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"La notte del giudizio" di James DeMonaco

8 agosto 2013 Recensioni 9 Commenti
La notte del giudizio

Universal, 1 Agosto 2013 – Aberrante

Per combattere il sovraffollamento carcerario, nel 2022 gli Stati Uniti istituiscono una notte di pura e totale anarchia ogni anno. Questa valvola di sfogo sembra funzionare, perché i crimini diminuiscono notevolmente, ma una famigliola innocente ne fa le spese…


Una scenaIl “Giorno del Ringraziamento” raccontato da James DeMonaco in questa sua seconda prova registica propone una visione interessante e indubbiamente originale, e offriva molte tematiche da approfondire: il rapporto tra genitori e figli, il senso di questa giornata, l’analisi introspettiva di come una scelta possa cambiare gli equilibri dei rapporti familiari e soprattutto la classica domanda «ma davvero, in assenza di leggi e regolamenti, saremmo più animali di qualsiasi essere la natura abbia mai concepito?». Purtroppo DeMonaco non si preoccupa di cuocere a dovere ogni ingrediente, finendo per buttare tutto nel pentolone, accendere i fornelli al massimo e aspettare che qualcosa salti fuori di tanto in tanto, così che l’ora e mezza di proiezione sia sufficiente a colmare le 7 ore del suo personale nulla.

Rhys Wakefield ed Ethan Hawke in una scenaIl film attinge tanto più genere splatter che al thriller di matrice psicologica, con alcune sequenza di violenza gratuita, ma i fili tesi sono troppo flebili e non riescono a creare quel senso di angoscia, quella sensazione di smarrimento che ci si aspetta, perché il treno della prevedibilità corre veloce e senza fermate intermedie, con colpi di scena citofonati e un senso generale di buonismo che – quello sì – incita alla violenza.

Adelaide Kane in una scenaGettata nel fosso la trama e ogni minima velleità di stimolo alla riflessione, ci si potrebbe quantomeno confortare con la recitazione, la fotografia, l’atmosfera generata dal comparto audio… Invece Ethan Hawke è la copia scolorita del brillante attore di Hamlet o del Jake di Training Day, testimonianza di come la sua carriera si stia già avviando al tramonto (almeno finché continuerà a passare da un genere all’altro come se i film fossero scelti per fare numero invece che per lasciare impronte). Lena Headey, invece, è la classica madre che si preoccupa più del dito che della luna, focalizzata sul suo microcosmo, sulla sua vita ovattata e da benestante, lascia che i figli si crogiolino dietro problematiche adolescenziali che solo il supporto di un genitore può dipanare, con chiavi di lettura uniche per l’innocenza manifestata dal lato nerd del figlio o la fuga verso il primo amore della figlia.

La maschera che indossa il cattivo di turno – o buono a seconda di chi sia dentro o fuori la casa – e le sue esternazioni da giustiziere della notte e cinico assassino incutono meno timore del robottino costruito dal figlio della coppia, ed è un tutto dire. Un film dalle potenzialità enormi, ma dal risultato abominevole.


La locandinaTitolo: La notte del giudizio (The Purge)
Regia: James DeMonaco
Sceneggiatura: James DeMonaco
Fotografia: Jacques Jouffret
Interpreti: Ethan Hawke, Lena Headey, Max Burkholder, Adelaide Kane, Edwin Hodge, Rhys Wakefield, Tony Oller, Arija Bareikis, Tom Yi, Chris Mulkey, Tisha French, Dana Bunch, Peter Gvozdas, John Weselcouch, Alicia Vela-Bailey
Nazionalità: USA – Francia, 2013
Durata: 1h. 25′


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Attualmente ci sono 9 commenti a questo articolo:

  1. Sebastiano ha detto:

    Ho nel cassetto da esattamente quattro anni un racconto basato sullo stesso presupposto di questo film: 12 ore durante le quali ogni crimine e’ ammesso.
    E’ l’intuizione migliore che mi sembra di aver avuto in vita mia, e come dice Fabrizio “interessante e indubbiamente originale”.
    Evidentemente non era cosi’ originale…
    Potremmo ad esempio tirare in ballo “Il signore delle mosche” sul tema dell’assenza delle regole; guarda caso e’ uno rei racconti piu’ interessanti e forse piu’ belli di tutti i tempi.
    Comunque, giuro che lo sviluppo che stavo cercando di dare al racconto e’ assolutamente del tipo che Fabrizio si augurava: “il senso di questa giornata, l’analisi introspettiva di come una scelta possa cambiare gli equilibri dei rapporti (familiari no) e soprattutto la classica domanda…”; ci stava pure il rapporto padri e figli, ma questo mi sembra meno interessante o forse non lo avrei approfondito per non mettere troppa carne al fuoco, come si dice.

