The Wrestler di Darren Aronofsky
Lucky Red, 6 Febbraio 2009 – Fulminante
Alla fine degli anni 80 Randy “The Ram” Robinson era una delle stelle più brillanti del wrestling professionistico. Vent’anni dopo vive in una roulotte e si esibisce nelle palestre delle scuole del New Jersey. Fino a quando un infarto non mette davvero fine alla sua carriera…
Quelli che ritengono che il wrestling sia tutta una finta, hanno due modi per cambiare idea: guardare l’incontro tra Mick Foley e The Undertaker combattuto in una gabbia nel 1998, oppure guardare The Wrestler. Certo, il wrestling è uno spettacolo coreografato e il cui risultato è stabilito in partenza, ma i gesti atletici che i lottatori compiono sul ring non sono prodotti da effetti speciali e le botte che si danno possono fare davvero male. Al di là dell’aspetto decadente della parabola che racconta, la sceneggiatura di Robert Siegel sembra infatti soprattutto una dichiarazione d’amore al wrestling e agli anni ’80 in generale.
Darren Aronofsky, regista di culto apprezzato fin dall’esordio, mette in scena il crepuscolo della carriera di un campione degli anni ’80 che si è ridotto a combattere per due soldi nelle palestre delle scuole e che dopo un infarto è costretto a rinunciare all’unica cosa che sa fare. Con un personaggio a quanto pare ispirato alla figura del leggendario Bruno Sammartino ma che presenta un look simile a quello di Hulk Hogan, The Wrestler è un tuffo nella disperazione di un uomo che ha sacrificato tutto per poter fare ciò che ama ed è ora costretto ad allontanarsi da quel pubblico che lo adora e che lui adora. Un personaggio con cui Mickey Rourke ha sicuramente molte cose in comune e a cui dà vita in maniera straordinaria, degnamente affiancato da Marisa Tomei ed Evan Rachel Wood.
Aronofsky sceglie uno stile di regia molto diverso dai suoi tre film precedenti, limitando la manipolazione temporale della vicenda e rinunciando totalmente ai giochetti visivi che gli sono sempre stati abituali, prendendo invece spunto dallo stile dei fratelli Dardenne e di John Huston. Ha scelto invece di concentrarsi particolarmente sull’aspetto sonoro della pellicola, lavorando con attenzione su musica e rumori per circondare i suoi personaggi della giusta atmosfera. Un’atmofera di amarcord per un mondo che dal di fuori è forse difficile capire, ma che viene replicato con attenzione sullo schermo, dagli incontri della ECW agli scontri dei lottatori statunitensi con The Iron Sheik. Probabilmente il miglior film del Concorso di Venezia 2008, non solo per i nostalgici.
Titolo: The Wrestler (Id.)
Regia: Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Robert Siegel
Fotografia: Maryse Alberti
Interpreti: Mickey Rourke, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Mark Margolis, Todd Barry, Wass Stevens, Judah Friedlander, Ernest Miller, Dylan Summers, Tommy Farra, Mike Miller, Marcia Jean Kurtz, John D’Leo, Ajay Naidu, Gregg Bello, Scott Siegel
Nazionalità: USA, 2008
Durata: 1h. 45′
Quando il film è finito avevo il cuore spezzato, il finale non era mostrato ma intuivi subito che Randy sarebbe morto per le fitte al cuore. La colonna sonora è perfetta, la violenza è perfetta. e mi dispiace che non abbia guadagnato l’oscar, per me è grande quando TORO SCATENATO.
Io non capisco come si fa a guardare il wrestling. Due o più tizi che si picchiano per finta. Ci sono tanti incontri di kickboxe e Muay Thai da guardare. E poi c’è la mitica MMA in cui i lottatori si spaccano letteralmente la faccia e le ossa. Sono sport veri e feroci che non hanno somiglianze con quella buffonata di wrestling.
Preferisco una sana dose di vera ultraviolenza gentilmente fornita da Badr Hari nel K1.
Odio il wrestling. Ma questo film è un capolavoro. Punto. 🙂
P.S. D’accordissimo con te, “Mickey Rourke”…anche se hai spoilerato il finale. 🙂
Hai ragione, Guido. Ho nascosto il testo in modo che qualcuno non lo legga senza aver visto il film. Per leggerlo basta evidenziarlo col mouse.
