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"Lucy" di Luc Besson

25 settembre 2014 Recensioni 5 Commenti
Lucy

Universal, 25 Settembre 2014 – Contaminato

Una studentessa statunitense a Taiwan viene obbligata a consegnare una valigetta del contenuto ignoto. Quella che avrebbe dovuto essere una tranquilla giornata di studio la consacra come testimone di una fra le realtà scientifiche più utopiche: la capacità di sfruttare il 100% della nostra materia grigia…


Scarlett Johansson in LucyLuc Besson, regista francese con alle spalle una carriera vissuta sulle montagne russe, dopo gli ultimi insuccessi in sala – criticati da stampa e pubblico per piattezza e inconsistenza dei contenuti trattati – torna ai temi che in passato l’hanno consacrato agli Studio, affidandosi nuovamente a temi scientifici/fantascientifici e, soprattutto, a una sexy e accattivante femme fatale. L’oggetto da Superquark è il nostro cervello e gli scenari che potrebbero aprirsi nel caso in cui le affascinanti teorie del dottor Samuel Norman trovassero riscontro: un galvanizzante Morgan Freeman, voce narrante della prima parte del film, illustra infatti i cambiamenti che progressivamente corpo, mente e ambiente circostante potrebbero subire con il pieno controllo delle nostre facoltà mentali, attualmente sfruttate solo per il 10%.

Scarlett Johansson in una scena di LucyCavia, vettore e in seguito illuminata è la bellissima Scarlett Johansson, studentessa che dopo essere stata drogata con una sostanza sintetica anziché impazzire la assimila, e con essa anche il graduale potenziamento delle proprie capacità intellettive, scandite da “cartelloni” stile incontro pugilistico con la percentuale raggiunta e dagli effetti “collaterali” sull’ambiente circostante. Il CHP4 è una droga che il boss di turno (un ingessato Choi Min-sik) vorrebbe immettere sul mercato per “monetizzare”, ragion per cui – mentre la nostra eroina intraprende una corsa contro il tempo per consegnare la sua conoscenza al dottore affinché possa essere “di tutti” – si assiste a un ribaltamento di genere, che passa in modo disarmante da una scienza ancor più reale e presente che in Contact all’action-movie con soggetti ESP alla Matrix: sparatorie, personaggi affissi al soffitto, armi calamitate e, purtroppo, molto altro preso in prestito da film più low budget.

Scarlett Johansson e Morgan Freeman in LucyInizialmente l’analisi è introspettiva e calamita attenzione e curiosità dello spettatore, perché la protagonista ha consapevolezza di cosa abbia vissuto nei primi anni di vita – delle prime poppate, del calore degli abbracci materni… – e di quanto archiviato nelle aree remote della nostra mente che la frenesia della vita moderna e delle “priorità” finiscono per oscurare. Poi, però, Besson purtroppo rovina tutto, forse temendo che il pubblico in sala non sia sufficientemente in grado di farsi rapire dai ritmi lenti o da tematiche certo non gossippare. E’ un peccato, perché a livello registico la prima parte riesce sapientemente ad alternare la teoria esposta dal palco con la pratica, ossia gli effetti su Lucy; negli ultimi 30 minuti, dove è condensato il restante 50%, si assiste invece a un vero e proprio rush, quasi che il regista fosse a corpo di “pellicola”.

Scarlett Johansson in LucyGli effetti speciali visivi sono nella norma, niente di straordinario se confrontati ad esempio con quelli di un film dalla tematica affine come Limitless, ma in molti frangenti risultano esagerati, mentre quelli audio sono praticamente inesistenti. I dialoghi sono invece affascinanti, le riflessioni di Lucy toccanti e profonde ma la contaminazione dei numerosi generi cui il regista ha erroneamente guardato ha minato un’opera che avrebbe potuto essere notevole, e soprattutto la possibilità di poter nuovamente brillare agli occhi di pubblico e critica.

Al box office statunitense Lucy ha ampiamente ripagato i costi di produzione ma resta la consapevolezza – questa sì senza dover raggiungere il 100% – che si tratti di un capolavoro mancato.


