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IT di Andy Muschietti

30 ottobre 2017 Recensioni 5 Commenti
IT

Warner Bros., 19 Ottobre 2017 – Onesto

Derry, Maine, Ottobre 1988. durante una giornata di pioggia, il piccolo Georgie scompare dopo un incontro con un clown nascosto in un tombino. Seguono molte altre sparizioni di bambini nella stessa città. Il fratello di Georgie e i suoi amici si mettono alla ricerca degli scomparsi, scoprendo un mondo sommerso di incubi e paure…


La campagna pubblicitaria da urlo e gli incassi record negli Stati Uniti avevano creato un misto di curiosità e scetticismo attorno a quest’opera, nuova trasposizione – dopo quella televisiva del 1990 – del best-seller di Stephen King. La cosa positiva è che IT non è un horror, nel senso moderno del termine, elemento che finirà per deludere le nuove generazioni che si sono fiondate in massa nei cinema alla ricerca di sangue e spaventi. Il film in questione è infatti un’onesta trasposizione della prima parte del romanzo di King, cronologicamente spostata di circa trent’anni, comprendente gran parte dell’universo “kinghiano” e delle generazioni anni 80.

Dalle fogne di Derry, piccola cittadina nordamericana, fuoriesce il marciume nascosto che si fa carne nelle sembianze di un clown – il celebre Pennywise – che cattura i bambini per trascinarli con sé sottoterra. Nel mondo emerso, invece, dominano i topòi della cultura statunitensi anni 80: i bulli e gli sfigati, la discriminazione e le famiglie problematiche. Il piano su cui è impostata la vicenda è quello delle paure dell’infanzia, del passaggio all’adolescenza, a tratti più vicino a Stand by me, che evolve in un processo di liberazione, sessuale e non, dal passato. Le visioni che tormentano l’affiatato gruppo di amici “losers”, finisce per unirli a combattere insieme “it”.

La resa visiva è indubbiamente all’altezza con ambientazioni variegate, quasi tutte in diurna, che regalano buoni momenti di una suspense oscillante tra sogno (diversi sono i riferimenti al classico di Craven) e realtà. Il film si concede non pochi passaggi “da urlo”, alcuni riusciti altri piuttosto ripetitivi, che strizzano l’occhio al grande pubblico. È frequente il ricorso, spesso sterile, al “jump scare”, anche se i momenti di tensione funzionano grazie a un buon utilizzo della computer graphic e al riuscito polimorfismo del clown (un diabolico Bill Skarsgård) , che comunque appare decisamente inferiore alla vecchia versione di Tim Curry. L’unica grossa pecca che si può riconoscere alla pellicola è l’impostazione introduttiva, quasi da telefilm, che non gli permettere di muoversi come opera a sé stante, ma come incipit di una vicenda destinata a concludersi in seguito, con il passaggio all’età adulta dei protagonisti.

Risulta però facile scindere il lato commerciale dell’opera dalla sua anima nuda e cruda, quella più allegorica che, sfruttando il revival degli anni Ottanta, ci mostra l’estate come periodo di transizione nel processo di crescita dalle proprie paure.


La locandina di ITTitolo: IT (Id.)
Regia: Andy Muschietti
Sceneggiatura: Chase Palmer, Cary Fukunaga, Gary Dauberman
Fotografia: Chung-hoon Chung
Interpreti: Jaeden Lieberher, Jeremy Ray Taylor, Sophia Lillis, Finn Wolfhard, Chosen Jacobs, Jack Dylan Grazer, Wyatt Oleff, Bill Skarsgård, Nicholas Hamilton, Jake Sim, Logan Thompson, Owen Teague, Jackson Robert Scott, Stephen Bogaert, Stuart Hughes
Nazionalità: USA, 2017
Durata: 2h. 15′


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. Antonio ha detto:

    It di Muschietti mi ha quasi commosso, un film intenso e pieno di dolcezza verso il periodo delicatissimo del coming of age. Quello che realmente mi ha sbalordito è il cambio di registro da horror sporco a humour crudo senza mai perdere il ritmo .
    Il Pennywise di Bill skarsgård è dosato attentamente ed è molto più fedele alla creatura mutaforma del romanzo, peccato che in italiano si perdono molto le sfumature del linguaggio di IT, molto più evidente nella versione doppiata in inglese!
    Condivido la postilla del jumpscare e forse alcune parti del montaggio risultano troppo ipercinetiche (ma che ha comunque senso perché rimarca ancora l’idea di come IT sia pericoloso, vorace ma anche effimero).

  2. Andrea ha detto:

    Io invece l’ho trovato mediocre in tutto: non male, ma neanche “Bello”, quasi mai. Skarsgård non fa niente di speciale, quando tutti lo acclamavano come il nuovo Ledger, e in generale la scrittura dei dialoghi dei bambini è decente ma viene solo voglia di riguardare Stranger Things.
    Voi direte “E grazie, ma Stranger Things è una serie di 8 ore”. Beh ma nessuno ha obbligato i produttori a fare un FILM di IT, invece di una serie tv o di lasciarlo perdere lì nel cassetto.