Comunque, a Venezia nella conferenza stampa dopo aver ricevuto il Leone d’Oro, il giornalista Marco Spagnoli disse a Mickey Rourke (quello vero) di vedere molte cose in comune tra il suo personaggio e quello di De Niro in “Toro Scatenato”. Rourke si incazzò come una biscia e rispose dicendo che una domanda così stupida la poteva fare solo uno che non capisce la differenza tra il calcio e il ping-pong. Poi buttò via il microfono e non disse più una parola fino alla fine. Aronofsky, allora, rispose al suo posto dicendo che Rourke da ex pugile non aveva una grande opinione del wrestling e dei wrestler, perché la boxe è uno sport mentre il wrestling è solo uno spettacolo coreografato. Poi, però, disse con parole diverse e più gentili che le somiglianze tra i due personaggi ci sono solo a prima vista. Tutto questo (opinione sul wrestling compresa), aggiungo io, non incide minimamente sulla grandezza del film.
Tu prefesici “Toro” o questo??
“Toro scatenato” non lo rivedo da anni, ma a memoria preferisco questo.
Ah ok…pensavo di essere l’unico…in “T.S.” DeNiro è super…ma come in 11/12 dei film di Scorsese c’era materiale eliminabile a chilate…e poi…che noia la storia… 🙂
Beh, mo’ non esageriamo…
Bellissimo film! Grande ritorno di Rourke! Darren Aronofsky non fa altro che stupirmi…
Non si deve commettere l’errore di accostare il film alla pagliacciata che è il wrestling, non potrebbe esserci contraddizione più grande.
scusate mi sono espresso male non”wrestler” ma “wrestling”
chiedo cortesemente ad Alberto di modificare il mio post
Guido, non sei l’unico a considerare la performance di deniro in t.s la migliore della sua carriera. ci sono anche io, solo che di pari merito c’è il trevis di taxi driver e il max cady di cape fear.
E poi, guido, mickey rourke sono io, solo che all’epoca scrivevo i commenti con quel nickname perché era il primo che mi era venuto in mente, poi ho deciso di usare il mio nome naturale.
E’ un buon film, senza dubbio. Ma questo film non è un capolavoro. Punto.
Alberto, questa domanda te la faccio qui perchè hai accoppato la pagina di “Oz”. Ti ringrazio perchè oltre ad “Old boy” mi hai consentito di apprezzare questo bellissimo telefilm.
Secondo te come mai i telefilm italiani sono orrendi e usano come attori gli scarti del Grande fratello mentre in altri paesi sono produzioni eccellenti? In Italia gli “amici degli amici” ottengono parti nei film e nei telefilm pur senza avere le minime capacità recitative. E’ il pubblico che fa pena e guarda solo spazzatura, come i film di Boldi e De Sica, o sono gli autori e i produttori a suscitare pietà?
Scusa ancora se ho contribuito a rendere confusionario ed anarchico il tuo sito con i miei commenti.
Nessun problema, Francesco. Quando manca la recensione è una cosa, ma altrimenti dividere la discussione su più pagine crea confusione per chi legge.
La recensione di “Oz” non c’è più perché col nuovo sito ho tolto tutto quello che non riguardava direttamente il cinema, quindi anche quella recensione di una serie Tv. Se mai dovessimo aprire una sezione di CineFile dedicata alla televisione la riciclerei senz’altro (riveduta e corretta, visto che era stata scritta dopo solo una manciata di episodi), ma per adesso sarebbe fuori posto.
Nel cinema e nella Tv italiana sono sempre esistiti gli attori (e soprattutto le attrici) che lavoravano grazie a parentele e amicizie. Quello che è cambiato – come fece notare Roberto Escobar alla presentazione di un suo libro qualche mese fa – è lo sforzo dei registi nel far recitare i raccomandati. Una volta, anche se un’attrice era l’amante del produttore stava sul set fino a quando non diceva la sua battuta correttamente, adesso invece va bene come viene la prima volta. Diciamo quindi che io (ed Escobar, evidentemente) do la colpa soprattutto ai professionisti che o sono troppo inginocchiati oppure non sono sufficientemente interessati alla buona riuscita di ciò che fanno. Ne avevo scritto qui: http://www.cinefile.biz/blog/?p=193.
