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"Non-stop" di Jaume Collet-Serra

25 luglio 2014 Recensioni 8 Commenti
Non-stop

Universal, 8 Maggio 2014 – Ricorsivo

L’Air Marshall Bill Marks, durante una classica giornata di lavoro nella tratta New York-Londra, si trova coinvolto in un dirottamento “telefonico”, in cui tramite messaggi viene minacciato di trovare 150 milioni di dollari, pena la morte di un passeggero ogni 20 minuti…


Liam Neeson in Non-stopNulla è come sembra… l’apparenza inganna… non puoi fidarti di nessuno… Tre mantra che nell’ultimo film di Jaume Collet-Serra riempiono le bottiglie svuotate da Liam Neeson, che torna a collaborare col regista catalano dopo il riuscito e apprezzato Unknown – Senza identità. Non-stop è un thriller che si ispira tanto a Passenger 57 o Airport 75 – in cui la consapevolezza di essere su una tomba volante la faceva da padrona, generando quindi panico e squilibri umorali tra i passeggeri – quanto ad opere di recente fattura come il citato Unknown o Il ricatto, dove l’identità della minaccia è indefinita (potrebbe teoricamente essere qualunque passeggero) e ognuno, a turno, viene accusato/discolpato di essere il “postino”.

Julianne Moore e Liam Neeson in Non-stopLiam Neeson si muove tra la classe economica e quella business pilotato dai messaggi in stile Realtà Aumentata del dirottatore, cercando di gestire al meglio una situazione che, nonostante la sua disastrata condizione psicologica, lo trova straordinariamente lucido, efficiente e calmo in quanto non più paladino ma vero e proprio artefice dell’operazione. A supportarlo, un cast che sui titoli di coda non sfigura – Julianne Moore, Michelle Dockery e Scoot McNairy – ma che nella pellicola fa solo da zavorra all’aereo, con una recitazione ai limiti dell’insulto e una mimica, non solo facciale, alla stregua di uno stoccafisso.

Liam Neeson e Michelle Dockery in Non-stopL’inevitabile happy ending non si fa attendere e non è un pregio: i minuti scorrono velocemente non perché ci sia una solida struttura narrativa o perché l’intreccio dei sospetti tenga in quota la suspense, ma poiché con uno stile di montaggio da videoclip si frullano colpi di scena a ripetizione, giocando sull’effetto sorpresa senza creare quel minimo di pathos nello spettatore, che si ritrova così a subire passivamente gli eventi non sentendosene mai parte. L’empatia che infatti dovrebbe istaurarsi con l’eroe è pari a zero; anzi, ci si augura che il countdown abbia questa volta modo di giungere al termine e i “cattivi” vincano in barba alla correttezza politica o agli stereotipi che vedono in culture diverse (arabi, guardacaso…) i primi da puntellare come triste, tristissimo “omaggio” all’11 settembre.

Un film mainstream che non aggiunge nulla a quanto già detto dai vecchi classici, se non una realtà 2.0. Sconsigliato in ogni caso, anche per conciliare il sonno…


La locandina originale di Non-stopTitolo: Non-stop (Id.)
Regia: Jaume Collet-Serra
Sceneggiatura: John Richardson, Chris Roach, Ryan Engle
Fotografia: Flavio Labiano
Interpreti: Liam Neeson, Julianne Moore, Scoot McNairy, Michelle Dockery, Nate Parker, Corey Stoll, Lupita Nyong’o, Omar Metwally, Jason Butler Harner, Linus Roache, Shea Whigham, Anson Mount
Nazionalità: Regno Unito – USA – Francia, 2014
Durata: 1h. 46′


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Attualmente ci sono 8 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Discreto thriller che nella prima parte riesce ad instaurare il dubbio e l’interesse nello spettatore ma che poi si perde un pò con risoluzioni sbrigative ed inusuali. Alcuni avvenimenti, a conti fatti, poi appariranno nonsense.
    Irritanti le scene “melò” con la Moore e la bambina. Altamente evitabili.
    Discreti effetti speciali nelle scene finali.
    Il fine dei terroristi è campato un pò in aria. Non mi è piaciuto.
    Neeson meglio in altri film.