    Quando solo dieci giorni fa ho sentito dell’uscita di questo “La notte del giudizio” mi sono sentito come se mi avessero rubato l’auto.
    Depressione e’ una cosa seria e non ne voglio parlare ma e’ giusto per capirci.
    Ora questa recensione mi sembra uno spiraglio per il mio progetto, ma resta il fatto che l’elemento “originale” e’ andato con donne di facili costumi e che si fanno pagare, quindi mi spiace se il film e’ cosi’ brutto, anche se lo avevo intuito.

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Solidarietà, Sebastiano.

  3. Il Re del Popcorn ha detto:

    Il presupposto, più che originale, è interessante e avrebbe meritato ben altro sviluppo.

    Per dire:
    – si poteva spingere sul pedale dell’ultraviolenza e confezionare un film estremo a livello visivo;
    – si poteva spingere su aspetti sociologici/psicologici (es: davvero funziona? questo bisogno di “sfogarci” è innato o è conseguenza del modello occidentale?)
    – come si può spiegare un tale fenomeno ad esempio ad un bambino ancora “innocente”?
    – e perchè non utilizzare l’ambientazione domestica per inscenare una bella “resa dei conti” tra famigliari?

    E questi sono i primi che mi sono venuti in mente durante la visione del trailer.
    Immagino che se di mestiere scrivessi sceneggiature cinematografiche me ne sarebbero venuti in mente (o avrebbero dovuto venirmene in mente) ben altri e di maggior profilo.

    E invece il tutto finisce per essere una mera cornice all’ennesimo caso di “home invasion”, genere che probabilmente ha detto tutto o quasi con “Funny Games”.

    Tra l’altro anche la suddetta cornice è gestita in maniera molto sommaria, molto superficiale, lasciando inspiegati tanti, troppi aspetti. es: okkei che i mezzi di soccorso non possono intervenire, ma durante le 12 ore cosa succede negli ospedali? Dottori e infermieri possono risolvere l’annoso problema della carenza di posti letto uccidendo i degenti?
    E nelle prigioni? I secondini possono mettersi a fare il tiro al bersaglio con i detenuti impossibilitati a fuggire dalle proprie celle?
    E le forze dell’ordine, i superiori in grado, le autorità? Se sono un poliziotto posso uccidere il mio superiore e, se sì, vale ai fini del mio avanzamento di carriera?

    Per carità, nulla di trascendentale e/o determinante ai fini della trama. Solo – secondo me – se decidi di utilizzare un pretesto narrativo di questo tipo devi avere il coraggio di portarlo fino in fondo. O, comunque, di renderlo parte determinante dello svolgimento dei fatti.

    Secondo un mio conoscente, il tutto è talmente gestito male che c’è il sospetto che la storia delle 12 ore sia stata aggiunta in un secondo tempo, giusto per dare un po’ di “colore” ad un tipico canovaccio di “home invasion”…

  4. Sebastiano ha detto:

    Alberto, grazie. Purtroppo con il senno di poi credo che invece di intestardirmi sull’idea di farne un romanzo potevo cercare di piazzare il soggetto. Inutile cercare di capire cosa sia piu’ difficile in italia, tra le due cose…

    Re del Popcorn, hai ragione su tutto, pero’ se e’ vero che la storia delle 12 ore sia stata aggiunta in un secondo tempo, allora sono stati davvero scemi!

    Ti posso dire che nella mia idea, in effetti, la cosa era circoscritta, non estesa a in’intera nazione e si’, gia’ limitare la zona mi creava moltissime domande: ad esempio, per un tot di abitanti della zona che potevano liberamente lasciare la propria casa per le 12 ore, moltissimi avrebbero desiderato entrarci per “vivere” l’esperienza sia di delinquere che di subire la violenza…

  5. Andrea T. ha detto:

    Si poteva fare questo, si poteva fare quello…. d’accordo ma io mi soffermerei sul prodotto finito. A mio avviso l’idea di base è valida, lo sviluppo è decente (ci sono chiari richiami al Carpenter di distretto 13 e non manca la tensione) e di aberrante non c’è niente (salvo l’ipotesi che da vita al film).
    Occasione sprecata si, ma non la monnezza che il giudizio e il semaforo vorrebbero far intendere.

