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IT - Capitolo due di Andy Muschietti

10 settembre 2019 Recensioni 4 Commenti
It - Capitolo due

Warner Bros., 5 Settembre 2019 – Fedele

2016: ventisette anni dopo essere stato neutralizzato dal gruppo dei Perdenti, Pennywise inizia un nuovo ciclo di morte. I ragazzini che furono vengono convinti a tornare a Derry per eliminare la creatura una volta per tutte. Ma questo significherà fare i conti con il proprio passato…


Due anni dopo il successo del primo capitolo, arriva nelle sale l’epilogo della nuova trasposizione di uno dei romanzi più amati di Stephen King, ad opera di un regista e uno sceneggiatore sempre più consapevoli delle potenzialità ma soprattutto dei rischi dell’operazione. Il team dietro la produzione di IT – Capitolo due sceglie infatti di attenersi, qui ancora più di due anni fa, alla struttura del romanzo, nonostante questa fosse volutamente giocata sulla ripetizione di uno schema fin troppo rigido. L’approccio, ormai di moda per evitare contestazione da parte dei fan più intransigenti, finisce per ripagare i suoi realizzatori, anche se rimangono dei problemi evidenti.

Il ripetersi delle medesime situazioni moltiplicate per tutti i protagonisti funziona benissimo al primo giro, quello della chiamata dei Perdenti all’azione, complici anche le migliori soluzioni di regia e montaggio dell’intero dittico. Ma la successiva ricerca del passato non ha la stessa forza per tutti gli episodi e finisce per smorzare una tensione costruita anche bene fino a quel punto, anche a causa di una colonna sonora invadente, che indebolisce i momenti che dovrebbero essere più terrificanti. La lunga durata concessa finisce quindi per diventare più un peso che un valore aggiunto al risultato finale, nonostante una discreta ripresa nella parte finale.

Gli attori che interpretano i protagonisti adulti risultano scelti alla perfezione, sia per la somiglianza con gli interpreti dei ragazzi sia per la chimica creatasi fra loro (la scena al ristorante cinese ne è un esempio perfetto). Se il casting fosse stato meno efficace il progetto avrebbe rischiato di naufragare, ma così non è stato, e si ha tra le mani un film dignitoso, che partiva da una base davvero enorme e complicata.

IT – Capitolo due soddisferà tutti i fan minimamente raziocinanti dello scrittore del Maine, mentre i neofiti avranno a che fare con film meno spaventoso del previsto, a tratti grottesco e spiazzante, ma privo di momenti emotivamente memorabili. Paradossale, per un racconto che parla così tanto di ricordi.


La locandinaTitolo: IT – Capitolo due (It – Chapter two)
Regia: Andy Muschietti
Sceneggiatura: Gary Dauberman
Fotografia: Checco Varese
Interpreti: Jessica Chastain, James McAvoy, Bill Hader, Isaiah Mustafa, Jay Ryan, James Ransone, Andy Bean, Bill Skarsgård, Jaeden Martell, Wyatt Oleff, Jack Dylan Grazer, Finn Wolfhard, Sophia Lillis, Chosen Jacobs, Jeremy Ray Taylor, Teach Grant, Javier Botet, Xavier Dolan
Nazionalità: Canada – USA, 2019
Durata: 2h. 49′


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Attualmente ci sono 4 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Piaciuto meno del capitolo 1 causa eccesso di scene forzate e ripetitive (i troppi mostri presenti inutilmente, tra cui comici involontari) e alcune soluzioni di script che non mi hanno convinto (la genesi di Pennywise con la tribù indiana e il ritorno del bullo).
    Poi avrei evitato le continue battute ironiche da parte di alcuni personaggi…smorzano troppo il climax horror che si vorrebbe creare.
    Alla fine del serial del ’90 mi venne un senso di nostalgia alla fine, qui manca causa poca empatia che si crea col gruppo di ragazzi.
    Begli effetti. Niente più.

  2. Marco ha detto:

    Albe che ne pensi?

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Secondo me sono disastrosi tutti e due.

  4. Blues ha detto:

    Sono d’accordo con Alberto Cassani. Per me si salvano la colonna sonora ed il sorriso di Beverly Marsh. A dirla tutta, anche l’omonimo libro di Stephen King, quando lo lessi alla sua uscita, fu per me una brutta sorpresa: un progetto probabilmente troppo ambizioso nelle intenzioni e di conseguenza miseramente risolto, con un serie infinita di situazioni stiracchiate e ripetitive – spesso esageratamente volgari – e con un finale a dir poco ridicolo, se non patetico. Ciò che fino a quel momento Stephen King era riuscito perfettamente a fare era riesumare dalla sua memoria il denominatore comune della sua e dell’altrui adolescenza, vale a dire quell’inestricabile selva di sensazioni ed intensi affetti – spesso custoditi gelosamente e salvaguardati dall’incuria e dalla distrazione del prossimo in un angolo segreto del proprio cuore – che emergono in tutte le relazioni vissute in quella fase delicatissima dell’esistenza e calarli in una realtà capace di flettersi di punto in bianco, senza alcun preavviso, in un puro e incontrollabile orrore. Di tutto ciò, in IT rimane solamente qualche pallida traccia. Rimane il sorriso di Beverly Marsh, come dicevo, emblema di tutti quelli con i quali forse abbiamo sognato di passare il nostro tempo, ma che il destino ha voluto altrove. Forse è poco, in effetti, eppure alcune volte in questi tempi arriva a sembrare poco meno di tutto.

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