Detto questo, nella televisione italiana si lavora in fretta e con pochi soldi, e purtroppo i produttori dimostrano pochissimo coraggio nel realizzare prodotti che vadano al di là delle regole base del racconto televisivo. Invece negli Stati Uniti è stata proprio la rottura di queste regole a far proliferare i serial di grande qualità. In USA si girano serie televisive come fossero dei film, da noi invece le si gira come fossero delle soap opera. Però poi anche negli Stati Uniti non stanno benissimo, perché ogni anno la metà abbondante delle serie non viene confermata per la stagione successiva (quest’anno la ABC ha tagliato tutte le nuove serie tranne una, “Visitors”, salvata solo per non fare l’enplein negativo) e anche loro sono pieni di attoracci e scarti di Hollywood.
Il discorso sull’intelligenza del pubblico di casa nostra, invece, è lungo e complicato, e non riguarda solo il pubblico cinematografico ma “l’italiano” in generale. Tra il pubblico dei vari Boldi/De Sica c’è sicuramente una buona parte che non si rende conto del basso livello di quelle pellicole, ma secondo me ce n’è anche un buon numero che se ne renderebbe conto se avesse qualcosa similare ma di più alto livello con cui confrontarlo. Solo che il pubblico italiano è pigro, oltre che tonto (ragion per cui da noi il doppiaggio è ancora assolutamente necessario), e quindi non cerca qualcosa di diverso. E quindi, fino a quando il cinema-spazzatura va così bene, chi glielo fa fare ai produttori di sbattersi per realizzare pellicole migliori?
Almeno boldi fa filmetti divertenti come OLè e UN CICLONE IN FAMIGLIA 😀 , i cinepanettoni di desica fanno schifo 🙁
Hai ragione. Vedi che ogni tanto le offese tipo “il pubblico italiano è pigro, oltre che tonto” servono. La rabbia ce l’ho anche io perchè se ci fossero più persone con dei gusti “alti” ci sarebbero molti film italiani con lo spessore di “Old boy”. Gli sceneggiatori bravi li abbiamo ma sono i produttori che non li guardano neanche perchè si interessano al profitto e basta. Gentaglia come i concorrenti dei reality servono solo per richiamare il numeroso pubblico più infimo.
Qualche anno fa gli inglesi dissero che la tv italiana fa schifo. Verissimo e Gerry Scotti disse che non era vero. Molto attendibile il suo commento disinteressato: se ammettesse che è vero sarebbe disoccupato!
Che fortuna che hai a conoscere l’inglese…
De Sica mi fa più ridere di Boldi,comunque.
A proposito di wrestling, pugilato e arti marziali: il 28 agosto il 41enne James Toney (ex campione mondiale di medi, supermedi e massimi leggeri di boxe) affronta in un incrontro di UFC il 47enne Randy Couture (ex campione mondiale dei massimi UFC e coprotagonista di “The Expandables” di Stallone). Non so se mettermi le mani nei capelli o preparare i pop-corn…
Beh, questi incontri sono sempre imperdibili, l’unica cosa è che rischiano di durare due riprese. Prepara il pop-corn, che non si sa mai…
Sì, be’… Son sempre due vecchi che fanno a cazzotti…
Eh lo so, ma è spattacolo uguale, dai. Anzi, è solo spettacolo, perchè non penso possa mai venir fuori un incontro da storia della boxe. Di solito questi incontri li guardi per vedere se uno va a terra al primo cazzotto o se uno dei due le prende clamorosamente. Però è anche vero che questo non è il ritorno di Foreman…
Io intanto aspetto con pazienza Paquiao Vs. Mayweather, se mai si farà.
No, vedi che mi sono spiegato male? Non è un incontro di boxe, è un incontro di arti marziali miste. Solo che Toney è un pugile, Couture è un lottatore.
Ah ecco, io ero rimasto alla boxe e non avevo capito. Comunque dal mio punto di vista, se l’incontro è serio e non una specie di esibizione, il pugile dovrebbe avere la meglio.
Anche perché i guantoni pesano meno della metà di quelli dei pugili, quindi i pugni fanno molto più male. Però il pugile non conosce le prese e quindi non sa come uscirne. Poi comunque tutti questi calcoli contano poco perché son due vecchi.
Di base, secondo me, c’è il fatto che se il pugile molla due tre pugni messi bene il lottatore va giù steso e buonanotte, ed è molto più probabile che questo avvenga prima che il lottatore riesca a piazzare una presa, perchè deve necessariamente lavorare a cortissima distanza. Questo in linea generale.