  6. Fabrizio Degni ha detto:

    Ciao a tutti,
    e auguri di buon anno.
    Parto subito scusandomi per il ritardo aberrante, giusto per restare in tema…, di questa risposta, scuse che estendo a tutti coloro che hanno commentato.

    @Sebastiano: purtroppo i copyright se non si ha una solida compagnia alle spalle valgono il tempo che trovano e posso dirtelo avendo in passato cercato di brevettare alcune mie “invenzioni” salvo poi rinunciarvi perché, investimento economico a parte, l’unica certezza sarebbe stata di trovare sul mercato qualcosa di identica per funzionalità ma diversa per implementazione e quindi non rientrante nel brevetto… vale, per quanto cinico e dannatamente ingiusto, il detto “ogni occasione è persa”, questo, almeno, in questo mondo ed in questa società.

    @Re del Popcorn / Andrea T.: concordo con le tue riflessioni che convergono con la valutazione espressa nella recensione mentre mi piacerebbe che Andrea argomentasse le sue in quanto sullo sviluppo decente io non ho trovato nulla di fondato (anzi… sembrava un videoclip) e sull’idea, originale va bene, ma proprio in quanto tale, vederla sprecata con questo B-movie è ancora di piu’ un oltraggio.

  7. Andrea T. ha detto:

    Lungi da me dire che questo film sia un capolavoro, anzi concordo che si sia trattato di un’occasione sprecata avendo sviluppatobpoco o per niente tutte le tematiche che vengono toccate e volgendo quasi subito al thriller/horror.
    Questa parte, come ho scritto sopra (tensione e stile carpenteriano alla Distretto 13) non mi è sembrata cosi inguardabile. Mi scuso se non riesco a dare un giudizio più tecnico, ma il mio è da semplice spettatore.

  8. Marco ha detto:

    Il soggetto è quantomeno originale, glielo riconosco, e la prima parte è ben scritta, purtroppo il proseguio è la sagra delle banalità e prevedibilità.
    Tra l’altro i protagonisti vincono il premio come scelta delle peggiori ed improbabili decisioni (tutti avrebbero fatto il contrario di quello che fanno loro), risultando assai antipatici allo spettatore che volentieri si immedesima nella vicenda.
    Però, trattandosi di un film “con morale”, non poteva giustificare tale violenza, anche se deliberata dal governo (ecco la critica alla società americana immancabile) ecco che i protagonisti agiscono di conseguenza.
    Anch’io sono per l’occasione sprecata (avrei spinto molto di più il pedale sulla violenza, anche psicologica). Ovvio che vengono in mente i precedenti film sul filone home-invasion (non è mica il primo questo) ma se fosse stato gestito meglio sarebbe risaltato sicuramente.
    Comunque una buona regia che non annoia (anche se la tensione latita molto), l’esile durata e dei discreti attori.
    La “zampata” finale lo fa risollevare un pò (anche se, già all’inizio, qualcosa si può intuire) rimettendo in discussione un pò tutto quello che è successo precedentemente. Almeno questo.

  9. Plissken ha detto:

    Visto in una serata buia ma non tempestosa… condizione che forse avrebbe catalizzato maggiormente l’aspetto emotivo a favore di una maggiore inquietudine.

    Comunque per quanto mi concerne certamente sottoscrivo molte parti della recensione ma non ho trovato il film aberrante: qualcosina di buono qua e là c’è, soprattutto nella prima parte anche grazie ad una certa vena carpenteriana che mi porta a concordare con Andrea T. riguardo la percezione avuta in più frangenti.

    Non ho trovato poi così disastroso Hawke che in un contesto simile penso se la sia cavata dignitosamente.
    Al di là comunque del soggetto che -personalmente- trovo quasi risibile (con rispetto parlando) le maggiori pecche riscontrabili sono nell’implementazione degli aspetti morali e nella caratterizzazione davvero orripilante di tutti (ma proprio tutti) gli “invaders”, penosa e manieristica oltre misura. La sceneggiatura scade, appunto, ben presto nei cliché di genere (peccato).

    Tra gli aspetti positivi, la fotografia e a tratti una regia non certo brillante ma tutto sommato decorosa. Un film USA e getta ma che personalmente non ho trovato poi così pessimo. Ho visto di peggio, anche ultimamente.

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