  2. Marco ha detto:

    Trittico “Serra-Neeson” terminato con “Run All Night” la morte del protagonista alla fine penso voglia significare questo.
    Questa volta il thriller condito di mistery è stato totalmente sostituito dall’azione nuda e cruda con sparatoie, inseguimenti e quant’altro.
    La regia svolge degnamente il proprio dovere e lo script a soggetto “revenge-movie” sa di già visto però riesce a non annoiare lo spettatore regalando un discreto “action-movie” di tipico stampo americano.
    Belle ed interessanti le carrellate sulla città e le zoomate quando si vuole spostare il raggio d’azione della vicenda.
    Fotografia che mostra bene una New York dall’alba al tramonto in tutte le sue luci notturne.
    Neeson uguale a tutti gli altri film (nel senso buono, ha la faccia giusta) e comprimari che non sfigurano.

    Risultati box office della trilogia: Unknow (2011) – 136 milioni $; Non-Stop (2014) – 222 milioni $; Run All Night (2015) – 71 milioni $

  3. Marco ha detto:

    Qualcuno ha visionato l’ultimo di Collet-Serra, “Paradise Beach” uscito l’anno scorso?

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Purtroppo sì. E’ interessante come messa in scena all’inizio, poi diventa di una banalità sconcertante. La colpa è più della sceneggiatura che della regia, ma anche Serra non riesce a creare niente di buono.

  5. Marco ha detto:

    Personalmente la suspence che promette la mantiene per tutta la durata, certo non mancano momenti di stanca e scene evitabili (il canovaccio deve essere riempito in qualche modo), il reparto make-up è molto buono e gli effetti CGI discreti.
    Interessante il fatto che le primissime scene si agganciano ad un momento cruciale del film: un flash-forward riscito.
    Un finale che ho trovato inusuale, lasciandomi sbigottito ma che dopo le varie vicissitudini lo accetti bene o male.
    Altamente risaputa e scontata la fine all’acqua di rose.
    Piaciute alcune intuizioni di Serra come i monitor dei dispositivi in sovraimpressione ed è riuscito nell’intento di trasmettermi disperazione e solitudine insieme alla protagonista (stessa buona impressione avuta con “Open Water” del 2003).
    Stupenda la location australiana (ma nel film messicana).
    La Lively regala una buonissima prestazione e tiene sulle spalle l’intero survival, a parer mio uno dei meglio riusciti (con moderazione) negli ultimi anni.

    In tema di survival-movies, Albe, quale ti è particolarmente piaciuto?

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Finale che lascia sbigottiti insomma: per il modo in cui il film è scritto e diretto, tutto serve allo sviluppo della trama, quindi è facile intuire cosa possa succedere. Tant’è che nel momento in cui vengono mostrati bene gli spuntoni/antenne sulla boa, è ovvio a cosa servirà poi

  7. Marco ha detto:

    Sembrava finita invece mi sbagliavo😁

    Pareri su “L’Uomo Sul Treno”?
    Io l’ho trovato un buon thriller ben scritto, discretamente intrigante come mistery e sempre ottimamente girato da Collet-Serra.
    Le scene finali in CGI del deragliamento finale però…un po’ raffazzonate ad esser sinceri e scena alquanto improbabile.
    Bello e funzionale il montaggio iniziale ed il piano-sequenza della scazzottata a metà film.
    Risoluzione finale che non mi ha deluso.

    Albe l’hai visto te?

    P.s. riesci a rispondermi alla mia domanda sulla scheda di “Chiamami Col Tuo Nome”?

  8. Alberto Cassani ha detto:

    “L’uomo sul treno” l’ho trovato un film ottimamente riuscito, a parte effettivamente la parte finale, non solo come effetti speciali ma anche come sviluppo degli eventi. Nel suo genere l’ho trovato un film onestissimo, che vale la pena vedere (dietro modica spesa, però).

    “Chiamami col tuo nome” non l’ho visto: ormai Guadagnino è sulla mia lista nera, e nessuno è mai uscito dalla mia lista nera.

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