Poi però, per l’appunto, bisogna vedere come stanno messi i due fisicamente, perchè se il pugile si muove a due all’ora ed è in sovrappesso di mille chili, magari il lottatore (sempre che non sia decrepito pure lui) può sorprenderlo prima che riesca a portare a segno dei colpi. Però penso che se questa cosa avvenisse fra due atleti in attività, è sempre il pugile il favorito. Anche se comunque i lottatori da gabbia che fanno arti marziali miste e si menano a sangue finchè uno dei due non è quasi moribondo, son delle vere bestie e anche fossi un campione di boxe non so se vorrei affrontarli. Fermo restando che io potrei chiudere l’incontro con un singolo pugno, mentre loro no.
In un’intervista Toney ha praticamente detto che il primo che colpisce vince…
Un pugile contro un lottatore di MMA è spacciato. I pugni sono solo un terzo delle armi necessarie per vincere. Couture, poi, è stato uno dei migliori in assoluto. Bas Rutten, però, era molto più potente ancora. In un documentario hanno analizzato le tecniche e la potenza dei colpi dei lottatori di MMA in modo scientifico: è risultato che nell’MMA i pugni si tirano con una posizione più sbilanciata che amplifica il danno, anche se la guardia si scopre maggiormente. Però Couture non è certo il tipo che ha paura di un pugno.
Basta che usa la sua tecnica “ground and pound” (sbattere l’avversario con la schiena a terra e tirargli cazzotti e gomitate in faccia) è il gioco è fatto. Poveri pugili…
Andate sul sito http://www.ultimatefighter.com scegliete la stagione 7 “Rampage vs Forrest” e godetevi la sfida Matt Riddle contro Dan Simmler: uno degli incontri più brutali.
Guardate anche Matt Riddle vs Tim Credeur. Questi sì che sono dei duri!
Mah, non ne sono troppo convinto. E’ chiaro che se il lottatore riesce a sbattere il pugile a terra è fatta, ma per quanto i lottatori MMA siano delle bestie da combattimento che non hanno paura di niente, non avranno mai la capacità di incassare diretti, montanti e ganci come ce l’hanno i pugili (per lo meno quelli di un certo livello). Senze contare che un pugile trova pugni precisi e mirati, oltre che potenti. E se è vero che quel tipo di lottatore si sbilancia molto per affondare il colpo, che quindi diventa molto potente, è anche vero che si scopre molto. Quindi, volendo, basta un uppercut al mento come si deve e chiunque al mondo va per terra, figuriamoci poi un lottatore che non è abituato a riceverne (tieni conto che negli incontri MMA i combattenti si scambiano pugni quasi prevalentemente da terra, quasi mai succede che parta un colpo risolutore mentre i contendenti sono in piedi).
Ci sono due errori in quello che hai detto.
Un puglile non è abituato ad incassare calci quindi un lottatore può spezzargli la tibia in due come niente (oltre che lacerargli il quadricipite femorale). Un lottatore per indurire le tibie tira calci al sacco per anni e, per la legge di Wolff, ogni volta che un osso LUNGO (tibia, femore, omero…) subisce un trauma da impatto all’interno dell’osso stesso si formano delle fratture microscopiche che si calcificano e aumentano la densità ossea (il risultato sono, negli anni, ossa dure come l’acciaio). Una persona normale se tira un calcio di tibia si spezza la gamba.
Un pugno tirato a terra è MOLTO più potente perche la testa di colui che incassa il pugno non ha spazio per ammortizzare l’energia dell’impatto. Quindi la testa sbatte a terra e il danno è moltiplicato. Hai visto cos’è successo alla mascella di Dan Simmler?
Ma è vero che un pugile ha la capacità di incassare pugni in faccia come nessun altro. Ma è sufficente per abbattere uno che ti tira a terra come vuole e ti fa un armbar per romperti il braccio.
Non trascuriamo che la durata di un match di MMA è di 3 round da 5 minuti l’uno. Quindi di fiato il pugile ne dovrebbe avere abbastanza abituato com’è ai 12 round di boxe. Questo sulla carta, poi ci sono troppe variabili in gioco.