La locandina di LucyTitolo: Lucy (Id.)
Regia: Luc Besson
Sceneggiatura: Luc Besson
Fotografia: Thierry Arbogast
Interpreti: Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Choi Min-sik, Amr Waked, Julian Rhind-Tutt, Pilou Asbæk, Analeigh Tipton, Nicolas Phongpheth, Alessandro Giallocosta, Mohammad Aslam Ansari, Feng Hsing, Kanneti Sawe Han, Sifan Shao, Paul Chan
Nazionalità: Francia, 2014
Durata: 1h. 29′


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. Fabrizio Degni ha detto:

    Ciao a tutti… su TomsHW Italia è stato pubblicato un articolo dedicato alle “bufale” / “falsi miti” e…… grazie al contributo di Valerio Porcu, vado di brutale copy and paste:

    —-
    Ecco un’altra cosa che abbiamo sentito tutti, e che è talmente popolare che il regista francese Luc Besson ci ha fatto un film. Non abbiamo ancora visto Lucy (Lucy: Scarlett Johansson supera gli X-Men nel nuovo trailer), ma possiamo comunque affermare che è basato su un mito popolare privo di fondamento scientifico.

    Nel film infatti la protagonista Scarlett Johansson ha un incidente, e come conseguenza si trova a sfruttare tutto il potenziale del proprio cervello – mentre i normali esseri umani si fermano solo al 10%. Questa convinzione risale alla fine del XIX secolo, ed è probabilmente dovuta all’osservazione di persone particolarmente dotate – soprattutto bambini. In effetti è facile pensare che se una persona può raggiungere certe vette, allora tutti noi abbiamo lo stesso potenziale – ma non è necessariamente vero purtroppo
    Ci sono infatti diversi studi che hanno confutato questa idea. Wikipedia prende ad esempio lavoro di Barry Beyerstein, che nel 1999 riunì ben sette prove a riguardo. Usiamo tutto il nostro cervello, e ogni sua area è impegnata in attività specifiche.
    A sostegno di questo mito si potrebbe dire che ognuno di noi potrebbe fare molto più di ciò che fa abitualmente: è ovviamente vero, ma il fatto che siamo troppo pigri, troppo stanchi o troppo impegnati per continuare a imparare e a migliorare noi stessi non dipende da ragioni scientifiche di qualche tipo.
    In effetti spostare la causa altrove, non dover dare la colpa a noi stessi, è piuttosto comodo. Non solo comodo, ma anche molto vantaggioso per chi sa cogliere l’occasione. Se qualcuno è convinto di avere un grande potenziale inespresso, dopotutto, ci sarà qualcun altro pronto a vendergli un qualche corso di formazione per sfruttarlo, questo potenziale. Ed ecco perché, probabilmente, questo mito resterà con noi ancora molto a lungo.
    —-

  2. Alberto Cassani ha detto:

    In realtà la leggenda urbana vuole che il 90% del cervello sia proprio inattivo: non sarebbe questione di potenziale, ma proprio di materia. Invece chiaramente è una stupidaggine perché vorrebbe dire che danni a quel 90% di cervello non provocherebbero effetti negativi sulla persona, cosa che ovviamente non è vera. Sul potenziale invece ha già più senso, proprio perché – come scrive Porcu – “ognuno di noi potrebbe fare molto più di ciò che fa abitualmente”. Ma poi c’è poco da interrogarsi sulla vicenda: “Lucy” è un film di fantascienza e come tale va preso.

  3. Antonio ha detto:

    E’ un’impressione mia o Lucy mi ricorda molto “Il Quinto Elemento”?
    Comunque ho gradito molto il ritmo frenetico e la scena a Parigi e’ pazzesca!!!
    Il finale,invece, non l’ho capito !

  4. Marco ha detto:

    Beh ovviamente nessuno si aspettava il capolavoro (che in effetti non è) ma un buon blockbuster condito da temi fantascientifici interessanti e una buona sana action come solo Besson sa fare.
    E’ in questo Lucy riesce appieno a ripagare le aspettative.
    Intrigante, ben girato, interpretato e scritto.
    Non dividerei tanto il film in parti lente e frenetiche perchè entrambi sono presenti per tutto il film ben amalgamati insieme.
    Sicuramente consiglio.

  5. Donato ha detto:

    Guardato stanotte, per curiosità. Sono rimasto disarmato, allibito e sconcertato. Dopo aver visto questo film, ho capito cosa vogliono dire quelli che affermano che Besson si è ormai bevuto il cervello. La storia, così come viene raccontata, è stupida, stupida, stupida, inverosimile, insostenibile e insopportabile, con numerose sequenze che precipitano nel ridicolo. Ed è un vero peccato, perché l’argomento trattato è alquanto intrigante e potevano tirarne fuori un filmone se solo avessero saputo gestire meglio la storia.

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