    Trovo che poi non faccia praticamente MAI paura, perchè se nel libro fa paura la situazione perchè la gente entra nella testa e nei ragionamenti dei bambini, e IT è un essere che ad un adulto non farebbe paura, ma a loro sì, qui invece non si ha tempo di entrare nella loro testa, e il parallelismo Genitori Terribili – IT arriva troppo tardi e troppo sbrigatamente.
    Ho odiato le ‘sequenze’ di scene in fila, il riassunto del film potrebbe essere:
    – Georgie muore, vediamo IT
    – Sequenza di scene per presentare i Perdenti
    – Sequenza di scene per far vedere che ognuno dei Perdenti ha visto IT
    – Affrontare IT per la prima volta: va male
    – Sequenza di scene per far vedere che IT c’è ancora nella gente che attornia i perdenti
    – Affrontare IT per la seconda volta: sconfiggere la paura

    Le sequenze di scene potevano essere fatte in mille altri modi: con parallelismi, giocando su dei clichè, ma niente,

    si lascia la narrazione andare avanti come se fosse un libro, ma il libro ha il vantaggio delle digressioni psicologiche e i monologhi interiori meravigliosi che King sa fare, e che in un film non possono essere inseriti.
    Del cinema c’è poco, e ogni scena ‘di paura’ può essere riassunta così:

    – Bambino si ferma e guarda verso un angolo buio o meno
    – Carrello della cinepresa molto lento verso quell’angolo, la musica aumenta di intensità
    – Bambino che sta sudando freddo
    – Apparizione di IT

    Anche qui, Stranger Things ha fatto di meglio con il mondo del Sottosopra, dove certe scene sono da pelle d’oca VERA.

  3. Marco ha detto:

    Piaciuto molto.
    Lo trovato molto più violento rispetto ai vari horror che escono al cinema e questo per me è un bene.
    Di jump-scare ne ho ravvisati solo un paio e non mi hanno disturbato più di tanto. Anzi ben vengano se oltre a farti saltare ti impressionano anche.
    La freschezza della regia (che già apprezzai molto in “La Madre”, il quale invito a riscoprire) riesce a non farti pesare 135 minuti di film, che per un film di genere solo tanti e di tensione ne crea a buone dosi.
    Ottimi trucchi; la CGI è molto presente ma non delude sotto il profilo qualitativo.
    L’unica pecca che mi sento di dire è la fotografia poco illuminata nelle scene buie. Col montaggio frenetico, alla luce del sole è un conto ma al buio è un altro.
    Buone prove attoriali dove spicca la ragazzina dai capelli rossi.
    Musica che riesce ad essere opprimente e a sottolineare degnamente le varie scene di orrore.
    Apprezzati i rimandi agli anni ’80 sui tabelloni del cinema (“Batman”, “Arma Letale 2” e “Nightmare 5”).
    Personalmente lo consiglio.

    Albe che ne pensi?

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Io l’ho trovato davvero poco terrorizzante, a tratti incoerente ma tecnicamente onesto. E ho accusato la lunga durata. Gli avrei probabilmente dato un semaforo giallo.

  5. Alessandro ha detto:

    Il miglior film Horror degli ultimi tempi e la migliore trasposizione di un libro di King dai tempi di Shining di Kubrick.
    D’accordo con la recensione che lo paragona all’impostazione di Stand By Me (tra l’altro il racconto di King che più preferisco!), il cast di ragazzini risulta incredibile, assieme a quelli di Super 8 e Stranger Things (con cui It condivide Will Wolfhard “Mike” di S.T.), quei pochi casi in cui da soli i ragazzini riescono a “sorreggere” l’intera pellicola.
    Inevitabilmente il film finisce per essere considerato un remake della miniserie TV in due puntante datata anni ’90, così come inevitabile è il confronto del nuovo film con il CULT televisivo.
    Dal punto di vista tecnico il film è decisamente superiore, ma questo era ovvio, i “Losers” da ragazzini sono invece convincenti in entrambe le versioni. Il Pennywise di Tim Curry sta al Joker di Nicholson come Bill Skarsgard sta al Joker di Heat Ledger, in poche parole si tratta di due interpretazioni notevoli in due periodi cinematografico-televisivi differenti.
    In entrambi i casi ci sono atmosfere terrorizzanti, nel caso del nuovo film il terrore è più palpabile, un plauso anche alla CGI molto realistica e per niente invasiva, i momenti Jump-Scare sono funzionali e diretti con cognizione di causa, senza le esagerazioni che oggigiorno si trovano nella stragrande maggioranza dei film Horror.
    Inoltre le paure dei “Perdenti” le loro emozioni e sensazioni, bucano letteralmente lo schermo e le sentiamo nostre per questo il Regista Andy Muschietti merita il semaforo verde!

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