Beh, ma io non avevo detto nulla in contrasto con quello che tu hai specificato. Secondo me un lottatore non la metterebbe mai sui pugni, ma proverebbe subito a spazzare il pugile a terra, magari buttandosi basso sulle gambe, senza neanche tirar troppi calci. Però, pur con tutte le variabili del caso, se il pugile in quel lasso di tempo è bravo a sorprendere il lottatore, che inevitabilmente resterà un pò scoperto, può vincere con un paio di pugni messi bene. Ma d’altronde il lottatore non è un fesso e starà un pò più attento. Però, come detto, le variabili da considerare sono molte.
Quanto ai pugni a terra, io non ho mica detto che non siano terrificanti. Ho solo detto che sono un qualcosa di diverso da un gancio preciso preso all’impiedi, e i lottatori non sono abituati a questo genere di scambi, come i pugili non sono abituati ad esser presi e gomitate in faccia da sdraiati.
Resta il fatto che i lottatori di MMA fanno impressione. Io non so da dove escano fuori…
Sono comunque persone violente e spietate che provano piacere ad ammazzare di botte qualcun altro. Se fossero dei gentleman non farebbero certo quello sport. Il mio preferito è Luke Cummo.
Guarda subito questo match http://www.ultimatefighter.com/fight-videos/tuf-2-luke-cummo-sammy-morgan
Spettacolo assicurato!!!!!!!!!!
Comunque l’idea dell’incontro è proprio quella di capire se siano migliori i pugili o i lottatori di Arti Marziali Miste. Un po’ come discutere se sia più forte Hulk o la Cosa… In realtà, poi, questo incontro in particolare non fa testo essendo due vecchi che hanno già finito la carriera, ma comunque Toney ha firmato con la UFC un contratto di un incontro con opzione (a suo favore) per altri due.
Anche nel K1 hanno partecipato alcuni pugili che combattevano per raccimolare qualche soldo, ma sempre con risultati imbarazzanti: tra questi Yosuke Nishijima, Francois Botha e Ray Mercer. Sono stati tutti umiliati anche se Botha si è fatto valere in un certo senso. Comunque erano match tecnicamente inguardabili di cui non si capisce il senso.
Se sei adatto per un certo stile di lotta non vuol dire che sei adatto per tutti gli altri stili. Secondo me sono tutte buffonate.
Be, direi che il senso è proprio di portare a casa qualche soldo… Però non la metterei sull’essere “adatto ad un tipo di combattimento piuttosto che a un altro”, quanto sull’essere preparato. Qui ci sono degli sportivi che per tutta la vita si sono allenati per fare un tipo di combattimento, e quando sono diventati troppo vecchi per farlo si sono messi a fare un altro tipo di combattimento. E’ come fare una sfida di conoscenza specifica tra un laureato trentenne che esercità il merstiere per cui ha studiato e un sessantenne che frequenta l’università della terza età dopo aver fatto il falegname tutta la vita. Avrebbe più senso un incontro tra due combattenti al vertice della carriera, ma chi glielo fa fare? E soprattutto, a chi interessa?
Tra l’altro, vedo che in realtà Mercer ha combattuto nelle arti marziali miste solo due volte, perdendo il primo incontro ma vincendo il secondo due anni dopo con un pugno da KO dopo soli 10 secondi. Ma mi sembra ovvio che, trattandosi anche qui di un incontro tra due ex, alla fine vince sempre quello che è meno fuori forma.
Su Ray Mercer intendevo la sua brevissima apparizione di 2 match nel circuito di kickboxe denominato K1.
Anche molti lottatori di MMA hanno provato ad improvvisarsi kickboxer, ma non sono mai andati bene perchè discipline diverse hanno anche tecniche e movimenti diversi. L’unico lottatore di MMA che nel K1 è andato benissimo è Alistair Overeem, di cui ti consiglio di vedere i 2 match con Badr Hari. Overeem, campione di MMA, ha cercato di conquistare il titolo anche nel K1 e i kickboxer non hanno gradito molto la sua corsa al titolo perchè se avesse vinto un outsider come lui sarebbe stato come ammettere che un lottatore di MMA è più completo.
I lottatori di MMA non hanno una guardia pugilistica impeccabile e cercano solo di mettere in mostra il loro strapotere fisico, cosa che non gli è molto utile contro un kickboxer. Quindi penso che in ogni sport di combattimento c’è una selezione naturale: se uno ha le caratteristiche fisiche e mentali per fare il pugile fa il pugile e chi ha calci letali preferisce fare Muay Thai.
