia Piaggio, Raffaello Balzo, Yang Yu Lin, Stefano Calvagna, Dario Ballantini, Orso Maria Guerrini, Claudio Angelini, Lina Bernardi, Cristina Sebastianelli
Nazionalità: Italia, 2009
Durata: 1h. 50′


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