"La teoria del tutto" di James Marsh
Universal, 15 Gennaio 2015 – Ricattatorio
Il giovane Stephen Hawking è un genio assoluto della fisica, che ha anche la fortuna di incontrare l’amore della sua vita, la dolce Jane. La diagnosi di una grave malattia neuro-degenerativa sembra dover porre prematuramente fine alla sua vita, ma Hawking è deciso a non arrendersi…
Aveva ampiamente ragione Jane Hawking a non voler cedere i diritti della biografia sua e del celebre marito ai produttori di Working Title. È certo doveroso raccontare una vita come quella di Stephen Hawking, ma era facile prevedere la deriva hollywoodiana che la produzione ha poi preso dopo il malaugurato ripensamento della prima signora Hawking. In La teoria del tutto c’è effettivamente il racconto degli innumerevoli fatti della storia privata dello scienziato e di sua moglie, ma quello che manca sono i personaggi stessi, ridotti a figurine senza dignità, degne di un melodramma strappalacrime di bassa lega.
Durante tutte le due ore di proiezione non si avverte mai uno sforzo degno di tal nome nel far emergere in maniera comprensibile il genio di Stephen Hawking, condizione data per scontata e quasi miracolosa. L’attenzione della scontatissima sceneggiatura è tutta per il rapporto dell’uomo con una malattia devastante e una moglie devota. In questo, il film di Marsh sbaglia completamente il proprio obiettivo, e fa del suo protagonista non un genio al di sopra della media, ma una figura di derelitto buona per estorcere pietà e commozione.
La rappresentazione di una vita straordinaria viene così appiattita nel più banale dei prodotti a misura di giuria, con una posticcia atmosfera da fiaba, esaltata da un uso disgustoso dei colori e dall’invadenza della colonna sonora. Gli attori si comportano secondo il manuale dell’operazione di genere, e così Eddie Redmayne va forsennatamente alla ricerca di un Oscar con una serie infinita di smorfie che scimmiottano in modo quasi offensivo i reali problemi di Hawking, e Felicity Jones fa dello spirito di sacrificio l’unica caratteristica della sua Jane, deprimente angelo del focolare.
La teoria del tutto è, in sintesi, un film ben confezionato per un pubblico eccessivamente sentimentale e per la giuria degli Academy Awards, ma sotto la sua discutibile superficie è in realtà un’opera da dimenticare: vecchia, banale e detestabile. Cosa particolarmente grave, è un’opera incapace di raccontare qualcosa di appena più impegnativo per il pubblico medio, e aggira il problema facendo facile sciacallaggio dei sentimenti, cercando di estorcere emotività nei modi più beceri possibili.
Titolo: La teoria del tutto (The Theory of Everything)
Regia: James Marsh
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Fotografia: Benoît Delhomme
Interpreti: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Charlie Cox, Emily Watson, Simon McBurney, David Thewlis, Tom Prior, Sophie Perry, Finlay Wright-Stephens, Harry Lloyd, Alice Orr-Ewing, Thomas Morrison, Michael Marcus, Gruffudd Glyn, Paul Longley, Guy Oliver-Watts
Nazionalità: Regno Unito, 2014
Durata: 2h. 03′
COMPLETAMENTE D’ACCORDO!!! Fortunatamente Stephen Hawking non ha bisogno di presentazioni e tantomeno di un abominevole film come La Teoria del tutto
Bah l’autore sembra avere un cuore di pietra…COMPLETAMENTE IN DISACCORDO.
I film sono fatti per farci sognare ed emozionare, e se hanno voluto romanzare un pò la sua vita per rendere più appetibile il progetto alle masse ben venga, altrimenti avrebbero girato un vuoto documentario.
Tutti i film biografici elevano sempre i personaggi a cui lo script fa riferimento. E’ un dato di fatto.
Lode ovviamente alle prestazioni di tutti gli attori (Oscar e candidature meritatissime), stupenda la musica e bellissima la fotografia che risalta perfettamente la location originale.
Comunque so per certo che sia l’ex signora Hawking e che proprio Stephen hanno seguito con partecipazione l’intero progetto. Quest’ultimo ha prestato anche la sua voce “metallica” per le scene finali.