Quindi, a rigor di logica, seguendo i ragionamenti e i dati sciorinati sin qui, potremmo dire che i lottatori di kickboxing sono quelli più temibili di tutti, in uno scontro fra atleti delle tre discipline: tirano calci e pugni migliori e con più tecnica rispetto ai lottatori di MMA (a loro volta in vantaggio sui pugili) e hanno il vantaggio notevole del calcio dalla lunga distanza più le ginocchiate improvvise, che rendono complicato per il lottatore lo sbatterli a terra. Questo sul ring (o ottagono). Per strada, chissà.
Per strada vince il primo che tira fuori il coltello…
Comunque, in teoria l’idea di partenza delle arti marziali miste era proprio quello di permettere un confronto diretto tra le varie arti marziali, così da capire quale fosse la più efficace. Solo che poi lo stile dei lottatori sia è uniformato e ha reso vana la cosa.
Fra l’altro, visto che si era parlato di Botha, sono andato a vedere cosa ha combinato nel K-1. Ebbene, tutto sommato, viste le premesse, non è che sia andato poi così male, eh. 15 incontri, 11 sconfitte (ma solo una per KO) e 4 vittorie, di cui 2 contro due dei migliori e più esperti fighters al mondo, Aerts (anche se per infortunio) e Le Banner. Nell’insieme ha affrontato quasi tutti atleti di prima categoria, fra l’altro.
Ecco, io vorrei vedere un kickboxer che va ad affrontare pugili fra i migliori di quella categoria di peso, per vedere se riesce a vincere qualche incontro e quanti ne finisce. Le Banner stesso, ad esempio, ha disputato diversi incontri di boxe, vincendoli tutti. Ma ha combattuto contro mezzi dilettanti.
Sarebbe piaciuto anche a me vedere il migliore dei pesi massimi di pugilato come wladimir klitschko contro Sammy Schilt o Badr Hari del K-1. Ma è fattibile? No. Quindi amen. C’era una bellissima frase nel film “Batman Begins”: “l’addestramento è niente. La volontà è tutto.” Magari non conta la disciplina che pratichi. Se vuoi fare a pezzi il tuo avversario è sufficiente che colpisci duro e ripetutamente.
Sicuramente James Toney e Randy Couture si accorderanno per fare un match equilibrato e in cui nessuno dei due colpirà duramente. Finirà ai punti e a taralluci e vino. E’ una pagliacciata, mica un incontro serio.
Così come è stata una pagliacciata imbarazzante il “match” Big Show contro Floyd Mayweather jr. Come ci godo se Floyd Mayweather jr le prende da Paquiaio.
Io vorrei ricordarvi che Antonio Hinoki ha combattuto contro Mohammad Alì, per parlare di pagliacciate…
Comunque Mayweather ha appena combattuto con Mosley e Pacquiao a novembre affronta Antonio Margarito nei pesi medi, per cui comincio a pensare che un incontro tra loro due non si farà mai.
Ciao, Alberto. Voglio chiederti un parere su “Prince” Naseem. Secondo te era migliore di Manny Pacquiao?
Naseem è stato per l’ultima volta un fenomeno quando ha affrontato Kevin Kelly perchè in seguito si è appesantito e ha perso l’abilità di “ballare” tra i pugni avversari alla “Matrix”. Aveva la mano pesante, una tecnica impareggiabile perchè lottava senza guardia e con una sfrontatezza mai vista prima. Neanche l’immenso Sugar Ray Leonard aveva una tale “arroganza” nel modo di combattere. Però ha combattuto 37 volte e ha perso appena ha combattuto con un vero ottimo pugile come Barrera (demolito 2 volte da Manny Pacquiao).
Manny Pacquiao è una mitragliatrice di pugni e sembra un pugile di 60 anni fa trapiantato ai giorni nostri.
Se si fossero affrontati al pieno delle forze sarebbe stata una lotta tra tecnica e pura aggressività. Chi avrebbe vinto?
Io Naseem Hamed non l’ho mai sopportato, anche perché passava più tempo a ballare entrando nell’arena che non sul ring a combattere. Aveva delle ottime doti pugilistiche ma non mi piaceva il suo modo di combattere così sfrontato. Poi non mi sembra abbia mai avuto avversari di grandissimo livello e ha combattuto quasi sempre a casa sua in Inghilterra, anche se posso ricordare male. Secondo me Pacquiao è uno dei migliori di tutti i tempi, non c’è confronto con Hamed.
E’ vero. Naseem non ha affrontato grandi sfide e avrebbe fatto meglio a restare nei pesi mosca perchè era in quella categoria che riusciva ad esprimere il meglio si sè. Quando ha incominciato a perdere velocità non è riuscito più ad essere il fuoriclasse che era ad inizio carriera.
Ti voglio chiedere una cosa sul film “Hurricane” perchè mi sembra che non c’è più in elenco. Tu avevi scritto una recensione entusiastica sul film su Rubin Carter dicendo che il film mostrava l’ingiustizia di un uomo accusato solo per il colore della pelle con cui è nato. Ma io ho molte perplessità sulla figura di Rubin perchè mi sembra che è stata molto mitizzata nel film: Carter è mostrato come un santo.
Nel film Rubin salva un suo amico dalle attenzioni sessuali di un bianco borghese, mentre nella realtà Rubin fu l’artefice di una rapina. Carter faceva parte di una gang di teppisti chiamati “Gli Apaches” e anche se rubava per fame non è una giustificante perchè ci sono moltissimi poveri con uno spessore morale che gli impedisce di abbassarsi a rubare. Quindi tutto questo entra in conflitto con l’immagine di Rubin mostrata nel film.
Inoltre non vennero trovate nuove prove per mettere in dubbio l’incarcerazione di Carter e nessuno tentò di uccidere coloro che volevano aiutare Rubin. Il film non è molto veritiero e martirizza troppo Carter e demonizza i poliziotti bianchi.
E’ davvero finito, per te, in galera grazie ad un complotto architettato appositamente per lui? Se volevano accusare un innocente per chiudere il caso non c’erano molte altre persone nere e sconosciute da usare a tale scopo?
E’ proprio questa la ragione per cui non c’è più la recensione. Ho approfondito la figura di Carter solo in seguito, ed è evidente come il film sia mistificatore e come imbrogli le carte manipolando situazioni e inventando personaggi per difendere la propria tesi. Il che però non invalida le qualità della pellicola, che resta straordinaria. Ho iniziato a riscrivere la recensione per spiegare meglio la questione e magari tra un po’ avrò tempo di finirla e pubblicarla.
merita la stellina. questo è un capolavoro assoluto oltre che uno dei miei film peferiti.
rourke è da oscar, e lo meritava di più di sean penn.
“E’ davvero finito, per te, in galera grazie ad un complotto architettato appositamente per lui? Se volevano accusare un innocente per chiudere il caso non c’erano molte altre persone nere e sconosciute da usare a tale scopo?”
Beh, nel film questo aspetto è spiegato e giustificato anche e soprattutto attraverso l’odio che Della Pesca nutriva per Carter.
Poi però non so come siano andate le cose nella realtà.
Il detective Dellapesca è un personaggio inventato, creato apposta per rendere più credibile la tesi del complotto ai danni di Carter.
Sì, ecco, per l’appunto non ne avevo idea.
Fabrizio, io volevo dire che mi sembra strano che uno finisce in carcere solo perchè sta antipatico a qualcuno. So benissimo che tante persone sono state accusate per crimini che non avevano commesso e che alcune sono anche finite nel braccio della morte, però…
Eh, non saprei che dire. Magari in galera ci è finito perchè davvero è stato commesso un errore, o magari perchè nell’incertezza hanno voluto punire un nero famoso, un simbolo, con un passato non integerrimo e quindi più facilmente strumentalizzabile. Oppure potrebbe essere che è finito in galera per un errore accusatorio non voluto da parte delle autorità, che semplicemente si sono sbagliate ma in buona fede. Oppure, infine, può essere che Carter non fosse effettivamente (per lo meno completamente) innocente.
Non essendo al corrente di tutti i fatti reali, non sono in grado di esprimere un parere. Certo, sembra che nel film Carter sia stato mitizzato non venendo mai presentato come uno che aveva commesso dei crimini in età adulta, e fin qui ci siamo. Ciò non toglie che, comunque, potrebbe comunque aver subito un torto – parziale o totale – per quel crimine in particolare.
D’accordo con la recensione. Film veramente emozionante. Mickey Rourke da brividi. Questo è il suo film, la sua rinascita, la rinascita di un lottatore.
Gli altri film di Aronofsky ti sono piaciuti Albe?
Altri film dello sceneggiatore?
Io sono un grande fan di Aronofsky. Secondo me il suo migliore è “Requiem for a Dream”, ma devo ancora vedere un suo film che non mi sia piaciuto.
Siegel ha scritto solo altri due film, uno prima e uno dopo questo, ma non li ho visti. L’ultimo sembrerebbe però interessante.
c’è la recensione di Requiem for a Dream un capolavoro. anche se fosse un brutto film, e non lo è, solo per la colonna sonora meriterebbe il massimo dei voti.
Non capisco perchè la recensione si concentri unicamente sull’aspetto legato al wrestling del film.
Questo film non è solo ”un omaggio al decadente wrestling anni 80”, e sicuramente non è un film che va visto perchè ”non solo per i nostalgici”.
E’ la parabola di un uomo solo, il wrestling è solo il medium per raccontarla, un mondo di relitti come tanti.
E’ pregno di un’umanità fuori dal comune, ed è sinceramente disperato fino alla fine, perchè la vita non sempre ti fornisce vie di fuga.
Gaothaire hai ragione da vendere.
E’ il dramma di un uomo solo che sa fare una sola cosa, farsi del male, e non puo’ fare altro.
Pero’ le occasioni le ha eccome: la figlia e la spogliarellista sono ben due occasioni, e forti, per cambiare, ma la sua stessa natura, tragicamente e’ ancora piu’ forte e ha la meglio.
Gaothaire, a me non sembra che la recensione si concentri “unicamente” sul wrestling. Vi si concentra in particolar modo perché è il wrestling che sta al centro del mondo del protagonista, ed è il wrestling che interessava allo sceneggiatore (meno al regista e a Rourke), ma non mi pare di aver sminuito la portata emotiva della pellicola né di averne sottovalutato la componente tecnica. Poi in ogni recensione si sceglie se dare più spazio a un aspetto che all’altro, e a me pare – come ho scritto all’inizio della recensione – che il progetto nasca soprattutto come dichiarazione d’amore al wrestling, è la “parabola di un uomo solo” il mezzo per farla, non viceversa.
A me la scelta di ambientare la vicenda umana del protagonista nel mondo del wrestling mi sembra azzeccata, proprio perché viene narrata la sua passione per una disciplina che di “noble” ha ben poco, a differenza della boxe o di molte arti marziali. Wrestling che si può quindi equiparare in un certo senso ad un qualunque mestiere, nobilitato dalla “vocazione” e dedizione di colui che lo pratica.
Ovviamente non dico che se Randy the Ram fosse stato un idraulico il risultato sarebbe stato lo stesso, ma l’ambientazione in tale mondo tende secondo la mia lettura ad evidenziare anche come la natura del protagonista possa essere equiparata ad altre più “ordinarie” e perché no, “quotidiane”. Una cosa che mi ha colpito molto nel film è l’enorme sacrificio fisico a cui the Ram si sottopone nei match disputati: non è forse una cosa che lo eleva, nel compimento in nome di una “pagliacciata inguardabile” come lo è il wrestling? I sacrifici di Rocky sono stati fatti in funzione del divenire campione nel più prestigioso titolo al mondo, quelli di “the Ram” per combattimenti in una palestrucola di qualche sperduto istituto scolastico: la differenza non è da poco. Eppure, nonostante l’operare in un mondo squallido (significativa e desolatamente spiazzante la riunione delle vecchie glorie per gli autografi) ed oramai legato a soli trascorsi irripetibili, la scelta del Randy rimane coerente: una scelta “di cuore”, appunto, l’unica per lui possibile, che D*o l’abbia in gloria.
Bravo Plissken (sono in vena di complimenti in questo periodo): sacrificio e’ probabilmente la parola d’ordine del film.
The Ram, l’ariete, l’ariete sacrificale.
Randy fa un certo discorso al suo pubblico prima dell’ultimo incontro, e un discorso ancora piu’ esplicito sull’ariete sacrificale lo fa molto prima la bella Tomei, citando niente meno che il Vangelo.
Alberto, mi credi se ti dico che sin dalle scene iniziali ho dovuto distogliere lo sguardo?
E poi, dopo trenta minuti, non son pià riuscito a continuare 😐
Eh, non è un film adatto a tutti, a prescindere dal wrestling. E per fortuna che stavolta ha scelto uno stile visivo classico…